7. Metrica
201
Nel secondo caso (fr. 161 K.-A.), la sequenza (θμ) è la stessa cui si riferiva
Eliodoro, mentre nel primo e nel terzo (frr. 94 e 280 K.-A.) è presente κμ.
Dopo l’ultimo dei suoi esempi, Efestione discute specificamente anche
della forma έλήλυμεν, attesta che essa si trova impiegata anche in altri metri
e cita, per questo, due versi del tragediografo Acheo (TrGF I 20 F 24+43):
nel primo è impiegata la forma έλήλυμεν, nel secondo, in maniera analoga
(ακολούθως), έλήλυτε310. Il perfetto έλήλυμεν è presente solo nel fr. 253 K.-A.
(Cheirónes) di Gratino e nel primo dei due versi di Acheo; normale in attico è
la forma έληλύθαμεν, v. ad es. Xen. Cyr. VI 1.14, Plat. Rp. 445 b 6; in composti,
v. ad es. διεληλύθαμεν (Xen. An. VI 5.20, Oec. VI 2.3, Plat. Crii. 48b 4, Phaed.
114c 7), συνελήλυθαμεν (Xen. Oec. X 4.4 ecc.). Non è documentato il perfetto
έλήλυθμεν menzionato da Eliodoro, v. Schwyzer II, p. 769 e n. 7.
T3
(fr. 235 K.-A., *Trophdnios)
Ench. VIII 2 (περί άναπαιστικοΰ), p. 24 (20)—25 (1-2/6-8) Consbr.
Έπισημότατον δέ έν αύτώ έστι τό τετράμετρον καταληκτικόν εις συλλα-
βήν, το καλούμενον Άριστοφάνειον [...] κέκληται δέ Άριστοφάνειον ούκ
Άριστοφάνους αύτό εύρόντος πρώτου, έπε'ι καί παρά Κρατίνω έστί (fr. 235
K.-A., *Trophdnios311')
χαίρετε δαίμονες, οΐ Λεβάδειαν Βοιώτιον ούθαρ άρούρης
αλλά διά τό τον Άριστοφάνην πολλω αύτώ κεχρήσθαι.
Notevolissimo in questo (i. e. nel metro anapestico) è il tetrametro catalettico
in syllabum, quello chiamato aristofaneo [...] ed è stato chiamato aristofaneo
non perchè Aristofane ne fu il primo inventore, poiché c’è anche in Gratino
χαίρετε δαίμονες, οΐ Λεβάδειαν Βοιώτιον ούθαρ άρούρης,
ma perché Aristofane ne ha fatto grande utilizzo.
Interpretazione All’inizio del capitolo περί άναπαιστικοΰ (Vili), dopo una
discussione sulle soluzioni e i differenti modi un cui può terminare un anapesto
(Vili 1), Efestione introduce la menzione del tetrametro anapestico catalettico,
attesta la sua denominazione di aristofaneo e cita per questo un verso delle
Nuvole (962): δτ’ έγώ τα δίκαια λέγων ήνθουν καί σωφροσύνη ’νενόμιστο; il
frammento di Gratino è citato nella pericope seguente per esemplificare che
310 Άλλως τε καί τό έλήλυμεν έδείξαμεν καί έν αλλοις μέτροις συνήθως αύτοϊς
λεγόμενον, ώς παρά Άχαίω έν Κύκνω ‘Κύκνου δέ πρώτα προς δόμους έλήλυμεν’,
παρ’ ώ καί τό δεύτερόν έστιν ακολούθως πρόσωπον ‘τοιοϋδε φωτός προς δόμους
έλήλυτε’. Su questo passo di Efestione, v. van Ophuijsen 1987, p. 45.
311 Per la possibile attribuzione del frammento al Trophdnios. cfr. p. 138.
201
Nel secondo caso (fr. 161 K.-A.), la sequenza (θμ) è la stessa cui si riferiva
Eliodoro, mentre nel primo e nel terzo (frr. 94 e 280 K.-A.) è presente κμ.
Dopo l’ultimo dei suoi esempi, Efestione discute specificamente anche
della forma έλήλυμεν, attesta che essa si trova impiegata anche in altri metri
e cita, per questo, due versi del tragediografo Acheo (TrGF I 20 F 24+43):
nel primo è impiegata la forma έλήλυμεν, nel secondo, in maniera analoga
(ακολούθως), έλήλυτε310. Il perfetto έλήλυμεν è presente solo nel fr. 253 K.-A.
(Cheirónes) di Gratino e nel primo dei due versi di Acheo; normale in attico è
la forma έληλύθαμεν, v. ad es. Xen. Cyr. VI 1.14, Plat. Rp. 445 b 6; in composti,
v. ad es. διεληλύθαμεν (Xen. An. VI 5.20, Oec. VI 2.3, Plat. Crii. 48b 4, Phaed.
114c 7), συνελήλυθαμεν (Xen. Oec. X 4.4 ecc.). Non è documentato il perfetto
έλήλυθμεν menzionato da Eliodoro, v. Schwyzer II, p. 769 e n. 7.
T3
(fr. 235 K.-A., *Trophdnios)
Ench. VIII 2 (περί άναπαιστικοΰ), p. 24 (20)—25 (1-2/6-8) Consbr.
Έπισημότατον δέ έν αύτώ έστι τό τετράμετρον καταληκτικόν εις συλλα-
βήν, το καλούμενον Άριστοφάνειον [...] κέκληται δέ Άριστοφάνειον ούκ
Άριστοφάνους αύτό εύρόντος πρώτου, έπε'ι καί παρά Κρατίνω έστί (fr. 235
K.-A., *Trophdnios311')
χαίρετε δαίμονες, οΐ Λεβάδειαν Βοιώτιον ούθαρ άρούρης
αλλά διά τό τον Άριστοφάνην πολλω αύτώ κεχρήσθαι.
Notevolissimo in questo (i. e. nel metro anapestico) è il tetrametro catalettico
in syllabum, quello chiamato aristofaneo [...] ed è stato chiamato aristofaneo
non perchè Aristofane ne fu il primo inventore, poiché c’è anche in Gratino
χαίρετε δαίμονες, οΐ Λεβάδειαν Βοιώτιον ούθαρ άρούρης,
ma perché Aristofane ne ha fatto grande utilizzo.
Interpretazione All’inizio del capitolo περί άναπαιστικοΰ (Vili), dopo una
discussione sulle soluzioni e i differenti modi un cui può terminare un anapesto
(Vili 1), Efestione introduce la menzione del tetrametro anapestico catalettico,
attesta la sua denominazione di aristofaneo e cita per questo un verso delle
Nuvole (962): δτ’ έγώ τα δίκαια λέγων ήνθουν καί σωφροσύνη ’νενόμιστο; il
frammento di Gratino è citato nella pericope seguente per esemplificare che
310 Άλλως τε καί τό έλήλυμεν έδείξαμεν καί έν αλλοις μέτροις συνήθως αύτοϊς
λεγόμενον, ώς παρά Άχαίω έν Κύκνω ‘Κύκνου δέ πρώτα προς δόμους έλήλυμεν’,
παρ’ ώ καί τό δεύτερόν έστιν ακολούθως πρόσωπον ‘τοιοϋδε φωτός προς δόμους
έλήλυτε’. Su questo passo di Efestione, v. van Ophuijsen 1987, p. 45.
311 Per la possibile attribuzione del frammento al Trophdnios. cfr. p. 138.