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Phrynichus; Stama, Felice [Hrsg.]
Fragmenta comica (FrC) ; Kommentierung der Fragmente der griechischen Komödie (Band 7): Frinico: introduzione, traduzione e commento — Heidelberg: Verlag Antike, 2014

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https://doi.org/10.11588/diglit.53735#0344
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340

Phrynichos

1 λάρους II termine λάρος designa genericamente il gabbiano (Larus,
gavia L.), un uccello noto fin da Omero per il suo istinto venatorio (cfr. Od.
V.53: ιχθύς άγρώσσων) e simbolo nell’immaginario greco di ingordigia e di
rapacità (cfr. Ar. Eq. 956, Nu. 591, Av. 567 [con Dunbar 1995, p. 380]; Matro fr.
1.9 Olson - Sens; Cere, fr 4.3-5, p. 203 Powell (= fr. 1.42-43 Lomiento); Lue.
Merc.Cond. 3; Athen. VII. p. 298e; cfr. Timocl. fr. 4.9 [il testo è però corrotto]).
Su questo volatile vd. Thompson 1947, s. v., pp. 192-193; Arnott 2007, s. v.,
pp. 130-132.
θρηνείν II verbo θρηνέω - un denominale da θρήνος (“lamento”, “pianto”,
“canto funebre”) - non vanta molte attestazioni in commedia, dove ricorre
sempre in contesti lirici (cfr. Ar. Av. 211), magniloquenti (cfr. Men. Dysc. 215
[con Sandbach, in: Gomme/Sandbach 1973, p. 170]) ovvero paratragici (cfr.
Ar. Nu. 1260 [con Dover 1968a, pp. 242-243]; vd. inoltre Alex. fr. 167.7 [con
Arnott 1996, pp. 485-486]).
Λάμπρος II nome è collocato in posizione enfatica, dopo la pausa prin-
cipale, che cade dopo l’arsi del quinto piede. Il solo Lampro di cui le fonti
prosopografìche in nostro possesso danno notizia è il μουσικός (LGPNÌi, s.v.
[1], p. 279; PAA 601647) menzionato da Socrate nel Menesseno platonico (236a:
per tale passo vd., supra, adKóvvoq) e ricordato dall’anonima Vita Sophoclis (=
Soph. T 1.16-17) e da Ateneo (Epit. I. p. 20e [= Soph. T 28]) come maestro di
musica (e, secondo Ateneo, anche di danza) del giovane Sofocle.
έναπέθνησκεν Ben documentato in prosa (cfr. Hdt. IX. 65. 2; Th. III. 104.
2;Lys. 16.15 [si tratta però di una congettura moderna]), tale composto verbale
non registra ulteriori occorrenze nella poesia comica. Sulla valenza del verbo
e sull’uso dell’imperfetto in luogo del più plausibile aoristo si interrogava
Meineke (FCG II, p. 602): «difficile dictu est, quid imperfecto [...] faciendum
sit, prò quo aoristus requiritur, si de morte Lampri haec intelliguntur. Itaque
si recte habet librorum lectio λάρους θρηνείν, hunc potius verborum sen-
sum esse putem, lugere gavias, in quibus itentidem peribat Lamprus, quippe
homo abstemius nec nisi aqua vitam sustentans»; secondo Meineke, il v. 1
conterrebbe cioè un’anticipazione dell’accusa a Lampro di essere un bevitore
d’acqua, espressa nel verso successivo: poiché il μουσικός, da vivo, era stato
un ύδατοπότης (v. 2), egli sarebbe poi morto attorniato da gabbiani, uccelli
notoriamente acquatici e, in quanto tali, suoi simili (un’analoga spiegazione
al verso offre Bothe [PCGF, p. 218]). È superfluo però dire che l’esiguità della
citazione e l'assenza di un preciso contesto di riferimento rendono questa e
ogni altra interpretazione del v. 1 e, in generale, del frammento delle semplici
congetture purtroppo impossibili da verificare.
2 άνθρωπος (ών) La medesima iunctura - ben testimoniata nella prosa
di V-IV secolo (cfr., e.g., Plato Prm. 133e, Prt. 334c, Grg. 485a, Lg. 715d; Isoc. 1.
 
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