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Premessa
ambiente di lavoro ideale, ma anche perché gli abituali incontri del merco-
ledì tra i partecipanti al gruppo sono un’occasione in cui si realizza in una
delle sue forme più compiute e più alte l’ideale del συμφιλολογεΐν. Nel corso
degli incontri molte parti di questo lavoro sono state discusse e ho ricevuto
osservazioni, precisazioni, rettifiche, spunti di approfondimento che hanno
contribuito a migliorare la redazione finale del commento; ringrazio per questo
tutti i partecipanti abituali: Andrea Bagordo, Stelios Chronopoulos, Elisabetta
Miccolis, Anna Novokhatko, S. Douglas Olson (che vorrei ringraziare anche
per avermi sollecitato a porre maggiore attenzione, nello stile e nella presen-
tazione dei materiali, al mio lettore), Christian Orth. Utili suggerimenti su
singoli punti ho avuto nel corso degli anni anche da Maurizio Sennino, che
ringrazio per la sua sempre preziosa disponibilità.
Naturalmente, la responsabilità di ogni omissione, errore o svista ancora
presenti nel testo è esclusivamente mia.
Un ringraziamento speciale a Maria Jennifer (MJ), per la quale tutto ciò
che potrei dire sarebbe assai riduttivo, quindi inutile e che voglio ringraziare,
senza alcuna inutile retorica, semplicemente perché c’è, sempre; e questo è un
privilegio per nulla scontato.
Una parola a parte vorrei spendere per Luigi Enrico Rossi. La sua scom-
parsa nel settembre del 2009 ha fatto venire meno occasioni di dialogo e di
confronto dalle quali avrei tratto senz’altro ampi benefìci nella realizzazione
di questo commento. Sento, però, e so quanto la mia formazione debba alla
fortuna di aver seguito le sue lezioni e i suoi seminari e di aver potuto intratte-
nere molte discussioni, serie ma informali, tutte occasioni nelle quali ho avuto
modo di conoscere non sine viva voce (una nota citazione che a Rossi piaceva
spesso ripetere) molti insegnamenti che mi hanno sempre accompagnato: tra
tutti, mi piace ricordare quello che ‘porsi le domande giuste è meglio che darsi
le risposte sbagliate’ e, forse più degli altri, quello che i testi dell’antichità
classica vanno studiati con il necessario distacco per poter essere filologica-
mente obiettivi, ma devono anche e soprattutto essere amati. Che da questi
insegnamenti io abbia tratto buon frutto è questione differente. A Rossi ogni
pagina di questo libro è a suo modo debitrice.
Freiburg im Breisgau, settembre 2015
Premessa
ambiente di lavoro ideale, ma anche perché gli abituali incontri del merco-
ledì tra i partecipanti al gruppo sono un’occasione in cui si realizza in una
delle sue forme più compiute e più alte l’ideale del συμφιλολογεΐν. Nel corso
degli incontri molte parti di questo lavoro sono state discusse e ho ricevuto
osservazioni, precisazioni, rettifiche, spunti di approfondimento che hanno
contribuito a migliorare la redazione finale del commento; ringrazio per questo
tutti i partecipanti abituali: Andrea Bagordo, Stelios Chronopoulos, Elisabetta
Miccolis, Anna Novokhatko, S. Douglas Olson (che vorrei ringraziare anche
per avermi sollecitato a porre maggiore attenzione, nello stile e nella presen-
tazione dei materiali, al mio lettore), Christian Orth. Utili suggerimenti su
singoli punti ho avuto nel corso degli anni anche da Maurizio Sennino, che
ringrazio per la sua sempre preziosa disponibilità.
Naturalmente, la responsabilità di ogni omissione, errore o svista ancora
presenti nel testo è esclusivamente mia.
Un ringraziamento speciale a Maria Jennifer (MJ), per la quale tutto ciò
che potrei dire sarebbe assai riduttivo, quindi inutile e che voglio ringraziare,
senza alcuna inutile retorica, semplicemente perché c’è, sempre; e questo è un
privilegio per nulla scontato.
Una parola a parte vorrei spendere per Luigi Enrico Rossi. La sua scom-
parsa nel settembre del 2009 ha fatto venire meno occasioni di dialogo e di
confronto dalle quali avrei tratto senz’altro ampi benefìci nella realizzazione
di questo commento. Sento, però, e so quanto la mia formazione debba alla
fortuna di aver seguito le sue lezioni e i suoi seminari e di aver potuto intratte-
nere molte discussioni, serie ma informali, tutte occasioni nelle quali ho avuto
modo di conoscere non sine viva voce (una nota citazione che a Rossi piaceva
spesso ripetere) molti insegnamenti che mi hanno sempre accompagnato: tra
tutti, mi piace ricordare quello che ‘porsi le domande giuste è meglio che darsi
le risposte sbagliate’ e, forse più degli altri, quello che i testi dell’antichità
classica vanno studiati con il necessario distacco per poter essere filologica-
mente obiettivi, ma devono anche e soprattutto essere amati. Che da questi
insegnamenti io abbia tratto buon frutto è questione differente. A Rossi ogni
pagina di questo libro è a suo modo debitrice.
Freiburg im Breisgau, settembre 2015