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Testimonianze
(Δαμόξενος), δ 1246 (Διώξιππος), δ 228 (Δεξικράτης). Per l’etnico Αθηναίος,
cfr. Volkmann 1861, ρ. 36 s., Wagner 1905, p. 41, Lorenzoni 2012, p. 330 s.,
Orth 2013, p. 168.
λαμπρός τον χαρακτήρα Identica formulazione al termine della biogra-
fia di Platone comico (π 1708): έστι δε λαμπρός τον χαρακτήρα. Per λαμπρός
detto dello stile, ν. Ar. Αν. 1387-1389 των διθυράμβων γάρ τά λαμπρά
γίγνεται/άέρια καί σκοτεινά καί κυαναυγέα/καί πτεροδόνητα (“le parti più
brillanti dei ditirambi sono aeree e tenebrose ed emanano foschi bagliori e
roteano rapide come ali”369) con il comm. ad loc. di Dunbar 1995, p. 670: “for
λαμπρός of style = ‘highly wrought’, cf. Arist. Po. 1460b4 ή λίαν λαμπρά λέξις
as thè result of τή λέξει διαπνοεϊν”.
Per χαρακτήρ nel senso di stile, v. Dion. Dem. (V) 9.12 τον Δημοσθένους
χαρακτήρα (lo stile di Demostene), cfr. Thuc. (VII) 23.1, Strab. XIII 1.66 (ρήτωρ
... Ξενοκλής) του μέν Ασιανού χαρακτήρος, cfr. LSJs. ν. 5 e Farioli 1996, ρ. 94
s. Una formulazione opposta è presente nel caso di Ecfantide, v. PCG V test.
5 K.-A., p. 126, una testimonianza di Hsch. κ 716 Καπνίας· Έκφαντίδης ó τής
κωμωδίας ποιητής Καπνίας έπεκαλεΐτο διά τό μηδέν λαμπρόν γράφειν, cfr.
Bagordo 2014a, ρρ. 80-82.
φιλοπότης La φιλοινία di Gratino è documentata in molte delle testi-
monianze antiche, cfr. testt. 9, 10, 11, 14, (15), 16, 45 K.-A. Questa caratteri-
stica risale certamente all’immagine che del commediografo diede Aristofane
anzitutto nella parabasi dei Cavalieri (vv. 526-536, v. infra test. 9 K.-A.) e
all’autorappresentazione che Gratino stesso fece di sé nella Pytiné, cfr. schol.
ad Ar. Pac. 702d (= test. 10 K.-A., v. infra) δτι φίλοινος ó Κρατίνος, καί αύτός
έν τή Πυτΐνη σαφώς λέγει; è tuttavia possibile, come proposto da Biles 2002
(ripreso in Biles 2011, inpart. pp. 134-154) e poiBakola 2008 ~ 2010, pp. 16-24,
che “Cratinus’ self-caricature in Pytine as a drunk derived not merely from
his mockery in thè anapaests of Knights, but ultimately from his own self-
presentation in his earlier plays”370. Gratino si inserirebbe, di conseguenza, nel
filone di autorappresentazione del poeta dionisiaco che trae la sua ispirazione
dal vino e ciò sarebbe anche una chiara allusione alla sua poetica archilochea
(per i rapporti noti tra Archiloco e Gratino, v. infra test. 17 K.-A.); Biles 2002,
in particolare, confronta371;
369 Trad. G. Mastromarco in Mastromarco-Totaro 2006, p. 265.
370 Bakola 2010, p. 17, corsivi dell’autrice.
371 I confronti e le citazioni di Biles riportati ai punti 1-3, provengono da Biles 2002,
rispettivamente: p. 172 s., 174 s. e 176 s.
Testimonianze
(Δαμόξενος), δ 1246 (Διώξιππος), δ 228 (Δεξικράτης). Per l’etnico Αθηναίος,
cfr. Volkmann 1861, ρ. 36 s., Wagner 1905, p. 41, Lorenzoni 2012, p. 330 s.,
Orth 2013, p. 168.
λαμπρός τον χαρακτήρα Identica formulazione al termine della biogra-
fia di Platone comico (π 1708): έστι δε λαμπρός τον χαρακτήρα. Per λαμπρός
detto dello stile, ν. Ar. Αν. 1387-1389 των διθυράμβων γάρ τά λαμπρά
γίγνεται/άέρια καί σκοτεινά καί κυαναυγέα/καί πτεροδόνητα (“le parti più
brillanti dei ditirambi sono aeree e tenebrose ed emanano foschi bagliori e
roteano rapide come ali”369) con il comm. ad loc. di Dunbar 1995, p. 670: “for
λαμπρός of style = ‘highly wrought’, cf. Arist. Po. 1460b4 ή λίαν λαμπρά λέξις
as thè result of τή λέξει διαπνοεϊν”.
Per χαρακτήρ nel senso di stile, v. Dion. Dem. (V) 9.12 τον Δημοσθένους
χαρακτήρα (lo stile di Demostene), cfr. Thuc. (VII) 23.1, Strab. XIII 1.66 (ρήτωρ
... Ξενοκλής) του μέν Ασιανού χαρακτήρος, cfr. LSJs. ν. 5 e Farioli 1996, ρ. 94
s. Una formulazione opposta è presente nel caso di Ecfantide, v. PCG V test.
5 K.-A., p. 126, una testimonianza di Hsch. κ 716 Καπνίας· Έκφαντίδης ó τής
κωμωδίας ποιητής Καπνίας έπεκαλεΐτο διά τό μηδέν λαμπρόν γράφειν, cfr.
Bagordo 2014a, ρρ. 80-82.
φιλοπότης La φιλοινία di Gratino è documentata in molte delle testi-
monianze antiche, cfr. testt. 9, 10, 11, 14, (15), 16, 45 K.-A. Questa caratteri-
stica risale certamente all’immagine che del commediografo diede Aristofane
anzitutto nella parabasi dei Cavalieri (vv. 526-536, v. infra test. 9 K.-A.) e
all’autorappresentazione che Gratino stesso fece di sé nella Pytiné, cfr. schol.
ad Ar. Pac. 702d (= test. 10 K.-A., v. infra) δτι φίλοινος ó Κρατίνος, καί αύτός
έν τή Πυτΐνη σαφώς λέγει; è tuttavia possibile, come proposto da Biles 2002
(ripreso in Biles 2011, inpart. pp. 134-154) e poiBakola 2008 ~ 2010, pp. 16-24,
che “Cratinus’ self-caricature in Pytine as a drunk derived not merely from
his mockery in thè anapaests of Knights, but ultimately from his own self-
presentation in his earlier plays”370. Gratino si inserirebbe, di conseguenza, nel
filone di autorappresentazione del poeta dionisiaco che trae la sua ispirazione
dal vino e ciò sarebbe anche una chiara allusione alla sua poetica archilochea
(per i rapporti noti tra Archiloco e Gratino, v. infra test. 17 K.-A.); Biles 2002,
in particolare, confronta371;
369 Trad. G. Mastromarco in Mastromarco-Totaro 2006, p. 265.
370 Bakola 2010, p. 17, corsivi dell’autrice.
371 I confronti e le citazioni di Biles riportati ai punti 1-3, provengono da Biles 2002,
rispettivamente: p. 172 s., 174 s. e 176 s.