6. Lingua e stile
167
da un punto di vista semantico247; 4) παφλάζω (fr. 220 K.-A., SeriphioÌ) che
indica propriamente il rumore del bollire dell’acqua (Tichy 1983, pp. 247-252);
5) κοκκύζω (fr. 344 K.-A., ine. fab.), mimetico del verso del gallo.
Per Γallitterazione, v. 1) fr. 1, v. 3 K.-A. (Archilochoi) παντα ... Πανελλήνων;
2) fr. 199, v. 1 s. K.-A. (Pytine) πώς τις αύτόν, πώς τις άν/άπό τού πότου
παύσειε, του λίαν πότου, dove si può rilevare anche l’anafora di πώς τις (v.
1) e του πότου (v. 2); 3) fr. 220 K.-A. (SeriphioÌ) πόρος πεινώσι παφλάζει.
“Reimartig” definisce Schmid 1946, p. 88 n. 1 φορητά ... τολμητά nel fr. * 361,
v. 2 K.-A. (ine. fab.), nel quale si nota, inoltre, l’anafora di πάντα premesso ai
due aggettivi. Un caso particolare è quello del fr. 258, v. 3 K.-A. (Cheirones)
μέγιστον τίκτετον τύραννον, dove l’allitterazione di τ era già stata notata
da Schmid 1946, p. 88 n. 1, mentre Parker 1997, p. 31 ha considerato a livello
fonico la sequenza delle sillabe a base dentale “τον τικ τε τον τυ possibly a
trifle absurd”.
Nel fr. 117 K.-A. (Nemesis) è presente un gioco di parole con allitterazione
Σπάρτην λέγω γε f σπαρτίδα f τήν σπάρτινον, non perfettamente com-
prensibile a causa del testo corrotto, ma per il quale Kassel-Austin PCGIV, p.
182 richiamano il confronto di un analogo equivoco con il nome di Sparta in
Ar. Av. 813-816 (Ευ.) βούλεσθε το μέγα τούτο τούκ Λακεδαίμονος/Σπάρτην
όνομα καλώμεν αυτήν; (Πε.) Ήράκλεις-/ σπάρτην γάρ αν θείμην εγώ τήμή
πόλει;248. Per alcune simili ambiguità sul significato di parole, v. ad es.: 1) fr.
61 K.-A. (Drapetides) per πόλις, ‘territorio abitato’ al v. 1 e il nome di un gioco
al v. 3, cfr. Bianchi 2016, p. 358 s., 361 s.; 2) fr. 222 K.-A. (SeriphioÌ) per Συρία
in riferimento alla regione al v. 1, ma inteso, invece, nel senso di mantello al
v. 2, cfr. Kassel-Austin PCG IV, p. 235. Un altro possibile esempio di gioco di
parole è nel fr. 318 K.-A. (ine. fab.) ή παίς γάρ έμπαις έστίν ώς ήνδρωμένη,
tra παίς ‘ragazza, fanciulla’ e έμπαις, glossato da Hsch. ε 2407 (~ Phot, ε 730)
come έγκυμων.
La presenza di personificazioni appare certa nei casi di Στάσις e di Κατα-
πυγοσύνη nei due frammenti 258, v. 1 e 259, v. 1 dei Cheirones e di Κωμωδία,
rappresentata da Gratino come sua moglie nella Pytiné, come informa schol.
(νΕΓ3Θ) ad Ar. Eq. 400a = Sud. κ 2216 che contiene un riassunto del dramma;
non è, invece, sicuro che una personificazione fosse anche Μέθη ‘ubriachezza’,
forse rappresentata come concubina, v. Bakola 2010, pp. 281-285. A Ebert
247 Su questi tre casi, v. il commento ai rispettivi frammenti in Bianchi 2016, pp. 69 s.
(fr. 6 K.-A.), 277 (fr. 45 K.-A.), 332 s. (fr. 56 K.-A.).
248 “(Ev.): volete che le diamo il grande nome lacedemone chiamandola Sparta? (Pi.):
Per Eracle, nella mia città dovrei mettere dello ... sparto?”. Trad. G. Mastromarco,
in Mastromarco-Totaro 2006, p. 205. Cfr. Dunbar 1995, p. 489 s.
