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Ποάστριαι (fr. 42)

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Bibliografìa Meineke FCG ILI, p. 595 [Ποά. fr. ii]; Meineke Ed.min., p. 234
[Ποά. fr. ii]; Bothe PCGF, p. 216 [Ποά. fr. 2]; Kock CAPI, p. 381; Edmonds FAC
I, pp. 462-463, 464-465 [fr. 40]; Kassel/Austin PCG VII, p. 413; Storey FOCHI,
pp. 66-67 [fr. 42]
Contesto della citazione Nel X libro dei Sofisti a banchetto, in merito alla
discussione sul lessico letterario del banchetto e del simposio (pp. 422e-425a),
Ulpiano introduce una breve digressione (pp. 424a-424d) sul κύαθος (“mesto-
lo”), termine di cui l’erudito fornisce una casistica di occorrenze desunte dalla
letteratura (poetica e prosastica) di V-IV secolo; occupandosi quindi di offrire
una rassegna di sinonimi di κύαθος (p. 424c), Ulpiano menziona il sostantivo
άρύστιχος, documentandone l’impiego nelle Vespe di Aristofane (v. 855: εγώ
γάρ είχον τούσδε τούς άρυστίχους) e nelle Poastriai di Frinico.
Interpretazione Ben noto è l’impiego della κύλιξ come coppa da simposio; e
le fonti ricordano 1’άρύστιχος principalmente come recipiente per attingere il
vino: vd. infra. Che il verso provenga da una scena conviviale? In alternativa, si
potrebbe forse pensare che il frammento sia stato desunto da una discussione
inerente alle pratiche ovvero agli strumenti da simposio.
κύλικ’ άρύστιχον Per analoghe costruzioni asindetiche in commedia
cfr., e.g., Crates Com. fr. 13 (άλτήρσι θυλάκοισι); Cratin. fr. 252 (έξ άσαμίνθου
κύλικος); Pherecr. fr. 113.19 (έν καταχύτλοις λεκάναισι); Anaxandr. fr. 42.26
(φιάλην τε λεπαστήν): in merito agli esempi citati vd. inoltre le osservazioni
di Meineke (FCG ILI, pp. 157-158), di Kock (CAPI, p. 84) e di Rehrenbòck
(1985, p. 160).
άρύστιχον Riconducibile sul piano etimologico alla famiglia di derivati
del verbo άρύω (“attingo”; cfr. inoltre LSJ, s. v. [I], p. 250: «draw»; sull’etimolo-
gia del sostantivo cfr. Frisk GEW1, s. v. άρύω [1], p. 157; Chantraine DEEG, s. v.
άρύω [1], p. 119; Beekes EDG, s. v. άρύω [I], p. 144), il vocabolo è un diminutivo
(del sostantivo άρυστήρ: cfr. LSJ, s.v. άρύστιχος, p. 250) con suffisso in -ιχος
(cfr. Chantraine 1933, p. 404; vd. inoltre Latte 1913, pp. 105-111 [p. 107, per
άρύστιχος]): in generale, sull’uso dei diminutivi in commedia vd., supra, ad
fr. 26). Il termine rappresenta un purismo attico (cfr. Ar. V. 855; vd. inoltre Ael.
Dion. a 182; Phryn. PS, p. 48.17; Poli. VI. 19, X. 75; Hsch. a 7562, a 7565; Latte
1913, p. 107 n. I)270. Il grammatico Frinico (PS, p. 48.17) informa che il termine

270 II diminutivo άρύστιχος è inoltre attestato in un graffito vascolare proveniente da
Olbia Pontica (metà del VI secolo a. C.: cfr. Dubois 1996, pp. 67-68 [nr. 27]) e in un
inventario conservato in un’iscrizione rinvenuta a Egina e databile tra il 429 e il
405 a.C. (cfr. IG1V 39.19-20).
 
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