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Phrynichus; Stama, Felice [Hrsg.]
Fragmenta comica (FrC) ; Kommentierung der Fragmente der griechischen Komödie (Band 7): Frinico: introduzione, traduzione e commento — Heidelberg: Verlag Antike, 2014

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https://doi.org/10.11588/diglit.53735#0193
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Μονότροπος (fr. 31)

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Edmonds FAC I, pp. 460-461 [fr. 30]; Kassel/Austin PCG VII, pp. 408-409;
Sonnino 2010, pp. 104-108; Storey FOCIII, p. 63 [fr. 31]
Contesto della citazione A quanto attestano congiuntamente Fozio (π 408)
e la Suda (π 668), Frinico avrebbe fatto menzione, nel Monotropos, del culto
dedicato alle figlie del leggendario re ateniese Eretteo, venerate in tutto il
territorio dell Attica con l’epiteto di παρθένοι Ύακινθίδες.
Interpretazione Fa brevità della citazione e la mancanza di una contestua-
lizzazione del frammento da parte dei testimoni non permettono di chiarire
le ragioni che indussero Frinico a fare menzione, nel Monotropos, del culto
delle Vergini Giacinzie.
Ύακινθίδες Fa vicenda di Eretteo e delle sue figlie muove dall’antefatto
della celebre disputa tra Atena e Poseidone per il controllo deU’Attica, conclu-
sasi - com’è noto - con la vittoria della dea. Generazioni più tardi, il semidio
Eumolpo, re di Tracia, deciso a vendicare l’onta subita dal padre Poseidone,
mosse guerra contro Atene, allora governata da Eretteo, che, per difendere il
proprio regno, acconsentì a immolare la maggiore delle sue figlie, così come
vaticinatogli da Apollo. Il sacrificio avvenne, ma, in virtù di un patto di sangue
stipulato all’insaputa del padre, anche le altre Eretteidi si tolsero la vita, per
solidarietà con l’eroica sorella: sul mito delle Eretteidi cfr. R. Engelmann, s. v.
Erechtheus, in: LGRM 1.1, p. 1298.3-43. Il culto delle vergini Giacinzie è stato
spesso definito dai moderni come ‘nazionalistico’ (sulla questione vd. ora
Sonnino 2010, pp. 110-113), in quanto strettamente legato a un episodio della
saga mitologica ateniese che - se si escludono il perduto Erechtheus di Euripide
(cfr. TrGF Vi, pp. 391-4 1 8208) e l’omonima pièce rappresentata alle Dionisie
del 368 a. C. (forse) dal commediografo Anassandride (cfr. Anaxandr. test. *5.4,
in PCG Π, p. 237) - fu ignorato dal dramma attico (in ambito latino, autore
di una tragedia intitolata Erechtheus fu Ennio: cfr. Vahlen 1903, pp. 140-141;
Jocelyn 1967, pp. 281-283).

208 Fa messinscena del dramma viene collocata dai moderni nel 423/2 a. C. (cfr. Sonnino
2010, pp. 27-34, in particolare, vd. pp. 31-34) ovvero in una data orientativa com-
presa tra il 421 e il 412 a. C. (cfr. Cropp/Fick 1985, pp. 70, 78). Per una ricostruzione
del plot della tragedia euripidea vd. ora Sonnino 2010, pp. 34-36.
 
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