270
Introduzione
Fr. 330
άπόδυθι την στολήν
Fr. 331
θράττει με τούνύπνιον
Fr. 332
ροθίαζε κάνάπιπτε
-k-Z—ο—ο
Fr. 333
ΰλιζε τάς ρίνας
Fr. 340
άξιος λαβεϊν ό μισθός
Parti di trimetri giambici?
Fr. 344 K.-A. (ine. fab.)
κοκκύζειν τον άλεκτρυόν’ ούκ ανέχονται.
--<7 <7-Ο -
Esametro, con un’integrazione <——> ad inizio verso e incisione maschile
dopo κοκκύζειν (meno probabile inserire le ultime due sillabe finali <——>
dopo άνέχονται, perchè in questo caso verrebbe a mancare una delle incisioni
principali), ovvero tetrametro anapestico catalettico, cfr. Kock CAPI, p. 103:
“ex versu anapaestico excerptum videtur”.
Fr. 346 K.-A. (inc.fab.')
ύπό δ’ Ήρακλέους πεινώντος άγει
καί σκώπτοντος ταύτα f ού βιωτόν έστι
--1--
“Neque verba neque metrum satis expedirepossum”, Porson 1824, p. Ixii (con,
in aggiunta, la proposta συοβοιωτών al v. 2, per il confronto con il fr. 77 K.-A.
[Ihraittai]). Per le differenti possibilità di lettura proposte, v. Kassel-Austin
PCGTV, p. 290 s., il cui testo si può intendere come una sequenza di due dimetri
anapestici, con l’esclusione della pericope finale successiva alla crux, il cui
andamento sembra essere giambico o trocaico.
Secondo Kock CAPI, p. 103 il frammento sarebbe di provenienza parabati-
ca, in tetrametri anapestici e si può restituire come segue: ύπό δ’ Ήρακλέους
πεινώντος άεί λαιμάττοντός τε [βόεια]/ούκ έστι βιωτόν έτ’ [άνθρώποις];
analogamente Luppe 1967, ρ. 399 che propone: ύπό δ’ Ήρακλέους πεινώντος
Introduzione
Fr. 330
άπόδυθι την στολήν
Fr. 331
θράττει με τούνύπνιον
Fr. 332
ροθίαζε κάνάπιπτε
-k-Z—ο—ο
Fr. 333
ΰλιζε τάς ρίνας
Fr. 340
άξιος λαβεϊν ό μισθός
Parti di trimetri giambici?
Fr. 344 K.-A. (ine. fab.)
κοκκύζειν τον άλεκτρυόν’ ούκ ανέχονται.
--<7 <7-Ο -
Esametro, con un’integrazione <——> ad inizio verso e incisione maschile
dopo κοκκύζειν (meno probabile inserire le ultime due sillabe finali <——>
dopo άνέχονται, perchè in questo caso verrebbe a mancare una delle incisioni
principali), ovvero tetrametro anapestico catalettico, cfr. Kock CAPI, p. 103:
“ex versu anapaestico excerptum videtur”.
Fr. 346 K.-A. (inc.fab.')
ύπό δ’ Ήρακλέους πεινώντος άγει
καί σκώπτοντος ταύτα f ού βιωτόν έστι
--1--
“Neque verba neque metrum satis expedirepossum”, Porson 1824, p. Ixii (con,
in aggiunta, la proposta συοβοιωτών al v. 2, per il confronto con il fr. 77 K.-A.
[Ihraittai]). Per le differenti possibilità di lettura proposte, v. Kassel-Austin
PCGTV, p. 290 s., il cui testo si può intendere come una sequenza di due dimetri
anapestici, con l’esclusione della pericope finale successiva alla crux, il cui
andamento sembra essere giambico o trocaico.
Secondo Kock CAPI, p. 103 il frammento sarebbe di provenienza parabati-
ca, in tetrametri anapestici e si può restituire come segue: ύπό δ’ Ήρακλέους
πεινώντος άεί λαιμάττοντός τε [βόεια]/ούκ έστι βιωτόν έτ’ [άνθρώποις];
analogamente Luppe 1967, ρ. 399 che propone: ύπό δ’ Ήρακλέους πεινώντος