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Bianchi, Francesco Paolo; Cratinus
Fragmenta comica (FrC) ; Kommentierung der Fragmente der griechischen Komödie (Band 3,2): Cratino: Archilochoi - Empipramenoi (frr.1-68) : introduzione, traduzione, commento — Heidelberg: Verlag Antike, 2016

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https://doi.org/10.11588/diglit.63085#0018
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ΆΡΧίλοΧ°ι

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era pronunciato da Omero, il quale doveva naturalmente esprimersi in esame-
tri, il ‘suo metro’ e che, quindi, l’agone degli Archilochoi fosse omeoritmico.
Un indizio in questo senso potrebbe essere il fr. 7 K.-A., forse parte dell’ode
della commedia e in esametri: i sostenitori di Omero che parlavano per primi
decretavano il tipo di metro che si sarebbe utilizzato (Whittaker 1935, p. 186).
Un’ipotesi differente è quella di Kugelmeier 1996, pp. 181-185, secondo cui
le parole di Diogene Laerzio (v. supra) (Κρατίνος) τους περί "Ομηρον κοό
Ησίοδον έπαινών (un giudizio elogiativo) non possono in alcun modo rife-
rirsi ad un gruppo di poeti destinati a perdere (il semicoro di sostenitori di
Omero secondo Whittaker), ma indicano invece, “dafi Homer, Hesiod und
ihre Gefolgsleute [...] einen Teilnehmer des Agon unterstiitzen” (p. 183 s.);
di conseguenza, Kugelmeier ritorna all’ipotesi Αρχίλοχοι = poeti maldicenti
(Meineke, v. supra)6 e pensa, in particolare, che tutti i poeti rappresentino
la tradizione archilochea (“alle beteiligten Dichter gleichermafien in die
Tradition des parischen Meisters”, p. 184) e quindi nell’agone “Homer und
Hesiod kònnten dabei als Autoritàten auftreten, die Archilochos unterstiitzen.
Als Gegner kònnte man sich [...] neumodische Dichter von der Art des bei
Kratinos òfter als weichlicher Neuerer angegriffenen Gnesippos vorstellen”
(p. 184 s.; su Gnesippo cfr. fr. 17.2, p. 121 s.). Tuttavia non vi è alcuna te-
stimonianza a noi nota della presenza di Gnesippo o altri poeti simili negli
Archilochoi e il fr. 6 indica abbastanza evidentemente una contrapposizione
tra Archiloco e Omero, difficilmente spiegabile (e non spiegata, di fatto, da
Kugelmeier) se Omero (ed Esiodo) avessero preso le parti del poeta di Paro;
oltre a ciò, il participio έπαινών potrebbe riferirsi ad un giudizio di Gratino, ma
potrebbe anche essere un’inserzione personale di Diogene Laerzio (e, inoltre,
si deve tenere conto della incerta valenza di σοφισταί in Gratino, che potrebbe
anche essere negativa, v. infra, fr. 2 K.-A.).
Per commedie di argomento letterario, il parallelo più ovvio sono le Rane
di Aristofane (Eschilo vs Euripide), ma si possono richiamare anche probabil-
mente gli Hèsiodoi di Teleclide (v. Bagordo 2013, pp. 117-121) e il Gèrytadès
di Aristofane (v. in part. fr. 156 K.-A.), cfr. in part. su questa tematica von
Scheliha 19872, cap. 4, pp. 107-149 e Cavalli 1999 (per i modelli delle Rane).
Sulla base del confronto con Rane e Gèrytadès si può immaginare che ci fosse
una catabasi e quindi una Unterweltszene e che l’oltretomba costituisse come
nelle Rane lo sfondo dell’agone poetico; ma non si può d’altra parte escludere

6 Così Kugelmeier 1996, p. 184 (a proposito dell’ipotesi di Meineke): “das hiefie, dafi
der Name des lambographen gleichsam metaphorisch auf Dichter ,seines Schlages'
ùbertragen zu denken ist, die sich seiner Dichtung und seinen aus ihr herausgele-
senen angeblichen Charakterzugen entsprechend verhalten”.
 
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