Άρτοπώλιδες (fr. 7)
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di Meineke (έπίβαινε 5ή· Πείσανδρος ό μέγας ούτοσί· | χώσπερ Διονυσίοισιν
ούπί των ξύλων | έλάσας ερεισον <είς> όνον κανθήλιον) e resta quindi solo
una possibilità non supportata da un’accettabile ricostruzione complessiva
del frammento.
Anche έρεισιν “il trattenere” è sicuramente corrotto: il nomen actionis di
έρείδω è termine raro e che ricorre nella prosa di età romana (D.H. Comp. 20.14;
Ath. 11.488e). Tra gli interventi testuali proposti (εξεισιν in Kiister 1710, 432;
ερεισον <είς> in Meineke 1839a, 179), la correzione in έρεϊς τιν’ (Cobet 1840,
128; prob. Kock 1880, 227) ha il merito di creare una sequenza logica che iden-
tifica Γόνον κανθήλιον e Pisandro, mediante l’inserzione di αντιλαβή. Resta
tuttavia oscura la transizione di battuta del v. 3 έγέλασ’ :: έρείς τιν’ όνον <ópàv>
κανθήλιον. Il πρόσωπον (A.) passa bruscamente dal paragone tra Pisandro e
un fallo portato in processione alle Dionisie, aH’immagine di Pisandro come un
asino da basto; inoltre, <ópàv> è un’inserzione non necessaria al testo.
Interpretazione Nei w. 1-2 il frammento stabilisce un paragone tra Pisandro
e una statua portata in corteo alle Dionisie. Come Pisandro procede grande e
silenzioso, così alle Dionisie un’icona avanza, issata in una processione sulle
aste. I paragoni umoristici di solito si collocano nella cornice del simposio o
in occasione di raduni festivi (cfr. Dunbar 1995, ad Ar. Av. 804-806), ma la
presenza dell’imperfetto in questo frammento (ένέβαινε) spinge a collocare il
paragone all’interno di un racconto.
Per l’interpretazione della perifrasi ούπί των ξύλων ci sono due possibilità:
(1) “il fallo montato sulle due aste orizzontali”, cfr. Ar. Ach. 243 ό Ξανθίας τον
φαλλόν ορθόν στησάτω con Olson 2002, ad l.; Hdt. 2.49.1; Arisi. Po. 1149a
10-13. (2) “La statua fallica montata sulle aste orizzontali”. Un importante
riferimento iconografico per i cortei fallici è, infatti, una coppa a figure nere
(Firenze, Museo Archeologico Nazionale, inv. 3879), databile 575-525 a. C.,
di provenienza ateniese, in cui si mostrano due cortei fallici che portano in
processione delle statue di un comasta e un satiro. Sia il comasta che il satiro
piegato in avanti sembrano parte integrante del corteo fallico: non sarebbero,
quindi, aggiunte esornative di carattere mitologico, come è stato sottolineato
sulla base di considerazioni sulla raffigurazione della struttura del carro, cfr.
Csapo 1997, 269-270; Id. 2015, 85-86. Questa iconografia è molto simile a
quanto è descritto nel testo: nel frammento, infatti, s’identifica l’avanzata di
Pisandro grande e silenzioso con “quello sulle aste alle Dionisie”; nella coppa
di Firenze è rappresentata una gigantesca figura issata sull’asta orizzontale del
corteo dionisiaco. Non ci sono sufficienti elementi per prendere una decisione
tra l’identificazione con il fallo o con una figura come quella del comasta: in
entrambi casi il termine del paragone con Pisandro consiste nella grandezza
e nell’umorismo generato dall’associazione incongruente.
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di Meineke (έπίβαινε 5ή· Πείσανδρος ό μέγας ούτοσί· | χώσπερ Διονυσίοισιν
ούπί των ξύλων | έλάσας ερεισον <είς> όνον κανθήλιον) e resta quindi solo
una possibilità non supportata da un’accettabile ricostruzione complessiva
del frammento.
Anche έρεισιν “il trattenere” è sicuramente corrotto: il nomen actionis di
έρείδω è termine raro e che ricorre nella prosa di età romana (D.H. Comp. 20.14;
Ath. 11.488e). Tra gli interventi testuali proposti (εξεισιν in Kiister 1710, 432;
ερεισον <είς> in Meineke 1839a, 179), la correzione in έρεϊς τιν’ (Cobet 1840,
128; prob. Kock 1880, 227) ha il merito di creare una sequenza logica che iden-
tifica Γόνον κανθήλιον e Pisandro, mediante l’inserzione di αντιλαβή. Resta
tuttavia oscura la transizione di battuta del v. 3 έγέλασ’ :: έρείς τιν’ όνον <ópàv>
κανθήλιον. Il πρόσωπον (A.) passa bruscamente dal paragone tra Pisandro e
un fallo portato in processione alle Dionisie, aH’immagine di Pisandro come un
asino da basto; inoltre, <ópàv> è un’inserzione non necessaria al testo.
Interpretazione Nei w. 1-2 il frammento stabilisce un paragone tra Pisandro
e una statua portata in corteo alle Dionisie. Come Pisandro procede grande e
silenzioso, così alle Dionisie un’icona avanza, issata in una processione sulle
aste. I paragoni umoristici di solito si collocano nella cornice del simposio o
in occasione di raduni festivi (cfr. Dunbar 1995, ad Ar. Av. 804-806), ma la
presenza dell’imperfetto in questo frammento (ένέβαινε) spinge a collocare il
paragone all’interno di un racconto.
Per l’interpretazione della perifrasi ούπί των ξύλων ci sono due possibilità:
(1) “il fallo montato sulle due aste orizzontali”, cfr. Ar. Ach. 243 ό Ξανθίας τον
φαλλόν ορθόν στησάτω con Olson 2002, ad l.; Hdt. 2.49.1; Arisi. Po. 1149a
10-13. (2) “La statua fallica montata sulle aste orizzontali”. Un importante
riferimento iconografico per i cortei fallici è, infatti, una coppa a figure nere
(Firenze, Museo Archeologico Nazionale, inv. 3879), databile 575-525 a. C.,
di provenienza ateniese, in cui si mostrano due cortei fallici che portano in
processione delle statue di un comasta e un satiro. Sia il comasta che il satiro
piegato in avanti sembrano parte integrante del corteo fallico: non sarebbero,
quindi, aggiunte esornative di carattere mitologico, come è stato sottolineato
sulla base di considerazioni sulla raffigurazione della struttura del carro, cfr.
Csapo 1997, 269-270; Id. 2015, 85-86. Questa iconografia è molto simile a
quanto è descritto nel testo: nel frammento, infatti, s’identifica l’avanzata di
Pisandro grande e silenzioso con “quello sulle aste alle Dionisie”; nella coppa
di Firenze è rappresentata una gigantesca figura issata sull’asta orizzontale del
corteo dionisiaco. Non ci sono sufficienti elementi per prendere una decisione
tra l’identificazione con il fallo o con una figura come quella del comasta: in
entrambi casi il termine del paragone con Pisandro consiste nella grandezza
e nell’umorismo generato dall’associazione incongruente.