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da un punto di vista semantico247; 4) παφλάζω (fr. 220 K.-A., SeriphioÌ) che
indica propriamente il rumore del bollire dell’acqua (Tichy 1983, pp. 247-252);
5) κοκκύζω (fr. 344 K.-A., ine. fab.), mimetico del verso del gallo.
Per Γallitterazione, v. 1) fr. 1, v. 3 K.-A. (Archilochoi) παντα ... Πανελλήνων;
2) fr. 199, v. 1 s. K.-A. (Pytine) πώς τις αύτόν, πώς τις άν/άπό τού πότου
παύσειε, του λίαν πότου, dove si può rilevare anche l’anafora di πώς τις (v.
1) e του πότου (v. 2); 3) fr. 220 K.-A. (SeriphioÌ) πόρος πεινώσι παφλάζει.
“Reimartig” definisce Schmid 1946, p. 88 n. 1 φορητά ... τολμητά nel fr. * 361,
v. 2 K.-A. (ine. fab.), nel quale si nota, inoltre, l’anafora di πάντα premesso ai
due aggettivi. Un caso particolare è quello del fr. 258, v. 3 K.-A. (Cheirones)
μέγιστον τίκτετον τύραννον, dove l’allitterazione di τ era già stata notata
da Schmid 1946, p. 88 n. 1, mentre Parker 1997, p. 31 ha considerato a livello
fonico la sequenza delle sillabe a base dentale “τον τικ τε τον τυ possibly a
trifle absurd”.
Nel fr. 117 K.-A. (Nemesis) è presente un gioco di parole con allitterazione
Σπάρτην λέγω γε f σπαρτίδα f τήν σπάρτινον, non perfettamente com-
prensibile a causa del testo corrotto, ma per il quale Kassel-Austin PCGIV, p.
182 richiamano il confronto di un analogo equivoco con il nome di Sparta in
Ar. Av. 813-816 (Ευ.) βούλεσθε το μέγα τούτο τούκ Λακεδαίμονος/Σπάρτην
όνομα καλώμεν αυτήν; (Πε.) Ήράκλεις-/ σπάρτην γάρ αν θείμην εγώ τήμή
πόλει;248. Per alcune simili ambiguità sul significato di parole, v. ad es.: 1) fr.
61 K.-A. (Drapetides) per πόλις, ‘territorio abitato’ al v. 1 e il nome di un gioco
al v. 3, cfr. Bianchi 2016, p. 358 s., 361 s.; 2) fr. 222 K.-A. (SeriphioÌ) per Συρία
in riferimento alla regione al v. 1, ma inteso, invece, nel senso di mantello al
v. 2, cfr. Kassel-Austin PCG IV, p. 235. Un altro possibile esempio di gioco di
parole è nel fr. 318 K.-A. (ine. fab.) ή παίς γάρ έμπαις έστίν ώς ήνδρωμένη,
tra παίς ‘ragazza, fanciulla’ e έμπαις, glossato da Hsch. ε 2407 (~ Phot, ε 730)
come έγκυμων.
La presenza di personificazioni appare certa nei casi di Στάσις e di Κατα-
πυγοσύνη nei due frammenti 258, v. 1 e 259, v. 1 dei Cheirones e di Κωμωδία,
rappresentata da Gratino come sua moglie nella Pytiné, come informa schol.
(νΕΓ3Θ) ad Ar. Eq. 400a = Sud. κ 2216 che contiene un riassunto del dramma;
non è, invece, sicuro che una personificazione fosse anche Μέθη ‘ubriachezza’,
forse rappresentata come concubina, v. Bakola 2010, pp. 281-285. A Ebert
247 Su questi tre casi, v. il commento ai rispettivi frammenti in Bianchi 2016, pp. 69 s.
(fr. 6 K.-A.), 277 (fr. 45 K.-A.), 332 s. (fr. 56 K.-A.).
248 “(Ev.): volete che le diamo il grande nome lacedemone chiamandola Sparta? (Pi.):
Per Eracle, nella mia città dovrei mettere dello ... sparto?”. Trad. G. Mastromarco,
in Mastromarco-Totaro 2006, p. 205. Cfr. Dunbar 1995, p. 489 s.