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Pellegrino, Matteo
Fragmenta comica (FrC) ; Kommentierung der Fragmente der griechischen Komödie (Band 15): Nicofonte: introduzione, traduzione e commento — Mainz: Verl. Antike, 2013

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https://doi.org/10.11588/diglit.47766#0015
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Introduzione

έάθ’ ύπνου τυχεϊν: ν. 713): non parrebbe dunque improbabile che l’immagine
nicofontea dell’indigestione da “fichi”, foriera di “febbre” nelle ore del riposo,
si riferisse a quella piaga del sistema giudiziario ateniese che turbava la tran-
quillità degli abitanti della polis.
Inerente alla tematica mitologica è forse anche un tetrametro anapestico
incertae fabulae, contenente un riferimento alla tradizionale άρχαιότης
di Crono e di Titono (fr. *23 K.-A.). Completano il corpus nicofonteo altri
sette brevi frammenti anepigrafi: singoli sostantivi (άρρησία: fr. *24 K.-A.;
κάναστρα: fr. 25 K.-A.; κορδακισμός: fr. 26 K.-A.; σταφυλήν: fr. 29 K.-A.);
il participio κωδωνοφορών (fr. 27 K.-A.); l’aggettivo σιγηλός (fr. 28 K.-A.);
l’apostrofe ώ τάν (fr. 30 K.-A.). Pur a fronte dell’esiguità dei passi conservati,
è dunque lecito asserire che il tema mitologico era il motivo fondante della
produzione comica di Nicofonte.
3. Realtà quotidiana. Come mostrano soprattutto i resti degli Έγχειρογάστορες,
il commediografo non doveva essere estraneo all’interesse per la vita quoti-
diana e per le normali occupazioni della gente comune.
a) Connesso alla specificità della vita ateniese è il contenuto del fr. 7 K.-A.,
in cui è presente un riferimento alla difrofora, un’umile inserviente, che, mu-
nita di uno sgabello, accompagnava la canefora in occasione delle Panatenee.
b) All’esperienza quotidiana è ispirato anche il fr. 8 K.-A., in cui il nesso
προσαυλεϊν πτισμόν si riferisce a un canto tradizionalmente associato a una
tipica attività manuale, la mondatura dell’orzo; il canto, che ricorre anche nelle
Tesmoforiazuse seconde di Aristofane (fr. 352 K.-A.), si inserisce nel novero di
quelle canzoni popolari che, prive di valore artistico, erano finalizzate a lenire
la quotidiana fatica di gente comune.
c) Nel fr. 6.1-3 K.-A., il personaggio parlante elenca diversi alimenti
(εγώ μεν άρτους, μάζαν, άθάρην, άλφιτα,/κόλλικας, οβελίαν, μελιτοϋτταν,
έπιχύτους,/πτισάνην, πλακούντας, δενδαλίδας, ταγηνίας): come ha rileva-
to Kock CAF1, 778, vi sarebbe riconoscibile una rispondenza con una scena
degli Acarnesi (cf. in particolare i vv. 874-876 e 878-880), in cui è presente, in
un’analoga sequenza verbale, la lista dei beni posti in vendita dal Mercante
tebano: al pari del commerciante aristofaneo, il personaggio parlante del fr.
6 K.-A. apparterrà a quella categoria di lavoratori che vivevano della loro
quotidiana attività mercantile. In tal senso anche gli alimenti menzionati nel fr.
9 K.-A. (τούς έψητούς καί τούς πέρδικας εκείνους) e nel fr. 12 Κ.-Α. (όσταφίδα)
non solo garantirebbero il bisogno nutrizionale della gente comune, ma po-
trebbero ben figurare tra la merce esibita da qualche personaggio dedito al
commercio: che vi fosse un eccessivo acquisto di pernici, tale da giustificare
l’iperbolica affermazione che non fosse più possibile vederle neppure in volo,
 
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