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Phrynichus; Stama, Felice [Hrsg.]
Fragmenta comica (FrC) ; Kommentierung der Fragmente der griechischen Komödie (Band 7): Frinico: introduzione, traduzione e commento — Heidelberg: Verlag Antike, 2014

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https://doi.org/10.11588/diglit.53735#0113
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Κωμασταί

109

di tali argomenti, Geissler intravedeva nella caratterizzazione di Lespodia
come individuo πολεμικός contenuta nel fr. 17 un implicito riferimento ai
fatti del 414 a. C. e, quindi, alla sua elezione alla strategia in quell’anno.* * * 108 E
tuttavia tale ricostruzione, oltre a risultare eccessivamente forzata a soste-
gno dell’ipotesi bergkiana, è stata esposta, nel corso degli studi, ad alcune
valide obiezioni: «πολεμικός» - annotava, per es., G. Kaibel (ap. PCG VII,
p. 403) - «poterai Laespodias etiam antequam magistratu iniret et esse et
appellari»; ovvero - come argomentava Brandes (1886, pp. 35-37) - la battuta
su Lespodia sarebbe risultata più pertinente in un dramma rappresentato dopo
l’impresa navale del 414 a. C. (su queste basi, Brandes suggeriva dunque di
assegnare la messinscena dei Kdmastai alle Lenee ovvero alle Dionisie del
413 a. C.: vd., infra, ad Data). In conclusione, il fr. 17 non sembra offrire un
riscontro decisivo all’ipotesi di Bergk e, pertanto, fino a prova contraria, le
due commedie andranno considerate come fabulae cognomines e nulla più.109
Data La menzione di Lespodia come uomo “bellicoso” nel fr. 17 potrebbe
essere stata ispirata al commediografo dal su ricordato raid navale compiuto
nella tarda estate del 414 a. C.: perché tale battuta non perdesse la sua efficacia,

Ath. 44), e, quindi, «non [...] prima dell’antesterione (febbraio-marzo), ma nulla im-
pedisce che, specie nei tempi di guerre o di torbidi, fossero ritardate d’alcuni mesi»
(De Sanctis 1924, p. 305 [= 1970, p. 66]): sull’argomento vd. Hamel 1998, pp. 14-15.
108 Su Lespodia come στρατηγός per l’anno 414/3 a. C. vd. Meineke FCG I, p. 129
(cfr. inoltre FCG ILI, p. 455); Fornara 1971, pp. 64-65; Katz 1976, p. 356 con n.
9; Sommerstein 1987, p. 302 [ad Av. 1569]; Develin 1989, p. 153; Dunbar 1995,
pp. 716-717 [ad Av. 1567-9]; Hamel 1998, p. 145 [ad nr. 17]; Totaro 1998, p. 166
con n. 48 (vd. anche Totaro 2006, p. 282 n. 326).
109 Sulla fondatezza della ricostruzione bergkiana un certo scetticismo hanno mostrato,
nel corso degli studi, anche Klein 1865, p. 74; Gilbert 1877, p. 265 n. 25; Briel
1887, pp. 56-57 n.l; van Leeuwen 1888, p. 256 n. 1 (cfr. inoltre van Leeuwen 1902,
p. xi n. 2); Zelle 1892, p. 51 n. 39; Kaibel 1894, p. 1819.46-51; Rogers 1906, p. vii;
Breitenbach 1908, p. 15 n. 21; Kann 1909, pp. 35-36; Schmid 1946, pp. 140,142-143;
Blum 1977, p. 86 n. 168 [= 1991, p. 82 n. 148]; Mastromarco 1978, p. 30 con n. 18;
Halliwell 1991, p. 61 n. 52; Totaro 1998, pp. 136-137, il quale, tuttavia, non chiude
aprioristicamente le porte all’ipotesi di una ‘collaborazione’ tra Frinico e Amipsia,
«soprattutto alla luce del dato oggettivo, e sorprendente, che di quella commedia
vittoriosa [= i Kdmastai di Amipsia] non è sopravvissuta alcuna informazione,
salvo quella del suo successo dionisiaco [...]. E le attestazioni, per quanto scar-
se, di rapporti professionali o vere e proprie forme di ‘collaborazione’ tra i poeti
dell’antica commedia attica non permettono di escludere che Amipsia possa aver
effettivamente presentato in concorso un dramma scritto da Frinico».
 
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