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Bianchi, Francesco Paolo; Cratinus
Fragmenta comica (FrC) ; Kommentierung der Fragmente der griechischen Komödie (Band 3,1): Cratino: introduzione e testimonianze — Heidelberg: Verlag Antike, 2017

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https://doi.org/10.11588/diglit.63084#0170
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166

Introduzione

6.3 Figure retoriche
Il giudizio di Plutonio, secondo cui Gratino πολύς δέ καί ταίς τρόπαις τυγχά-
νει (ν. test. 17 Κ.-Α.), trova riscontro in quanto si può osservare dalla lettura di
ciò che a noi è noto, da cui si evidenziano alcuni casi esemplificativi di questa
particolarità stilistica, già rilevati, in particolare, da Schmid 1946, p. 87 s.
Nel campo della metafora e dell’allegoria si possono richiamare: 1) i frr.
258 e 259 K.-A. {Cheirónes) in cui, rispettivamente, Pericle è considerato figlio
di Στάσις e Χρόνος e Aspasia di Καταπυγοσύνη; 2) il fr. 333 K.-A. (ine. fab.)
ΰλιζε τάς ρίνας, in cui il verbo ύλίζω, letteralmente ‘filtrare’, è impiegato nel
senso di ‘nettare, pulire’, riferito al naso (v. GE s. v.); 3) il fr. 360, v. 3 K.-A. (ine.
fab.) dove della folla degli spettatori, cui ci si rivolge nei due versi precedenti,
si dice che εύδαίμον' έτικτε σε μήτηρ ίκρίων ψοφησις ‘ti generò felice, come
madre, lo strepitio dei sedili’; 4) il fr. 389 K.-A. (ine. fab.) dove l’espressione
έφιππάσασθαι λόγοις, letteralmente ‘cavalcare’ i discorsi, è utilizzata nel sen-
so di καταδραμείν (verisimilmente ‘inveire contro qualcuno’, v. GE s. v.), come
informa Phryn. praep. soph. p. 69, 4 de Borries, testimone del frammento. Nel
fr. 6 K.-A. (Archilochoi), inoltre, al v. 1 la Θασία άλμη, salsa di Taso, intingolo
aspro e pungente, designa verisimilmente sotto metafora Archiloco, mentre
al v. 3 ό τυφλός, indica per antonomasia Omero (cfr. Bianchi 2016, pp. 68-71).
Come esempi di antonomasia vossianica si possono menzionare i fram-
menti 392 {ine. fab.) Λέρνη θεατών e 428 K.-A. {ine. fab.) χαστροχάρυβδις e,
inoltre, le definizioni di Zeus per Pericle (frr. 73, v. 1, Thraittai e 118 K.-A.,
Nemesis) e di Era per Aspasia (fr. *259 K.-A., Cheirónes).
Per la similitudine si richiamano i frammenti: 1) 5 K.-A. {Archilochoi)
Δωδωναίω κυνί βωλοκόπω τίτθη, γεράνω προσεοικώς; 2) 8 K.-A. {Archilochoi)
ή μέν δή πίννησι καί όστρείοισιν όμοίη; 3) 45 K.-A. {Dionysalexandros) ό δ’
ηλίθιος ώσπερ πρόβατον βή βή λέγων βαδίζει; 4) 48 K.-A. {Dionysalexandros)
νακότιλτος ώσπερεί κωδάριον έφαινόμην; 5) 279 K.-A. {Hórai) ώσπερ ό
Περσικός ώραν πάσαν καναχών όλόφωνος αλέκτωρ.
Per l’anafora si può citare la ripetizione di άν, caratteristica del parlato,
nel fr. 17, v. 2 s. K.-A. {Boukoloi) ούκ άν ήξίουν .. ούδ’ άν; per l’aprosdokéton
il possibile caso di λαχάνοις ‘ortaggi’ per λασάνοις ‘vaso da notte’ nel fr. 53,
v. 2 K.-A. {Drapetides), che è anche un esempio di paronomasia, cfr. Bianchi
2016, p. 316.
Tra le figure di suono, si evidenziano l’onomatopea βή βή della pecora
nel fr. 45 K.-A. {Dionysalexandros) e i seguenti Schallverba in -ζω: 1) βαΰζω
(fr. 6, v. 1 K.-A., Archilochoi) e 2) ράζω (fr. 26 K.-A., Dèliades), riproduzioni
grafiche del verso del cane; 3) πυππάζω (fr. 56 K.-A., Drapetides), da πυππάξ,
interiezione che esprime uno stato di emozione non chiaramente delimitabile
 
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