ΆΡχίλοχοι
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maldicenti, litiganti o simili)3 4; 2) i titoli al plurale, al di là della loro forma,
indicano in realtà una pièce che trae il nome dal suo protagonista, v. Koerte
1922, col. 1650: “wie Όδυσσής die Odysseuskomòdie, Κλεοβουλΐναι die
Kleobulinenkomòdie, so bedeutet Αρχίλοχοι die Archilochoskomòdie und
entsprechend werden Διόνυσοι und Πλοΰτοι zu verstehen sein” (cfr. anche
Wilamowitz 1895,1 p. 56 n. 14 per l’utilizzo di forme plurali: “wie Άθήνοα und
Φίλιπποι die Stadi der Athena und des Philipp, Αίθνοα und Καμικοί (wie die
Titel uberliefert sind, wenn man genauer zusieht) die Tragòdien von Aitna und
Kamikos. Wahrscheinlich ist der plural fruher noch òfter verwandt worden”).
Lo stesso Koerte (ibid.) interpretava però differentemente dai precedenti il
plurale Cheirdnes in riferimento ai coreuti e la stessa interpretazione può va-
lere anche senz’altro per i PloutoP e probabilmente per gli altri titoli (v. n. 2).
Per l’idea di intitolare una commedia a partire dal nome di Archiloco, si
ricorda anzitutto il rapporto tra Gratino e Archiloco stabilito da alcune fonti
(Platon, diff. char., Proleg. de com. II, 1 p. 6 Koster = Gratin, test. 17 K.-A.); la
ripresa di almeno un asinarteto caratteristico del giambografo testimoniata
da Efestione, v. fr. 11 K.-A.; la presenza di altri metri così come di stilemi
archilochei in altri frammenti, v. Kassel-Austin PCGIV, p. 121. Inoltre, il ri-
chiamo esplicito ad Archiloco si motiva anche sia per la forte presenza del
giambografo in commedia, sia per il rapporto più volte sottolineato tra giambo
e commedia, v. von Blumenthal 1922, in part. 3-8, Rosen 1988 (in part. su
Gratino, pp. 37-58), Degani 1993, Kugelmeier 1996, pp. 169-189, Ornaghi 2009,
pp. 232-256, Rotstein 2010, pp. 289-293.
Contenuto Quasi certamente una commedia a tema letterario con il confron-
to agonale tra Archiloco da un lato e Omero (ed Esiodo) dall’altro, supportati
dai rispettivi sostenitori. La presenza di Archiloco e Omero come dramatis
personae appare esplicita nel fr. 6 K.-A. dove sono indicati rispettivamente
come Θασία άλμη (v. 1) e ό τυφλός (v. 3)5; non sicura, invece, quella di Esiodo,
3 Meineke FCG ILI, p. 25: “quum Archilochus unus omnium maledicentissimus
poeta haberetur, nomen eius etiam ad ceteros poetas transtulisse videtur Cratinus,
ut qui Archilochi maledicentiam aemulati acerrimis se invicem pungerent aculeis”.
4 A Koerte non era infatti noto, almeno alla data di redazione dell’articolo della RE, il
testo dell’attuale fr. 171 K.-A. restituito da un papiro pubblicato per la prima volta
da Norsa e Vitelli nel 1935 (PSJXI, 1212), che indica con ogni verisimiglianza che
i Ploutoi del titolo erano i coreuti (cfr. n. 2).
5 Cfr. Schmid 1946, p. 70 n. 14. Secondo Schwarze 1971, p. 80 e n. 197, nel fr. 6 K.-A.
(a proposito di Θασία άλμη = Archiloco nel v. 1) “kann es sich auch um eine
einzelne Reminiszenz handeln, derart, dafi, die Choreuten, die ja als Zeitgenossen
des parischen Dichters fìgurieren, von einem Vertreter des gegenwàrtigen Athen
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maldicenti, litiganti o simili)3 4; 2) i titoli al plurale, al di là della loro forma,
indicano in realtà una pièce che trae il nome dal suo protagonista, v. Koerte
1922, col. 1650: “wie Όδυσσής die Odysseuskomòdie, Κλεοβουλΐναι die
Kleobulinenkomòdie, so bedeutet Αρχίλοχοι die Archilochoskomòdie und
entsprechend werden Διόνυσοι und Πλοΰτοι zu verstehen sein” (cfr. anche
Wilamowitz 1895,1 p. 56 n. 14 per l’utilizzo di forme plurali: “wie Άθήνοα und
Φίλιπποι die Stadi der Athena und des Philipp, Αίθνοα und Καμικοί (wie die
Titel uberliefert sind, wenn man genauer zusieht) die Tragòdien von Aitna und
Kamikos. Wahrscheinlich ist der plural fruher noch òfter verwandt worden”).
Lo stesso Koerte (ibid.) interpretava però differentemente dai precedenti il
plurale Cheirdnes in riferimento ai coreuti e la stessa interpretazione può va-
lere anche senz’altro per i PloutoP e probabilmente per gli altri titoli (v. n. 2).
Per l’idea di intitolare una commedia a partire dal nome di Archiloco, si
ricorda anzitutto il rapporto tra Gratino e Archiloco stabilito da alcune fonti
(Platon, diff. char., Proleg. de com. II, 1 p. 6 Koster = Gratin, test. 17 K.-A.); la
ripresa di almeno un asinarteto caratteristico del giambografo testimoniata
da Efestione, v. fr. 11 K.-A.; la presenza di altri metri così come di stilemi
archilochei in altri frammenti, v. Kassel-Austin PCGIV, p. 121. Inoltre, il ri-
chiamo esplicito ad Archiloco si motiva anche sia per la forte presenza del
giambografo in commedia, sia per il rapporto più volte sottolineato tra giambo
e commedia, v. von Blumenthal 1922, in part. 3-8, Rosen 1988 (in part. su
Gratino, pp. 37-58), Degani 1993, Kugelmeier 1996, pp. 169-189, Ornaghi 2009,
pp. 232-256, Rotstein 2010, pp. 289-293.
Contenuto Quasi certamente una commedia a tema letterario con il confron-
to agonale tra Archiloco da un lato e Omero (ed Esiodo) dall’altro, supportati
dai rispettivi sostenitori. La presenza di Archiloco e Omero come dramatis
personae appare esplicita nel fr. 6 K.-A. dove sono indicati rispettivamente
come Θασία άλμη (v. 1) e ό τυφλός (v. 3)5; non sicura, invece, quella di Esiodo,
3 Meineke FCG ILI, p. 25: “quum Archilochus unus omnium maledicentissimus
poeta haberetur, nomen eius etiam ad ceteros poetas transtulisse videtur Cratinus,
ut qui Archilochi maledicentiam aemulati acerrimis se invicem pungerent aculeis”.
4 A Koerte non era infatti noto, almeno alla data di redazione dell’articolo della RE, il
testo dell’attuale fr. 171 K.-A. restituito da un papiro pubblicato per la prima volta
da Norsa e Vitelli nel 1935 (PSJXI, 1212), che indica con ogni verisimiglianza che
i Ploutoi del titolo erano i coreuti (cfr. n. 2).
5 Cfr. Schmid 1946, p. 70 n. 14. Secondo Schwarze 1971, p. 80 e n. 197, nel fr. 6 K.-A.
(a proposito di Θασία άλμη = Archiloco nel v. 1) “kann es sich auch um eine
einzelne Reminiszenz handeln, derart, dafi, die Choreuten, die ja als Zeitgenossen
des parischen Dichters fìgurieren, von einem Vertreter des gegenwàrtigen Athen