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Bianchi, Francesco Paolo; Cratinus
Fragmenta comica (FrC) ; Kommentierung der Fragmente der griechischen Komödie (Band 3,1): Cratino: introduzione e testimonianze — Heidelberg: Verlag Antike, 2017

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https://doi.org/10.11588/diglit.63084#0047
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3. Tradizione e ricezione

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riferimenti all’attualità per un periodo oscillante tra il quinto e il penultimo
mese precedente gli agoni, cfr. in gen. Mastromarco 2008, pp. 8-12.
“È ragionevole ritenere che i singoli drammaturghi non solo conservassero
i manoscritti originali delle loro opere, ma possedessero anche testi completi
e/o parziali di opere teatrali di altri drammaturghi” (Mastromarco 2012, p. 602
e n. 41). Della versione ‘definitiva’ è, inoltre, verisimile che esistessero e cir-
colassero alcune copie:
1. per attori e coreuti, che se ne servivano per la messa in scena (eventuali
cambiamenti da parte dell’autore potevano essere approntati sulla copia
già realizzata);
2. per un milieu più o meno ampio di persone, presso le quali il drammaturgo
poteva avere interesse a far circolare il testo (cfr. Pohlenz 1912, p. 314 e
Storey 1993, p. 74);
3. per i cosiddetti φιλοθεάμονες (Plat. Rp. 475d), i quali avevano l’abitudine
di ricopiare passi di tragedie o anche tragedie intere, come mostrano Ar.
Ran. 151 (ή Μορσίμου τις ρήσιν έξεγράψατο) e ancora Plat. Leg. 811a 1-3
e Thphr. char. 27, 2-3, v. in part. Mastromarco 2012, p. 601 e n. 40;
4. per l’archivio di stato, sulla base della notizia di [Plut.] Vitae X or. 841f,
anche se ciò sembra testimoniato a partire dal testo ufficiale approntato per
opera di Licurgo (tra 330 e 320 ca. a. C.), mentre la presenza di un archivio
ufficiale già nel V sec. è dubbia, v. Battezzato 2003, pp. 3-9.
La presenza di un commercio librario sul finire del V sec. a. C. sembra testimo-
niata da alcune fonti71, ma in tutti questi casi, come discusso da Mastromarco
2012, pp. 587-590, “i termini βύβλος/βίβλος e βιβλίον potevano assumere il
significato non solo di «foglio (o rotolo) scritto di papiro», ma anche di «foglio
(o rotolo) non scritto di papiro»” (p. 588) e documentare, quindi, non tanto
un commercio di libri, ma quello di materiale scrittorio su cui era possibile,
ad esempio, ricopiare parti di drammi; in ogni caso, anche se l’esempio dei
φιλοθεάμονες documenta la possibile esistenza di copie di drammi, si do-
vrà ritenere che esse fossero, comunque, di entità limitata: “even among thè
well-to-do and leisured classes we must beware of assuming anything like
modern conditions: thè somewhat eccentric gentlemen who were notorious

71 V. Eupol. fr. 327 K.-A. (ine. fab.) ου τα βιβλί’ ώνια, “our earliest reference to a
book-market” (Dover 1993, p. 35); Plat. Ap. 26d; Xen. An. VII 5, 14. È, inoltre, ben do-
cumentata in questo periodo l’esistenza del sostantivo βιβλιοπώλης, v. Aristomen.
fr. 9 K.-A. (Goetes), Nicoph. fr. 10, v. 4 K.-A. (Encheirogastores), Theop. fr. 79 K.-A.
(ine. fab.), cfr. in part. Pellegrino 2013, p. 51 s.
 
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