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Bianchi, Francesco Paolo; Cratinus
Fragmenta comica (FrC) ; Kommentierung der Fragmente der griechischen Komödie (Band 3,1): Cratino: introduzione e testimonianze — Heidelberg: Verlag Antike, 2017

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https://doi.org/10.11588/diglit.63084#0045
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3. Tradizione e ricezione

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mente al libro, pochissimo richiesto, e perciò riprodotto in rari esemplari
copiati senza troppa accuratezza e difficili da reperire” (Lomiento 2001, p. 234).
Una circolazione orale dei testi, dopo la pubblicazione coincidente con la
messa in scena, appare da alcune notizie di cui disponiamo:
1. la verisimile esistenza di repliche, oltre che di prime, in occasione delle
Dionisie rurali, tra dicembre e gennaio, come appare dal fatto che in Attica
nel V-IV sec. a. C. sono documentati circa quattordici edifici teatrali più o
meno regolarmente attivi64, “un numero così alto di teatri [che] si giustifica
solo se immaginiamo che in essi avessero luogo con una certa regolarità
rappresentazioni non solo di prime, ma anche di repliche di tragedie e
commedie” (Mastromarco 2006, p. 147 s., cfr. in generale pp. 147-149 per
altri indizi di repliche alle Dionisie rurali);
2. la prassi di recitare parti corali, monodie e rheseis sia tragiche che comiche
in ambito simposiale, dove, nel corso del V sec. a. C., i testi teatrali avevano
progressivamente sostituito l’esecuzione dei brani di poeti lirici, conside-
rati fuori moda65; locus classicus specifico per Gratino è una testimonianza
di Aristofane (Eq. 529 s.) che attesta la celebrità nei simposi di due odi del
rivale (cfr. test. 9 K.-A.) e che rappresenta la fonte più antica in nostro
possesso per due frammenti.
A ciò si possono aggiungere:
3. l’esistenza di repliche di un παλαιόν δράμα nel IV secolo, dal 340/339 a. C.
e più stabilmente dal 312/311 a.C., v. IG II2 2318, col. XII, rr. 316-318,
anche se si trattava forse di commedie “non [di] autori dell’ archaia, ma
[di] autori del passato più recente” (Perrone 2011, p. 150 n. 3, cfr. Summa
2008, Millis-Olson 2012, p. 57 s.);
4. la memoria dei cittadini, i quali dovevano conoscere a memoria brani anche
molto estesi dei drammi, sia per aver ricoperto il ruolo di coreuti (Sedgwick
1947, p. 6 s.) sia perché la conoscenza mnemonica appare più sviluppata
in società in cui la scrittura non sia ancora del tutto affermata (Harriott
1962, p. 2.). Per quest’ultimo punto si possono menzionare le denunce di
plagio tra i commediografi, le quali avvenivano “dinanzi a un pubblico
che, per verificare la plausibilità di questo tipo di accuse, doveva basarsi
principalmente sul ricordo delle rappresentazioni a cui aveva assistito nei

64 V. Ghiron-Bistagne 1976, pp. 86-97, Whitehead 1986, pp. 215-222, Pickard-Cam-
bridge 1968, pp. 57-125.
65 V. Eupol. fr. 148 K.-A. (Heilotes) con Storey 2003, p. 179 e fr. 398 K.-A. (ine. fab.)
con Olson 2014, pp. 163-165.
 
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