136
Introduzione
za: “we may traslate Seriphioi fr. 110 as: ‘hand over thè tragic masks to me’
[...] we may suppose that in Seriphioi a character, perhaps thè comic hero
Perseus himself (or whoever is going to play ‘Perseus’) shows an awarness
of being character in tragedy (or having thè potential to become one) and
may have asking for tragic masks in order to perform this role”197;
2. il frammento incertae sedis 343 K.-A. (κάνθένδ’ έπί τέρματα γης ήξεις
και Κισθήνης όρος δψει), già assegnato alla scena dei viaggi di Perseo (v.
supra) da Meineke 1823, p. xviii e FCG ILI, p. 136 che ne rilevava, inoltre
un possibile parallelo con Aesch. Prom. 792-794 e 798 s. (πόντου περώσα
φλοίσβον, έστ’ αν έξίκη / προς Γοργόνεια πεδία Κισθήνης, ϊνα/αί Φορκίδες
ναίουσι [...] πέλας δ’ άδελφαί τώνδε τρεις κατάπτεροι/δρακοντομάλλοι
Γοργόνες βροτοστυγεΐς; si tratta di una parte della descrizione profetica
che Prometeo fa a Io delle sue venture peregrinazioni), del quale il verso
cratineo sarebbe stata parodia198. Secondo Bakola 2010, p. 163 s., più in
generale, le peregrinazioni di Perseo richiamerebbero “two scenes in thè
197 Secondo la stessa Bakola (2010, pp. 159-161) si può, inoltre, confrontare questo
frammento con la famosa scena degli Acarnesi (w. 406-480) in cui Diceopoli chiede
a Euripide gli abiti tragici del suo Telefo per realizzare il proprio piano; destina-
tario dell’imperativo αίρε sarebbe perciò, come avviene in Aristofane, colui che
possiede i costumi della tragedia precedentemente messa in scena, ovvero Eschilo
o Euripide, autori di drammi relativi al mito di Perseo, cfr. supra. A ciò si aggiunge
la prossimità cronologica della rappresentazione degli Acarnesi (425 a. C.) e della
commedia di Gratino, se per questi ultimi si accetta una datazione al 423/422 a. C.
(cfr. p. 34 s.) e si può dunque supporre che “in Seriphioi too thè character asked to
provide thè masks and hence make thè character capable of acting out a tragic role
might bea tragic poet [...] Cratinus was inspired by and responded to thè yo unger
poet” (Bakola 2010, p. 161 e 162). Tuttavia, gli Acarnesi di Aristofane si svolgono
ad Atene ed era perciò facile per Diceopoli andare a trovare Euripide e chiedergli
ciò di cui aveva bisogno (Diceopoli raggiunge la casa di Euripide nel corso dei vv.
392 s.); meno facile risulta comprendere come o Euripide o Eschilo (per altro morto
alla data di rappresentazione dell’opera di Gratino) potessero essere chiamati in
causa in una commedia che doveva avere la sua ambientazione o almeno una parte
di essa a Serifo (cfr. supra fr. 225 K.-A.). Si dovrebbe, in questo caso, immaginare,
probabilmente, un cambio di scena.
198 Meineke 1823, p. 18: “Polydectae verba Perseo videntur, expeditionem cantra Gorgonas
suscepturo, itineris rationem monstrantis”; Meineke FCG ILI, p. 136 s. “htiius enim
fabulae partem eam, quae lus errores complectitur, Cratinus in Seriphiis parodia
lusisse videtur”. Il fr. 343 K.-A. è un tetrametro anapestico catalettico, mentre i
frr. 222 e 223 K.-A. sono in esametri; per questo motivo l’attribuzione ai Seriphioi
di Meineke era negata da Runkel 1827, p. 88, Bergk 1838, p. 44 (che assegnava il
frammento alle Dèliades) e Kaibel apud Kassel-Austin FCG IV, p. 289.
