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Phrynichus; Stama, Felice [Hrsg.]
Fragmenta comica (FrC) ; Kommentierung der Fragmente der griechischen Komödie (Band 7): Frinico: introduzione, traduzione e commento — Heidelberg: Verlag Antike, 2014

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https://doi.org/10.11588/diglit.53735#0189
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Μονότροπος (fr. 28)

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518b; X. An. IV. 4. 21, Hel. VII. 1. 38), più di quanto non lo siano le altre due
forme nominali (Tunica attestazione nota della lexis αρτοποιός in un autore
di V-IV secolo è rappresentata da X. Cyr. V. 5. 39; non si registrano invece
occorrenze per il sostantivo άρτοπόπος: in merito cfr. Blumner I, p. 91 nn. 4
[per αρτοποιός] e 7 [per άρτοπόπος]).
Sulla base del lemma άρτοπόπος si costruisce il verbo denominale άρ-
τοποπεΐν («io be a baker»: LSJ, s.v., p. 250), che Frinico (PS, p. 38.1-2) indica
come purismo attico (άρτοποπεϊν [άρτοποπήν cod.: corr. Meineke FCG ILI,
p. 591]· ούτως Αττικοί, διά τού π) e che, stando alle citate testimonianze della
Συναγωγή (a 2166) e di Fozio (a 2906), verrebbe impiegato “nel Monotropos di
Frinico”. La notizia, come si è detto, non sembra però trovare riscontro nell’O-
nomasticon di Polluce (VII. 21), in cui è documentato l’uso, εν [...] Μονοτρόπω,
della forma verbale άρτοκ ο π ε ϊ v, che, allo stato attuale delle nostre cono-
scenze, rappresenta un hapax in tutta la letteratura greca conservata. A meno
di non pensare a un errore di trascrizione dei copisti dell’una ovvero dell’altra
tradizione (una banalizzazione ovvero uno scambio fra lettere simili: π ~ k?202),
è lecito supporre che Frinico abbia fatto uso di entrambe le grafìe; d’altra parte,
se, come suggerisce Reitzenstein (1897, p. 297), è corretto riferire al Monotropos
di Frinico la notizia del grammatico Timoteo di Gaza circa l’occorrenza, παρά
Φρυνίχω, della lexis άρτοκοπεϊον («bake-house»: LSJ, s.v., p. 250), non è da
escludere che, oltre al composto άρτοποπεϊν, il commediografo si sia servito
nel suo dramma anche della voce verbale άρτοκοπεϊν, verosimilmente per desi-
gnare due distinte azioni manuali afferenti alla stessa attività professionale.203
Com’è stato argomentato da Duhoux (1974), le varianti grafiche άρτοπό-
πος e άρτοκόπος, relativamente ai suffissi -πόπος e -κόπος, non sarebbero
da ricondursi entrambe al verbo πέσσω (“cuocere”):204 una simile etimolo-
gia - nota lo studioso - può essere ricostruita con certezza solo per άρτοπό-
πος, che varrà pertanto «faiseur de pain» (p. 324); mentre άρτοκόπος andrà

202 Cfr. la variante άρτοκόποι attestata nel codice A di Polluce: vd., supra, in apparato;
sullo scambio tra occlusive <π> e <k> cfr. Jackson 1955, p. 152.
203 La possibilità che άρτοκοπεϊον (termine il cui impiego è documentato in letteratura
soprattutto a partire da I secolo d.C. [cfr. Dsc. IL 36. 1] in poi) sia piuttosto una
banalizzazione per άρτοκοπεϊν - come suggeriva Reitzenstein (1897, p. 297) - oltre
a fornire un ulteriore riscontro per la testimonianza di Polluce, contribuirebbe a
rafforzare l’ipotesi che Frinico abbia fatto uso di entrambe le forme verbali.
204 Secondo l’etimologia tradizionale, i due termini deriverebbero dalla voce *άρτο +
πόκ-“ο- (dalla radice *pekv, “cuocere”), da cui si sarebbe prodotta poi, come esito
normale, la forma άρτοπόπος e, per diversi gradi di dissimilazione (per cui cfr.
Duhoux 1974, p. 322), la variante grafica άρτοκόπος.
 
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