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Phrynichus; Stama, Felice [Hrsg.]
Fragmenta comica (FrC) ; Kommentierung der Fragmente der griechischen Komödie (Band 7): Frinico: introduzione, traduzione e commento — Heidelberg: Verlag Antike, 2014

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https://doi.org/10.11588/diglit.53735#0153
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Μονότροπος (fr. 21)

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palesemente errata. Interventi più consistenti sulla paradosis suggeriva invece
Bothe (PCGF, p. 213): μεγάλους πιθήκους οίδά τινας ετέρους λέγειν.
Al ν. 2, non ha incontrato fortuna l’ipotesi di Muhl (1881, p. 92) di intra-
vedere nel nome Λυκέαν una possibile corruttela per Λύκωνα - lo studioso
pensava, nello specifico, a Bicone del demo di Torico (LGPN11, s. v. [19], p. 288,
PAA 611820), padre di Autolico (LGPN11, s.v. [10], p. 80; PAA 239835), il noto
εραστής di Calila III (LGPNII, s. v. [84], p. 245; PAA 554500), che ispirò l’omo-
nima commedia di Eupoli portata in scena nel 420 a. C.: sulla pièce di Eupoli
vd. Storey 2003, pp. 81-94 -; né, d’altra parte, ha riscosso grandi consensi
la proposta di Rogers (1906, p. 4 [ad Av. 11]) - ripresa in tempi recenti da
Storey (FOC III, p. 61 n. I153) - di leggere il tràdito Λυκέαν come possibile
errore dittografico ingeneratosi nel verso per influsso del precedente infinito
λέγειν (v. 1): nel solco di tale ricostruzione, lo studioso proponeva dunque di
emendare i vv. 1-2 in μεγάλους πιθήκους οΐδ’ ετέρους κάγώ τινας / λέγειν
Τελέαν, Πείσανδρον, Έξηκεστίδην, di modo che ai kómòdoumenoi Telea,
Pisandro ed Essecestide corrispondessero i tre epiteti del v. 4.
Difficoltà maggiori provengono dal v. 3, che risulta privo del ‘eretico’ finale.
Da ultimo, ho avanzato la possibilità di completare il trimetro con il numera-
le cardinale (τέτταρας-Χ accordato sintatticamente con πιθήκους: cfr. Starna
2011 (vd. in particolare p. 106 con n. 6, per un elenco delle varie proposte di
integrazione del verso avanzate dagli esegeti nel corso degli studi).
Al v. 4, Dobree (Adv. II, p. 214 [ad Av. 11]) e Meineke (1826, p. 30 n. *)
suggerivano di emendare il tràdito δεινός in δειλός: l’intervento ha riscosso
ampi consensi presso la critica, con l’unica eccezione di White (1914, p. 14), il
quale preferì conservare il testo dei codici. Dal punto di vista metrico, il verso
manca άεΐΐ’άδιάφορος finale: sulla scorta della testimonianza dello scoliaste
aristofaneo (che cita il frammento di Frinico come illustrandum del fatto che
Essecestide fosse preso in giro dai commediografi coevi per la sua - presunta
ovvero reale - origine straniera: εις ξένον), agli studiosi è parsa verosimile
una ricostruzione del trimetro che contenesse la serie di epiteti δειλός, κόλαξ,
νόθος e ξένος, con quest’ultimo aggettivo - che, per ovvie ragioni metriche,
era integrato in un ipotetico v. 5 - da riferirsi a Essecestide:154 cfr. Dobree
Adv. II, p. 214 [ad Av. 11]: <ó δέ ξένος,> / ó δε νόθος (così integrava anche
Bergk [1838, p. 373]); Meineke 1826, p. 30 n. *: ó δ’ <αύ} νόθος, / (ξένος δ’ ό

153 In un primo momento Storey (1977, p. 250 n. 132) si era mostrato piuttosto scettico
verso tale ipotesi di lettura, sostenendo la validità della paradosis dei manoscritti.
154 Cfr. inoltre schol. [VEIT3MLh; Aid.] Ar. Av. Ila: (Έξηκεστίδης) ώς ξένον διαβάλ-
λουσι.
 
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