Introduzione
za: “we may traslate Seriphioi fr. 110 as: ‘hand over thè tragic masks to me’
[...] we may suppose that in Seriphioi a character, perhaps thè comic hero
Perseus himself (or whoever is going to play ‘Perseus’) shows an awarness
of being character in tragedy (or having thè potential to become one) and
may have asking for tragic masks in order to perform this role”197;
2. il frammento incertae sedis 343 K.-A. (κάνθένδ’ έπί τέρματα γης ήξεις
και Κισθήνης όρος δψει), già assegnato alla scena dei viaggi di Perseo (v.
supra) da Meineke 1823, p. xviii e FCG ILI, p. 136 che ne rilevava, inoltre
un possibile parallelo con Aesch. Prom. 792-794 e 798 s. (πόντου περώσα
φλοίσβον, έστ’ αν έξίκη / προς Γοργόνεια πεδία Κισθήνης, ϊνα/αί Φορκίδες
ναίουσι [...] πέλας δ’ άδελφαί τώνδε τρεις κατάπτεροι/δρακοντομάλλοι
Γοργόνες βροτοστυγεΐς; si tratta di una parte della descrizione profetica
che Prometeo fa a Io delle sue venture peregrinazioni), del quale il verso
cratineo sarebbe stata parodia198. Secondo Bakola 2010, p. 163 s., più in
generale, le peregrinazioni di Perseo richiamerebbero “two scenes in thè
197 Secondo la stessa Bakola (2010, pp. 159-161) si può, inoltre, confrontare questo
frammento con la famosa scena degli Acarnesi (w. 406-480) in cui Diceopoli chiede
a Euripide gli abiti tragici del suo Telefo per realizzare il proprio piano; destina-
tario dell’imperativo αίρε sarebbe perciò, come avviene in Aristofane, colui che
possiede i costumi della tragedia precedentemente messa in scena, ovvero Eschilo
o Euripide, autori di drammi relativi al mito di Perseo, cfr. supra. A ciò si aggiunge
la prossimità cronologica della rappresentazione degli Acarnesi (425 a. C.) e della
commedia di Gratino, se per questi ultimi si accetta una datazione al 423/422 a. C.
(cfr. p. 34 s.) e si può dunque supporre che “in Seriphioi too thè character asked to
provide thè masks and hence make thè character capable of acting out a tragic role
might bea tragic poet [...] Cratinus was inspired by and responded to thè yo unger
poet” (Bakola 2010, p. 161 e 162). Tuttavia, gli Acarnesi di Aristofane si svolgono
ad Atene ed era perciò facile per Diceopoli andare a trovare Euripide e chiedergli
ciò di cui aveva bisogno (Diceopoli raggiunge la casa di Euripide nel corso dei vv.
392 s.); meno facile risulta comprendere come o Euripide o Eschilo (per altro morto
alla data di rappresentazione dell’opera di Gratino) potessero essere chiamati in
causa in una commedia che doveva avere la sua ambientazione o almeno una parte
di essa a Serifo (cfr. supra fr. 225 K.-A.). Si dovrebbe, in questo caso, immaginare,
probabilmente, un cambio di scena.
198 Meineke 1823, p. 18: “Polydectae verba Perseo videntur, expeditionem cantra Gorgonas
suscepturo, itineris rationem monstrantis”; Meineke FCG ILI, p. 136 s. “htiius enim
fabulae partem eam, quae lus errores complectitur, Cratinus in Seriphiis parodia
lusisse videtur”. Il fr. 343 K.-A. è un tetrametro anapestico catalettico, mentre i
frr. 222 e 223 K.-A. sono in esametri; per questo motivo l’attribuzione ai Seriphioi
di Meineke era negata da Runkel 1827, p. 88, Bergk 1838, p. 44 (che assegnava il
frammento alle Dèliades) e Kaibel apud Kassel-Austin FCG IV, p. 289.