Θεοί (fr. 31)
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dei buoni candidati possono essere i satiri: il Ciclope si rivolge a loro per
mezzo dell’associazione del suono di κρόταλα, strumenti simili ai κρέμβαλα,
in E. Cyc. 205.
(2) Se si accetta un’interpretazione umoristica, il frammento presenta una
gigantomachia (Cobet 1862, 297; Wilamowitz 1873,140) con elementi parodici:
cfr. Ar. Av. 824-825. L’elemento umoristico si potrebbe eventualmente adden-
sare in un gioco di parole tra λέπας “vetta” con λεπάς “patella”: West (1966,
«dHes. 771. 35) intende le λεπάδας di questo passo come delle rocce scagliate
da giganti, ma λεπάδας non può voler dire “rocce” ma solo “patelle”. Il neutro
λέπας “vetta” è, infatti, attestato solo al nominativo e all’accusativo singolare
e così la forma λεπάδας del testo di Ermippo è riconducibile esclusivamente
al femminile λεπάς “patella”. Questo dato rende il gioco di parole molto meno
divertente, e, anzi, ne contesta l’esistenza, perché rende univoco l’enunciato
senza lasciare spazio a doppi sensi umoristici.
λεπάδας... πετρών άποκόπτοντες “le patelle... dagli scogli staccando”,
a mani nude o con uno strumento di metallo. La stessa azione è descritta nel
dettaglio da Ael. NA 6.55 δστις δέ επιχειρεί λεπάδα άποσπάσαι τής πέτρας, ή
προσέχεται, γελάται. In Eliano è interessante l’osservazione sul fatto che l’a¬
zione di staccare patelle dallo scoglio con le mani nude sia considerata ridicola.
λεπάδας La λεπάς “patella”, della famiglia delle Patellidae (Arisi. HA
528a 13-14; Keller 1913, 500; Thompson 1947, 147-148), è un sostantivo fem-
minile di etimologia incerta, derivante dal neutro λέπας “roccia” oppure da
λέπος, λεπίς “guscio”: cfr. EDG s.v. λεπάς. In commedia la λεπάς compare
spesso negli elenchi gastronomici di molluschi e frutti di mare (Epich. frr. 40.2,
114 K-A; Archipp. fr. 24 K-A; Philyll. fr. 12.2 K-A; Anaxandr. fr. 42.61 K-A;
Philippid. fr. 4 K-A). La λεπάς può produrre suono in due modi: o col fiato (Ale.
fr. 359.3-4 Voigt έκ δέ παί-| δων χαύνως φρένας, ά θαλασσία λεπάς con Ath.
3.85f τά παιδάρια δέ ήνίκ’ αν εις το στόμα λάβωσιν, αύλεΐν έν ταύταις καί
παίζειν) oppure con la percussione, come in questo caso. A chi ha fatto notare
(Slater 1982, 340 con n. 22; Porro 1994, 9) che la λεπάς è monovalve e quindi
non può produrre suono, si può obiettare che un monovalve, accostato alle
labbra, può amplificare un fischio o produrre un suono al pari di altri oggetti
come un pezzo di carta o una foglia d’erba.
πετρών La patella è detta “prole dello scoglio e del bianco mare” in Ale.
fr. 359.1-2 Voigt πέτρας και πολίας θαλάσ- | σας τέκνον. L’attaccamento
delle patelle agli scogli era proverbiale e l’immagine è sfruttata da Aristofane
in chiave umoristica in Ar. V. 105 ώσπερ λεπάς προσεχόμενος τω κίονι, Pi.
1095-1096 το γράδιον | ώσπερ λεπάς τω μειρακίω προσείχετο.
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dei buoni candidati possono essere i satiri: il Ciclope si rivolge a loro per
mezzo dell’associazione del suono di κρόταλα, strumenti simili ai κρέμβαλα,
in E. Cyc. 205.
(2) Se si accetta un’interpretazione umoristica, il frammento presenta una
gigantomachia (Cobet 1862, 297; Wilamowitz 1873,140) con elementi parodici:
cfr. Ar. Av. 824-825. L’elemento umoristico si potrebbe eventualmente adden-
sare in un gioco di parole tra λέπας “vetta” con λεπάς “patella”: West (1966,
«dHes. 771. 35) intende le λεπάδας di questo passo come delle rocce scagliate
da giganti, ma λεπάδας non può voler dire “rocce” ma solo “patelle”. Il neutro
λέπας “vetta” è, infatti, attestato solo al nominativo e all’accusativo singolare
e così la forma λεπάδας del testo di Ermippo è riconducibile esclusivamente
al femminile λεπάς “patella”. Questo dato rende il gioco di parole molto meno
divertente, e, anzi, ne contesta l’esistenza, perché rende univoco l’enunciato
senza lasciare spazio a doppi sensi umoristici.
λεπάδας... πετρών άποκόπτοντες “le patelle... dagli scogli staccando”,
a mani nude o con uno strumento di metallo. La stessa azione è descritta nel
dettaglio da Ael. NA 6.55 δστις δέ επιχειρεί λεπάδα άποσπάσαι τής πέτρας, ή
προσέχεται, γελάται. In Eliano è interessante l’osservazione sul fatto che l’a¬
zione di staccare patelle dallo scoglio con le mani nude sia considerata ridicola.
λεπάδας La λεπάς “patella”, della famiglia delle Patellidae (Arisi. HA
528a 13-14; Keller 1913, 500; Thompson 1947, 147-148), è un sostantivo fem-
minile di etimologia incerta, derivante dal neutro λέπας “roccia” oppure da
λέπος, λεπίς “guscio”: cfr. EDG s.v. λεπάς. In commedia la λεπάς compare
spesso negli elenchi gastronomici di molluschi e frutti di mare (Epich. frr. 40.2,
114 K-A; Archipp. fr. 24 K-A; Philyll. fr. 12.2 K-A; Anaxandr. fr. 42.61 K-A;
Philippid. fr. 4 K-A). La λεπάς può produrre suono in due modi: o col fiato (Ale.
fr. 359.3-4 Voigt έκ δέ παί-| δων χαύνως φρένας, ά θαλασσία λεπάς con Ath.
3.85f τά παιδάρια δέ ήνίκ’ αν εις το στόμα λάβωσιν, αύλεΐν έν ταύταις καί
παίζειν) oppure con la percussione, come in questo caso. A chi ha fatto notare
(Slater 1982, 340 con n. 22; Porro 1994, 9) che la λεπάς è monovalve e quindi
non può produrre suono, si può obiettare che un monovalve, accostato alle
labbra, può amplificare un fischio o produrre un suono al pari di altri oggetti
come un pezzo di carta o una foglia d’erba.
πετρών La patella è detta “prole dello scoglio e del bianco mare” in Ale.
fr. 359.1-2 Voigt πέτρας και πολίας θαλάσ- | σας τέκνον. L’attaccamento
delle patelle agli scogli era proverbiale e l’immagine è sfruttata da Aristofane
in chiave umoristica in Ar. V. 105 ώσπερ λεπάς προσεχόμενος τω κίονι, Pi.
1095-1096 το γράδιον | ώσπερ λεπάς τω μειρακίω προσείχετο.