Test. 45
399
Interpretazione Al v. 3 s. (τοϋτ’ ελεγεν [...]/Κρατϊνος) è apertamente attri-
buito a Gratino quanto detto in precedenza (sull’uso di ελεγεν, cfr. Sedgwick
1940, p. 119 s.); è, però, incerto:
1. se τοΰτ’ ελεγεν alluda: a) a una citazione del commediografo; b) a una sua
parafrasi da parte dell’autore dell’epigramma;
2. se il riferimento sia: a) all’intero primo distico; b) al solo secondo verso.
Probabile una soluzione intermedia. Secondo Sens 2011, p. 328 “thè combi-
nation of hexameter and trimeter is more likely a confection of thè epigram-
mist than a feature of Cratinus’ own plays, and though it is conceivable that
thè epigrammist combined two separate verses verbatim, at least part of thè
couplet probably represents paraphrase rather than quotation”549; l’ipotesi
prevalente è che entrambi i versi risalgano a Gratino, ma il v. 1 (esametro)
contenga una parafrasi del dettato originale del testo, mentre il v. 2 (trimetro
giambico) rappresenti gli ipsissima verba (ma Sens ibid. non esclude che anche
il secondo verso possa non essere una citazione).
Per quanto riguarda il v. 1, secondo Fritzsche 1835, p. 271 s., l’autore
dell’epigramma ha trasformato in un esametro un trimetro di Gratino; ciò
apparirebbe dalla presenza nel testo di τοι, πέλει e άοιδώ e, quindi, il verso
originario può essere restituito come οίνος ποιητή γέγονεν ώς 'ίππος ταχύς
(questa ipotesi è riportata anche da Kassel-Austin PCG IV, p. 227, v. anche
infra). Senza postulare una simile ricostruzione, è comunque possibile che
fossero di Gratino tanto la metafora del cavallo (ίππος) quanto il riferimento
specifico al χαρίεις άοιδός (Gow-Page 1965, II p. 422)550, una definizione,
quest’ultima, che si può, forse, confrontare con quella di Omero come χαρίεις
ποιητής in Plat. leg. Ili 680c (Kassel-Austin PCGIV, p. 227 che, però, sulla scor-
ta di Cobet 1858, p. 146, ritengono comunque l’espressione in parte dubbia).
Inoltre, secondo Biles 2014, p. 4 s., l’immagine del ταχύς 'ίππος di v. 1 richiama
quelle analoghe presenti negli epinici (ad es. Pind. ΟΙ. I 110, Pyth. XI 46-48,
Nem. I 5 s.) o in alcuni epigrammi di vittoria per competizioni equestri (ad es.
549 Cfr. ibid. per la particolare scelta di esametro e trimetro: “generai observation about
drinking and its effects are an obvious feature of sympotic elegy and in form as
well as content thè opening hexameter sets up metrical and generic expectations
which are subverted when thè short verse turn out to be iambic trimeters rather
than elegiac pentameters”.
550 Gow-Page 1965, II p. 422: “Both thè metaphor (ίππος) and thè limitation of thè
statement to thè χαρίεις άοιδός seem likely to be derived from thè comedy”. V.
anche Sens 2011, p. 329 che richiama la definizione di Gratino ποιητικότατος nella
test. 2a K.-A. (cfr. pp. 286-289) per il “vivid language” dell’immagine del v. 1.
399
Interpretazione Al v. 3 s. (τοϋτ’ ελεγεν [...]/Κρατϊνος) è apertamente attri-
buito a Gratino quanto detto in precedenza (sull’uso di ελεγεν, cfr. Sedgwick
1940, p. 119 s.); è, però, incerto:
1. se τοΰτ’ ελεγεν alluda: a) a una citazione del commediografo; b) a una sua
parafrasi da parte dell’autore dell’epigramma;
2. se il riferimento sia: a) all’intero primo distico; b) al solo secondo verso.
Probabile una soluzione intermedia. Secondo Sens 2011, p. 328 “thè combi-
nation of hexameter and trimeter is more likely a confection of thè epigram-
mist than a feature of Cratinus’ own plays, and though it is conceivable that
thè epigrammist combined two separate verses verbatim, at least part of thè
couplet probably represents paraphrase rather than quotation”549; l’ipotesi
prevalente è che entrambi i versi risalgano a Gratino, ma il v. 1 (esametro)
contenga una parafrasi del dettato originale del testo, mentre il v. 2 (trimetro
giambico) rappresenti gli ipsissima verba (ma Sens ibid. non esclude che anche
il secondo verso possa non essere una citazione).
Per quanto riguarda il v. 1, secondo Fritzsche 1835, p. 271 s., l’autore
dell’epigramma ha trasformato in un esametro un trimetro di Gratino; ciò
apparirebbe dalla presenza nel testo di τοι, πέλει e άοιδώ e, quindi, il verso
originario può essere restituito come οίνος ποιητή γέγονεν ώς 'ίππος ταχύς
(questa ipotesi è riportata anche da Kassel-Austin PCG IV, p. 227, v. anche
infra). Senza postulare una simile ricostruzione, è comunque possibile che
fossero di Gratino tanto la metafora del cavallo (ίππος) quanto il riferimento
specifico al χαρίεις άοιδός (Gow-Page 1965, II p. 422)550, una definizione,
quest’ultima, che si può, forse, confrontare con quella di Omero come χαρίεις
ποιητής in Plat. leg. Ili 680c (Kassel-Austin PCGIV, p. 227 che, però, sulla scor-
ta di Cobet 1858, p. 146, ritengono comunque l’espressione in parte dubbia).
Inoltre, secondo Biles 2014, p. 4 s., l’immagine del ταχύς 'ίππος di v. 1 richiama
quelle analoghe presenti negli epinici (ad es. Pind. ΟΙ. I 110, Pyth. XI 46-48,
Nem. I 5 s.) o in alcuni epigrammi di vittoria per competizioni equestri (ad es.
549 Cfr. ibid. per la particolare scelta di esametro e trimetro: “generai observation about
drinking and its effects are an obvious feature of sympotic elegy and in form as
well as content thè opening hexameter sets up metrical and generic expectations
which are subverted when thè short verse turn out to be iambic trimeters rather
than elegiac pentameters”.
550 Gow-Page 1965, II p. 422: “Both thè metaphor (ίππος) and thè limitation of thè
statement to thè χαρίεις άοιδός seem likely to be derived from thè comedy”. V.
anche Sens 2011, p. 329 che richiama la definizione di Gratino ποιητικότατος nella
test. 2a K.-A. (cfr. pp. 286-289) per il “vivid language” dell’immagine del v. 1.