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Comentale, Nicola; Hermippus; Verlag Antike [Mitarb.]
Fragmenta comica (FrC) ; Kommentierung der Fragmente der griechischen Komödie (Band 6): Ermippo: introduzione, traduzione e commento — [Heidelberg], Mainz: Verlag Antike, 2017

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https://doi.org/10.11588/diglit.53724#0251
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Φορμοφόροι (fr. 62)

247

Interpretazione Un uomo è uscito in un luogo all’aperto (έξιόντι), dove si
trova al momento in cui la battuta è pronunciata (τήδ(ε)): porta in mano (δεξιά)
un piccolo portalampada (λυχνίδιον) al quale egli si rivolge (ώ con vocativo).
Il parlante e l’uomo che è oggetto del racconto quasi sicuramente coin-
cidono. Il participio al dativo έξιόντι si legge quasi sempre in resoconti alla
prima persona singolare (Eup. fr. 332.1 K-A συνέτυχεν έξιόντι poi, Pl.Com.
fr. 28.1-2 K-A; E. lon 535, 662; PI. Ap. 40a-b; [Pi.] Ax. 364a) e la stessa cosa
accade probabilmente in questo frammento: per questo motivo, prima o dopo
la sequenza di testo trasmesso ci si deve attendere la forma tonica (PI. Ap. 40a-b
έμοί δε ούτε έξιόντι έωθεν ο’ίκοθεν) ο atona (Pl.Com. fr. 28.1-2 Κ-Α έξιόντι
γάρ | αλιεύς άπήντησεν φέρων μοι κεστρέας, e cfr. Alex. fr. 247.1-2 K-A) del
pronome di prima persona al dativo.
Tra έξιόντι e δεξιά occorre considerare la presenza di un confine sintattico
(e forse la caduta di un connettivo?) perché probabilmente δεξιά introduce
una coordinata con έξιόντι dipendente da un verbo come έχοντι (cfr. Epicr.
fr. 7.1-2 K-A): per la coordinazione tra frasi participiali al dativo in resoconti
personali cfr. [PI.] Ax. 364a έξιόντι poi ές Κυνόσαργες καί γενομένω poi κατά
τόν Ιλισόν. In questo caso, il termine λυχνίδιον doveva essere probabilmente
richiamato nella frase di δεξιά sotto forma di un pronome di seconda persona:
cfr. Ar. Ach. 285 σε μέν ούν καταλεύσομεν, ώ μιαρά κεφαλή, Eq. 732 ότιή φιλώ
σ’, ώ Δήμ’,ν. 314-315 άνόνητον άρ’, ώ θυλάκιον, σ’ είχον άγαλμα “inutile
ornamento ti ho, sacchetto”.
Il luogo all’aperto in cui si trova la persona loquens non è illuminato dalla
luce del sole, dato che è richiesto l’impiego del λυχνίδιον: la scena richiede
l’illuminazione e deve quindi essere ambientata all’alba o di sera, all’inizio
(Colantonio 1976, 59-64; Mastromarco 1998, 111-121) o alla fine (Arnott
1965, 253-255) di una commedia, come avviene in tutte le scene notturne da
Aristofane a Menandro (Mastromarco 2000, 457-468). La menzione di uno
strumento di illuminazione è una delle caratteristiche fondamentali dei di-
scorsi notturni in commedia (Donelan 2014, 544).
Inoltre, chi parla si rivolge al λυχνίδιον e questo dato può spingere a collo-
care il frammento in un discorso monologico del prologo, dato che l’apostrofe a
uno strumento di illuminazione in una scena notturna trova un parallelo in Ar.
Ec. 1-2 ώ λαμπρόν όμμα τού τροχηλάτου λύχνου, | κάλλιστ’ έν εύστόχοισιν

a iota lungo a una scansione a iota breve. Inoltre, Polluce offre un testo migliore per
Ar. fr. 291 K-A in più punti (al v. 1 non presenta l’articolo maschile prima di λύχνος,
al v. 2 è riportata la forma corretta di aumento di καθηυδ- in Poli. (CL)), mentre la
trasmissione dei frammenti con λυχνίδιον in Ateneo è problematica sia per Ar. fr.
291 K-A che per Hermipp. fr. 62 K-A.
 
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