6. Lingua e stile
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βακχευτής. λέγεται δέ καί ό Πάν. Κρατΐνος οίον κτλ.; la sua unica altra
testimonianza è in Corn. 30, p. 59, 3 L., dove è epiteto di Dioniso;
8. δίλογχος, fr. 85 K.-A. (Thraittai). L’unica altra occorrenza è in Aesch. Ag.
643 δίλογχον άτην, v. Fraenkel 1950, II p. 642;
9. δυσθαλής fr. 443 K.-A. (ine. fab.), tràdito da Hsch. δ 2578. L’unica altra
attestazione è in Athen. IX 393a che tramanda un frammento di Alessandro
di Mindo (fr. 16 Wellmann), riferito alla descrizione della όρτυγομήτρα, e,
poiché nel medesimo passo di Ateneo, subito prima, è citato un frammento
di Gratino (264 K.-A., Cheirónes), è ipotesi di Schweighaeuser (Animadv.
voi. V, p. 162 s.) che anche il frammento incertae sedis 443 K.-A. potesse
appartenere alla medesima commedia;
10. θηλάστρια, fr. 459 K.-A. (ine. fab.). Il frammento è tràdito da Phot, θ 157
che attesta un valore particolare per Gratino: θηλάστριαν· ήν θηλάσεταί
τις ιδίως, ούτως Κρατΐνος; nel significato di nutrice, θηλάστρια è do-
cumentato da Hsch. Θ 84 che ne riferisce un utilizzo nell’Alexandros di
Sofocle (fr. 98 R.) e da Poli. Ili 50 che ne richiama l’impiego in Eupol. fr. 455
K.-A. (ine. fab.), su cui v. Olson 2014, p. 222. Per l’occorrenza di Gratino, v.
Meineke FCGILI, p. 200 secondo cui è possibile che “Cratinum θηλάστρια
singulari quodam modo dixisse de pupilla infante, quam mater lactat, ήν
θηλάζεται τις, vulgari usu postulante ut ipsa mater vel nutrix θηλάστρια
dicatur. Neque tamen id temere ausus est Cratinus, quum etiam θηλάζειν
et lactendi et lactandi significationem habet. Similiteri τρόφιμος et τροφός
dicitur et de eo qui nutrii et qui nutritur”;
11. μάσμα, fr. 469 K.-A. (ine. fab.). Unica altra occorrenza nota in Plat. Crat.
421b;
12. μονόμματος, fr. 156 K.-A. (Odyssès). L’aggettivo è usato per descrivere il
Ciclope, come riporta il testimone Phryn. ecl. 107; altre attestazioni sono:
a) Ale. Mess. AP XI 12, v. 3 = 3, v. 3 G.-P., che lo impiega per designare
antonomasticamente il monarca Filippo (‘A. relates Philip to thè Cyclops
on account of his bestiai behaviour, not of his physical defeets, but prob-
ably remembered that Philip II had lost an eye at Methone”, Gow-Page
1965, p. 11);
b) Strab. I 2, 35 e VII 3, 6 che, nell’ambito di una elencazione di popolazioni
fantastiche nominate dai poeti, riferisce, in entrambi i passi, che Eschilo
aveva menzionato Κυνοκεφάλους καί Στερνοφθάλμους καί Μονομμάτους
(Aesch. fr. 431 R. [ine. fab.], v. Radt 1985, p. 450 s.);
13. πολύμιτος, fr. 481 K.-A. (ine. fab.). ‘Many-threaded’ (GE s. v.), attestato
ancora solamente in Aesch. Suppl. 432 πολυμίτων πέπλων, dove la sintassi
del verso non risulta chiara e il valore dell’aggettivo può verisimilmente
essere quello di “fine-woven” (Friis Johansen-Whittle 1980, II p. 337 s.);
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βακχευτής. λέγεται δέ καί ό Πάν. Κρατΐνος οίον κτλ.; la sua unica altra
testimonianza è in Corn. 30, p. 59, 3 L., dove è epiteto di Dioniso;
8. δίλογχος, fr. 85 K.-A. (Thraittai). L’unica altra occorrenza è in Aesch. Ag.
643 δίλογχον άτην, v. Fraenkel 1950, II p. 642;
9. δυσθαλής fr. 443 K.-A. (ine. fab.), tràdito da Hsch. δ 2578. L’unica altra
attestazione è in Athen. IX 393a che tramanda un frammento di Alessandro
di Mindo (fr. 16 Wellmann), riferito alla descrizione della όρτυγομήτρα, e,
poiché nel medesimo passo di Ateneo, subito prima, è citato un frammento
di Gratino (264 K.-A., Cheirónes), è ipotesi di Schweighaeuser (Animadv.
voi. V, p. 162 s.) che anche il frammento incertae sedis 443 K.-A. potesse
appartenere alla medesima commedia;
10. θηλάστρια, fr. 459 K.-A. (ine. fab.). Il frammento è tràdito da Phot, θ 157
che attesta un valore particolare per Gratino: θηλάστριαν· ήν θηλάσεταί
τις ιδίως, ούτως Κρατΐνος; nel significato di nutrice, θηλάστρια è do-
cumentato da Hsch. Θ 84 che ne riferisce un utilizzo nell’Alexandros di
Sofocle (fr. 98 R.) e da Poli. Ili 50 che ne richiama l’impiego in Eupol. fr. 455
K.-A. (ine. fab.), su cui v. Olson 2014, p. 222. Per l’occorrenza di Gratino, v.
Meineke FCGILI, p. 200 secondo cui è possibile che “Cratinum θηλάστρια
singulari quodam modo dixisse de pupilla infante, quam mater lactat, ήν
θηλάζεται τις, vulgari usu postulante ut ipsa mater vel nutrix θηλάστρια
dicatur. Neque tamen id temere ausus est Cratinus, quum etiam θηλάζειν
et lactendi et lactandi significationem habet. Similiteri τρόφιμος et τροφός
dicitur et de eo qui nutrii et qui nutritur”;
11. μάσμα, fr. 469 K.-A. (ine. fab.). Unica altra occorrenza nota in Plat. Crat.
421b;
12. μονόμματος, fr. 156 K.-A. (Odyssès). L’aggettivo è usato per descrivere il
Ciclope, come riporta il testimone Phryn. ecl. 107; altre attestazioni sono:
a) Ale. Mess. AP XI 12, v. 3 = 3, v. 3 G.-P., che lo impiega per designare
antonomasticamente il monarca Filippo (‘A. relates Philip to thè Cyclops
on account of his bestiai behaviour, not of his physical defeets, but prob-
ably remembered that Philip II had lost an eye at Methone”, Gow-Page
1965, p. 11);
b) Strab. I 2, 35 e VII 3, 6 che, nell’ambito di una elencazione di popolazioni
fantastiche nominate dai poeti, riferisce, in entrambi i passi, che Eschilo
aveva menzionato Κυνοκεφάλους καί Στερνοφθάλμους καί Μονομμάτους
(Aesch. fr. 431 R. [ine. fab.], v. Radt 1985, p. 450 s.);
13. πολύμιτος, fr. 481 K.-A. (ine. fab.). ‘Many-threaded’ (GE s. v.), attestato
ancora solamente in Aesch. Suppl. 432 πολυμίτων πέπλων, dove la sintassi
del verso non risulta chiara e il valore dell’aggettivo può verisimilmente
essere quello di “fine-woven” (Friis Johansen-Whittle 1980, II p. 337 s.);