Test. 45
401
Un’alternativa è che l’intero primo distico sia una citazione di Gratino,
come propongono Meineke FCG ed. min. I, p. 41, Kock CAFI, p. 74 e Zielinski
1885, p. 318 n. 2* * 555 che richiama l’associazione di esametro e giambo negli asin-
arteti di Archiloco (ad es. esametro e dimetro giambico nel fr. 193 W.2)556, che
Gratino potrebbe aver imitato; l’esametro è un metro ben attestato in Gratino,
così come anche alcuni asinarteti archilochei (v. pp. 208-211) e, quindi, questa
ipotesi non è forse da escludere, cfr. Pieters 1946, p. 183557 558.
Per la tradizione, il solo primo distico è riportato anche da Zenob. Ath. II53
= vulg. VI 22, mentre il v. 2 è citato ancora da Hor. epist. 119,1-3 prisco si credis,
Maecenas docte, Gratino, / nulla piacere diu nec vivere carmina possuntj quae
scribuntur aquae potoribus5^ e poi in diverse fonti lessicografiche e paremio-
grafìche (Phot, υ 27 = Sud. υ 53 = Apost. XVII 52 = Arsen. LI 42, ma con la
variante ύδωρ δέ πίνων χρηστόν ούδέν αν τέκοις, presente anche in Athen. II
39c, che riporta l’intero epigramma) e diventa esemplificativo della polemica
“fra i sostenitori della lucida e fredda raffinatezza poetica dei contemporanei, i
cosiddetti aquae potores, e coloro che vagheggiavano la sanguigna ispirazione
degli antichi, cioè i bevitori di vino” (Tosi 1991, p. 347 n. 741 con ulteriore
bibliografia, cfr. anche Imperio 2004, pp. 210-213).
Sono possibili alcune richiami a caratterizzazioni di Gratino presenti in
altre testimonianze: 1) al v. 4 ώδώδει potrebbe alludere ad Ar. Ach. 852 s.
όζων κακόν τών μασχαλών πατρός Τραγασαίου (cfr. test. 13 Κ.-Α.); 2) al ν.
5 μέγας εβρυεν potrebbe richiamare Ar. Eq. 530 οϋτως ήνθησεν εκείνος (cfr.
spiegherebbe anche il perché dell’uso del trimetro giambico in un verso dal tono
parabatico, cfr. n. precedente.
555 Così anche nelle edizioni di Ateneo di Kaibel (1887b, p. 91) e Gulick (1927, p. 171)
e in Edmonds FACI, p. 92 s.
556 Non è attestata in Archiloco una sequenza esametro + trimetro giambico, ma non è
escluso che ciò sia dovuto solo a motivi di trasmissione. Questa struttura è presente
in Hor. epod. 16 e potrebbe derivare dall’usus di Archiloco, come quella esametro
+ dimetro giambico utilizzata negli epodi 13 e 14. Orazio stesso dichiara Y imitatici
di contenuto e di metro di Archiloco in epist. I 19, vv. 23-25: Parios ego primus
iambos/ostendi Latio, numeros animosque secutus/ Archilochi.
557 Ambivalente la posizione di Biles 2014, p. 5 che propende per attribuire a Gratino
“thè ideas contained in thè entire first couplet”, ma, per la metrica, non esclude
“that thè Hellenistic poet can be credited with some manipulation of metrical
forni”.
558 Secondo Sens 2011, p. 329 non è escluso che la pericope nulla piacere diu [...]
carmina possunt “may have its origin in χαρίεντι, but nothing in thè epigram
accounts directly for nec vivere”.
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Un’alternativa è che l’intero primo distico sia una citazione di Gratino,
come propongono Meineke FCG ed. min. I, p. 41, Kock CAFI, p. 74 e Zielinski
1885, p. 318 n. 2* * 555 che richiama l’associazione di esametro e giambo negli asin-
arteti di Archiloco (ad es. esametro e dimetro giambico nel fr. 193 W.2)556, che
Gratino potrebbe aver imitato; l’esametro è un metro ben attestato in Gratino,
così come anche alcuni asinarteti archilochei (v. pp. 208-211) e, quindi, questa
ipotesi non è forse da escludere, cfr. Pieters 1946, p. 183557 558.
Per la tradizione, il solo primo distico è riportato anche da Zenob. Ath. II53
= vulg. VI 22, mentre il v. 2 è citato ancora da Hor. epist. 119,1-3 prisco si credis,
Maecenas docte, Gratino, / nulla piacere diu nec vivere carmina possuntj quae
scribuntur aquae potoribus5^ e poi in diverse fonti lessicografiche e paremio-
grafìche (Phot, υ 27 = Sud. υ 53 = Apost. XVII 52 = Arsen. LI 42, ma con la
variante ύδωρ δέ πίνων χρηστόν ούδέν αν τέκοις, presente anche in Athen. II
39c, che riporta l’intero epigramma) e diventa esemplificativo della polemica
“fra i sostenitori della lucida e fredda raffinatezza poetica dei contemporanei, i
cosiddetti aquae potores, e coloro che vagheggiavano la sanguigna ispirazione
degli antichi, cioè i bevitori di vino” (Tosi 1991, p. 347 n. 741 con ulteriore
bibliografia, cfr. anche Imperio 2004, pp. 210-213).
Sono possibili alcune richiami a caratterizzazioni di Gratino presenti in
altre testimonianze: 1) al v. 4 ώδώδει potrebbe alludere ad Ar. Ach. 852 s.
όζων κακόν τών μασχαλών πατρός Τραγασαίου (cfr. test. 13 Κ.-Α.); 2) al ν.
5 μέγας εβρυεν potrebbe richiamare Ar. Eq. 530 οϋτως ήνθησεν εκείνος (cfr.
spiegherebbe anche il perché dell’uso del trimetro giambico in un verso dal tono
parabatico, cfr. n. precedente.
555 Così anche nelle edizioni di Ateneo di Kaibel (1887b, p. 91) e Gulick (1927, p. 171)
e in Edmonds FACI, p. 92 s.
556 Non è attestata in Archiloco una sequenza esametro + trimetro giambico, ma non è
escluso che ciò sia dovuto solo a motivi di trasmissione. Questa struttura è presente
in Hor. epod. 16 e potrebbe derivare dall’usus di Archiloco, come quella esametro
+ dimetro giambico utilizzata negli epodi 13 e 14. Orazio stesso dichiara Y imitatici
di contenuto e di metro di Archiloco in epist. I 19, vv. 23-25: Parios ego primus
iambos/ostendi Latio, numeros animosque secutus/ Archilochi.
557 Ambivalente la posizione di Biles 2014, p. 5 che propende per attribuire a Gratino
“thè ideas contained in thè entire first couplet”, ma, per la metrica, non esclude
“that thè Hellenistic poet can be credited with some manipulation of metrical
forni”.
558 Secondo Sens 2011, p. 329 non è escluso che la pericope nulla piacere diu [...]
carmina possunt “may have its origin in χαρίεντι, but nothing in thè epigram
accounts directly for nec vivere”.