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Phrynichus; Stama, Felice [Hrsg.]
Fragmenta comica (FrC) ; Kommentierung der Fragmente der griechischen Komödie (Band 7): Frinico: introduzione, traduzione e commento — Heidelberg: Verlag Antike, 2014

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https://doi.org/10.11588/diglit.53735#0362
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358

Phrynichos

Contesto della citazione II frammento è tramandato nel IV libro dell’ Onoma-
sticon di Polluce, all’interno di un lungo elenco di nomi di malattie (νοσημάτων
ονόματα: §§ 184-207), come esempio dell’impiego del termine κοιλοφθαλμία.
κοιλοφθαλμίαν II vocabolo - un composto nominale derivato dall’ag-
gettivo κοιλόφθαλμος (“che ha gli occhi infossati”; cfr. LSJ, s. v., p. 967: «hollcrw-
eyed»), a sua volta formato sulla base dell’aggettivo κοίλος (“incavato”, “sca-
vato”) e del sostantivo οφθαλμός (“occhio”) - è un hapax in letteratura (il che,
secondo Schmid [1946, p. 141 n. 2], farebbe del sostantivo un conio del poeta).
Per il termine, gli ultimi editori rinviano al contesto del fr. 319 incertae fabulae
di Gratino, in cui il verbo denominale κοιλοφθαλμιάω (“avere le occhiaie”; cfr.
LSJ, s. v., p. 967: «have sunken eyes»), insieme a ύδατοπωτέω (“bere acqua”; su
tale verbo vd., supra, ad fr. 74.2), è impiegato con ogni probabilità per descri-
vere un ποιητής (così interpretava il frammento Kock [CAPI, p. 97], che sug-
geriva di assegnare la citazione alla Pytine). Fuori dall’ambito comico, il verbo
è attestato soprattutto nella trattatistica medica (cfr., e.g., Galen., De sanitate
tuenda libri VI, VI, p. 444.6 Kuhn; Aèt. 34.13 [= p. 123.12 Daremberg - Ruelle];
Orib. Ine. 26. 1.5, Libri ad Eunapium I. 13. 6.4 [= CMG VI.2.2, p. 118.7, CMG
VI.3, p. 329.34 Ràder]). Quanto all’aggettivo corrispondente κοιλόφθαλμος,
esso ricorre per la prima volta in X. Eq. 1. 9; cfr. poi, e.g., Arist. Phgn. 81 lb.25.

fr. 83 (78 K.)
Poli. III. 45 [FS, A, BC]
γήμαι δ’ επί τού άνδρός λέγεται, γήμασθαι δ’ επί τής γυναικός, οΰ γαμηθήναι. ό δε
μέλλων γαμεϊν μελλονύμφιος ύπ’ ένίων έκλήθη, ώς υπό Φρυνίχου τού κωμικού,
καί (ύπ’ ένίων — καί om. BC) ή μέλλουσα γαμείσθαι μελλονύμφη
e si dice gémai (= “prendere in moglie”) per l’uomo, mentre per la donna (si usa)
gemasthai (= “prendere marito”), non gamèthénai; e colui che sta per sposarsi è chia-
mato m elio ny mp hi o s (= “fidanzato”) da alcuni, come il poeta comico Frinico, e
colei che sta per maritarsi (è detta) mellonymphè (= “fidanzata”)
Bibliografia Lederlin/Hemsterhuys I, p. 289 n. 53; Meineke FCG ILI, p. 608
[Inc.fab. fr. xxii]; Meineke Ed.min., p. 240 [Inc.fab. fr. xxii]; Bothe PCGF, p. 221
[Inc.fab. fr. 22]; Haupt Opusc. II, p. 402; Kock CAPI, p. 389; Blaydes Adv. I,
p. 213; Edmonds FAC I, pp. 472-473 [fr. 78]; Kassel/Austin PCG VII, p. 428;
Storey FOC III, p. 79 [fr. 83]
Contesto della citazione II frammento è preservato da Polluce nella sezione
del III libro dell’ Onomasticon riservata alla discussione sul nome γάμος (“ma-
trimonio”) e sui vari termini ad esso strettamente connessi (§§ 44-45; a tale
 
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