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Bianchi, Francesco Paolo; Cratinus
Fragmenta comica (FrC) ; Kommentierung der Fragmente der griechischen Komödie (Band 3,1): Cratino: introduzione e testimonianze — Heidelberg: Verlag Antike, 2017

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https://doi.org/10.11588/diglit.63084#0049
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3. Tradizione e ricezione

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Per questi incerti tramiti, le opere di Gratino si devono essere conservate
per un periodo di circa 150/200 anni, compreso tra gli estremi della carriera del
commediografo (ca. 460-420 a. C., cfr. p. 13-15) e il terzo secolo a. C., l’inizio
dell’attività filologica degli alessandrini, ai quali erano note 365 commedie
(v. infra). A differenza del caso dei poeti tragici - per i quali fu approntata
una copia ufficiale da Licurgo, la quale, secondo il racconto di Galeno (XVIIa
607.4-14 = CMG V 10.2, p. 79 Wenkebach)75, divenne poi possesso della bi-
blioteca di Alessandria per opera di Tolomeo II Filadelfo (282-246 a. C.) che
perse il deposito di 15 talenti, ma trattenne gli originali e restituì agli Ateniesi
delle copie -, non è testimoniato nulla di simile per i testi dei commediografi
e rimane quindi incerto in che modo essi giunsero ad Alessandria, cfr. Olson
2007, p. 27: “there is no similar evidence that similar officiai copies of thè Works
of a select group of comic poets were ever produced, and thè plays eventually
assembled in Alessandria must instead have made their way there piecemal
from other sources, perhaps including Theophrastus’ library” (cfr. ibid. n. 73
e Battezzato 2003, pp. 16-19).
La biblioteca di Alessandria possedeva i testi di 365 commedie dell’ archaia
e Gratino era annoverato tra i poeti άξιολογώτατοι di cui si conoscevano 24
commedie, un numero che si può conciliare con i 29 titoli noti se si ammettono
casi di dubbia autenticità o eventuali doppi titoli (v. testt. l-2a K.-A., p. 284 s.;
la cifra tràdita κα' = 21, si può verisimilmente emendare in κδ'= 24). Da un
argumentum ad Aristofane, che attinge verisimilmente ai Pinakes di Callimaco,
siamo informati che una commedia di Gratino, i Cheimazomenoi, non era nota
già agli alessandrini (v. test. 7a K.-A.) e lo stesso potrebbe valere anche per i
Satyroi (v. test. 7b K.-A.); singolare rilevare che, grazie a queste informazioni,
questi due drammi del commediografo già perduti in fase antica, sono gli unici,
assieme alla Pytinè fy. test. 7c K.-A.), di cui conosciamo con certezza la data
di rappresentazione.
Non si ha notizia della curatela di un’edizione delle commedie di Gratino;
alcune tracce di una specifica attività sui suoi testi si possono ravvisare:
1. nell’hypothesis al Dionysalexandros, di II-III sec. d. C., riconducibile a ma-
trice alessandrina (cfr. Bianchi 2016, p. 212 s.);
2. in un possibile hypomnèma di Didimo Calcentero (I sec. a. C.-I sec. d. C.,
test. 41 K.-A.), un cui riferimento a Gratino è presente anche nelle Λέξεις
κωμικαί, fr. 2 p. 29 Schm., v. Gratin, fr. 218 K.-A. (Seriphioi);
3. nell’opera di Simmaco (I sec. d. C.) forse dedicata ai Malthakoi, a meno di
non intendere che la notizia derivi da uno dei commenti ad Aristofane (test.

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Sulla copia di Licurgo e sul racconto di Galeno, v. Battezzato 2003, pp. 1-19.
 
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