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Phrynichus; Stama, Felice [Hrsg.]
Fragmenta comica (FrC) ; Kommentierung der Fragmente der griechischen Komödie (Band 7): Frinico: introduzione, traduzione e commento — Heidelberg: Verlag Antike, 2014

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https://doi.org/10.11588/diglit.53735#0101
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Κρόνος (fr. 10)

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di accertare se, nel verso, qualcuno stia rivolgendosi al dio del teatro, stor-
piandone comicamente il nome, ovvero se Διονΰς vada piuttosto inteso come
uno Spitzname, affibbiato dalla persona loquens a un non ben identificabile
individuo, di cui si cercherebbe di mettere in ridicolo la presunta (ovvero
reale) ambiguità sessuale:100 da Esichio (5 1884) veniamo informati che il nome
διονΰς indicava ό γυναικίας καί παράθηλυς; la notizia è confermata anche
dalV Etymologicum Magnum (p. 277.3: Διονΰς- ό γυναικίας καί πάνθηλυς,
p. 280.23: Διονΰς- ό θήλυς λέγεται; e cfr. Eust. in II. p. 629.42: διονΰς [Eust.
διοννύς]· ό γυναικίας καί θήλυς έσθής). Del resto, che il nomignolo Διονΰς
non fosse sconosciuto ai poeti comici riferisce Erodiano (GrGr III. 1, p. 236.18,
III.2, p. 936.28): έστι δέ καί το Διονΰς παρά τοίς κωμικοΐς έπί τοΰ έκλυτου
τασσόμενον. Va altresì ricordato che il nome Διονΰς è attestato come antro-
ponimo in numerose testimonianze epigrafiche databili tra i secoli IV a. C. e III
d. C. e provenienti da diverse aree del mondo greco: in merito cfr. Robert 1963,
pp. 10-16; Threatte II, p. 227 [ad 55.026]; vd. inoltre la forma ionica Δεονΰς
attestata in un’iscrizione sepolcrale proveniente da Eritre in Asia Minore e
risalente al V secolo a. C. (cfr. IGEryth II, 321.5).
στόματος Fin dalle sue prime attestazioni letterarie, il neutro στόμα indica
la “bocca” (e, per sineddoche, le “labbra”) dell’uomo (cfr., e.g., II. X.375, Od.
V.322; Hes. Eh. 97) ovvero il “muso”, il “grugno”, le “fauci” degli animali (cfr.,
e. g., Hes. Se. 146, 389; Archil. fr. 44 W'.). Spesso, designa anche il “volto” ovvero
la “fronte” dell’uomo, soprattutto nella locuzione έπί στόμα (cfr., e.g., II. VI.43,
XVI.410); e, talvolta, viene impiegato, lato sensu, nell’accezione di “sbocco”,
“foce” (cfr., e.g., II. XII.24; Od. V.441), di “sorgente” (cfr., e.g., Hdt. I. 202.3), di
“apertura”, “entrata”, “imboccatura” (cfr., e.g., II. XIV.36; Od. X.90) ovvero di
“punta”, “sommità” (cfr., e.g., II. XV.389; Eur. Ph. 1166). Inteso con il valore di
sermonis instrumentum, ricorre sovente in associazione con epiteti riferiti a chi
parla ovvero a ciò che viene detto (cfr., e.g., Aesch. Ag. 1247, fr. 350.5; Soph. OT
671-672, OC 981, fr. 844.2); nel senso di “linguaggio”, “parola”, può indicare la

100 Che questo misterioso personaggio vada identificato con un «homo mollis et ef-
feminatus», come suggeriva Meineke ([Prog. Schol. 1811]; in termini identici si
esprime anche Bergk [1835, p. 321]; cfr. inoltre Edmonds FACI, p. 455 n. e) ovvero
con il dio Dioniso (possibilità, quest’ultima, comunque non esclusa da Meineke),
non è dato sapere, a causa dell’esiguità della citazione. Non di rado, in commedia,
Dioniso presenta tratti marcatamente femminei sia negli atteggiamenti che nel
vestiario (basti pensare, per es., alla scena iniziale delle Rane di Aristofane, in cui
il dio viene presentato con indosso i κόθορνοι e il κροκωτός, due indumenti tipi-
camente femminili: sul particolare vestiario di Dioniso nelle Ranevd. Stone 1981,
pp. 174-175 [per il κροκωτός], 229-232 [per i κόθορνοι]; Jameson 1993, pp. 44-64).
 
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