Metadaten

Bianchi, Francesco Paolo; Cratinus
Fragmenta comica (FrC) ; Kommentierung der Fragmente der griechischen Komödie (Band 3,1): Cratino: introduzione e testimonianze — Heidelberg: Verlag Antike, 2017

DOI Seite / Zitierlink: 
https://doi.org/10.11588/diglit.63084#0117
Lizenz: Freier Zugang - alle Rechte vorbehalten
Überblick
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
4. Temi e motivi

113

Gli Empipramenoi (‘Bruciati’) potrebbero essere considerati nel nove-
ro delle commedie incentrate sulla critica dei culti stranieri, se si ammette
l’ipotesi di Bergk 1838, p. Ili che il titolo facesse riferimento a un “chorum
hominum perditissimorum, qui deae sacris initiati atque penitus effeminati cor-
pus levigarent et crines omnes igni amburerent”.
Le Eumenides (frr. 69-70 K.-A.) potevano alludere all’omonimo dram-
ma di Eschilo ed essere incentrate sulle divinità in genere identificate con le
Erinni, v. Bakola 2010, pp. 174-176; dei due frammenti conservati (frr. 69-70
K.-A.), il secondo è costituito dall’attacco di due canti di Gratino, particolar-
mente rinomati nei simposi, come documenta il celebre passo di Ar. Eq. 529
che li trasmette (cfr. test. 9 K.-A.).
Gli Euneidai (frr. 71-72 K.-A.), sono una stirpe di cantori, discendenti da
Euneo, figlio di Giasone* * 133 e legati alle celebrazioni delle cerimonie religiose134.
Di questo dramma sono conservati solamente due frammenti: 1) 71 K.-A.
ήβης εκείνης, νοΰ δέ τουδε και φρενών, così interpretato da Kock CAFI, p. 33:
“dolent senes quicumque loquuntur quod adulescentiae robur nonpossit coniungi
cum sapientia senectutis”; 2) 72 K.-A., tràdito da Sud. a 1701, che documenta
l’impiego del verbo άμφιανακτίζειν, glossato con αδειν τον Τερπάνδρου νόμον
τον καλουμένον Όρθιον. Secondo Meineke FCG ILI, p. 56: “ad musicam [...]
artem pertinuisse et index etfragmentafidemfaciunt”.
Le Ihraittai (frr. 73-89 K.-A.) erano verisimilmente relative al culto della
dea trace Bendis, introdotto in Attica prima del 429/428 a.C. (cfr. IG I 210 =
IG I2 310 = IG I3 383), alla quale fa riferimento l’epiteto δίλογχος del fr. 85
K.-A., come informa il testimone del frammento, Hsch. δ 1847. Il titolo può,
quindi, riferirsi a un coro femminile di donne della Tracia che curavano il
culto della dea (“chorum e Thressis mulieribus, quae sacra Bendidis curabant”,
Kassel-Austin PCGIV, p. 159 con il richiamo all’ipotesi di Bergk 1838, p. 91);
incerto, invece, se, sulla base del fr. 89 K.-A. e della possibile ascrizione a
Gratino dell’espressione συρβηνέων χόρος, quest’ultima forse da mettere in
connessione con il fr. 77 K.-A. (ούτοι δ’ είσίν συοβοιωτοί, κρουπεζοφόρων
γένος άνδρών), si possa supporre anche l’esistenza di un coro maschile, cfr.

in Drapetides, and thereby ironizes Athenian collective self-representation and thè
sanitization of Athenian imperialism” (Bakola 2010, p. 155 e p. 157).
133 Hsch. ε 7007 Εύνεΐδαι· γένος άπό Εύνεω κεκλημένον, τοϋ’Ιάσονος υιού, οίον γένος
ορχηστών καί κιθαριστών.
134 Harp. ε 161 Keaney Εύνεΐδαι· γένος έστι παρ' Αθηναίοις ούτως όνομαζόμενον.
ήσαν δέ κιθαρωδοί, προς τάς Ιερουργίας παρέχοντες τήν χρείαν. Cfr. Poli. Vili
103.
 
Annotationen
© Heidelberger Akademie der Wissenschaften