6. Lingua e stile
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Odyssès, διασυρμόν τής Όδυσσείας του 'Ομήρου, secondo la nota definizione
di Platonio (v. p. 342 s.). Alla poesia epica rinvia, inoltre, anche la ripresa nel
fr. 349 K.-A. (ine. fab.) di Hes. Op. 299 s. (v. p. 190 s.)238.
Un’altra cifra stilistica peculiare risiede in alcune analogie con Eschilo,
dato già rilevato dalle fonti antiche (Prolegomeni! de Comoedia III 9, p. 7 Koster),
a livello sia di forme o di termini attestati solamente nei due poeti o che in
entrambi possono avere un certo valore specifico, sia di espressioni simili; non
mancano, inoltre, tratti che si possono individuare come distintivi dell’wsus
tragico, i quali rientrano, assieme ai già menzionati richiami all’epica, nel
novero di possibili stilemi di caratura ‘alta’.
Secondo un giudizio di Platonio (test. 17 K.-A.) Gratino era ricco di fi-
gure retoriche e ciò trova riscontro nella presenza nei frammenti dell’uso di
metafore e allegorie, dell’iperbole, di figure di suono come l’allitterazione e
l’onomatopea, di giochi di parole.
Numerosi sono i composti, circa una quarantina, e gli hapax legomena,
oltre trenta, due categorie, queste, che per lo più si sovrappongono e che
lasciano intravedere una certa vis inventiva, la quale, d’altra parte, è tratto
comune della produzione dell’archaia (Willi 2010, pp. 484-488; in antico v. già
schol. Dion. Thrac. GrGrI 3, p. 149, 27): interessante notare, come rilevato da
Farioli 1996, p. 75, che “numerosi frammenti cratinei contenenti neoformazioni
sono riportati dalle fonti erudite senza che queste ultime segnalino la rarità
o addirittura l’unicità dei termini in essi contenuti”. Alcuni possibili esempi
sono: 1) βδελλολάρυγξ nel fr. 46 K.-A. (Dionysalexandros), il motivo della cui
citazione in Sud. a 2285 è però quello di documentare un’altra parola presente
nel verso, ανεπάγγελτος e la sua equivalenza ad άκλητος; 2) fr. 342 K.-A. (ine.
fab.), dove il testimone (Schol. Areth. [B] Plat. apoi. 19c, p. 421 Greene = 15, p.
14 s. Gufalo) è interessato a rilevare l’attacco ad Aristofane che critica Euripide,
ma lo imita, e per questo riporta i due versi, nel secondo dei quali è presente il
celebre composto εύριπιδαριστοφανίζειν, senz’altro il motivo della citazione,
238 II ricorso a proverbi e la parodia rivolta specialmente all’epica sono alcune delle
peculiarità che distinguono Gratino da Aristofane secondo Dover 1972, p. 215: “a
few differences between Kratinos and Aristophanes do seem to emerge, and may
point to a difference of taste between two successive generations: extant citations
from Kratinos contain a quite disproportionate number of proverbs and prover-
biai expressions, either ‘straight’ or given a humourous twist, and when Kratinos
parodies or otherwise exploits serious poetry he seems (unlike Aristophanes’
generation) to take his material from epic and archaic poetry rather than from
tragedy”.
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Odyssès, διασυρμόν τής Όδυσσείας του 'Ομήρου, secondo la nota definizione
di Platonio (v. p. 342 s.). Alla poesia epica rinvia, inoltre, anche la ripresa nel
fr. 349 K.-A. (ine. fab.) di Hes. Op. 299 s. (v. p. 190 s.)238.
Un’altra cifra stilistica peculiare risiede in alcune analogie con Eschilo,
dato già rilevato dalle fonti antiche (Prolegomeni! de Comoedia III 9, p. 7 Koster),
a livello sia di forme o di termini attestati solamente nei due poeti o che in
entrambi possono avere un certo valore specifico, sia di espressioni simili; non
mancano, inoltre, tratti che si possono individuare come distintivi dell’wsus
tragico, i quali rientrano, assieme ai già menzionati richiami all’epica, nel
novero di possibili stilemi di caratura ‘alta’.
Secondo un giudizio di Platonio (test. 17 K.-A.) Gratino era ricco di fi-
gure retoriche e ciò trova riscontro nella presenza nei frammenti dell’uso di
metafore e allegorie, dell’iperbole, di figure di suono come l’allitterazione e
l’onomatopea, di giochi di parole.
Numerosi sono i composti, circa una quarantina, e gli hapax legomena,
oltre trenta, due categorie, queste, che per lo più si sovrappongono e che
lasciano intravedere una certa vis inventiva, la quale, d’altra parte, è tratto
comune della produzione dell’archaia (Willi 2010, pp. 484-488; in antico v. già
schol. Dion. Thrac. GrGrI 3, p. 149, 27): interessante notare, come rilevato da
Farioli 1996, p. 75, che “numerosi frammenti cratinei contenenti neoformazioni
sono riportati dalle fonti erudite senza che queste ultime segnalino la rarità
o addirittura l’unicità dei termini in essi contenuti”. Alcuni possibili esempi
sono: 1) βδελλολάρυγξ nel fr. 46 K.-A. (Dionysalexandros), il motivo della cui
citazione in Sud. a 2285 è però quello di documentare un’altra parola presente
nel verso, ανεπάγγελτος e la sua equivalenza ad άκλητος; 2) fr. 342 K.-A. (ine.
fab.), dove il testimone (Schol. Areth. [B] Plat. apoi. 19c, p. 421 Greene = 15, p.
14 s. Gufalo) è interessato a rilevare l’attacco ad Aristofane che critica Euripide,
ma lo imita, e per questo riporta i due versi, nel secondo dei quali è presente il
celebre composto εύριπιδαριστοφανίζειν, senz’altro il motivo della citazione,
238 II ricorso a proverbi e la parodia rivolta specialmente all’epica sono alcune delle
peculiarità che distinguono Gratino da Aristofane secondo Dover 1972, p. 215: “a
few differences between Kratinos and Aristophanes do seem to emerge, and may
point to a difference of taste between two successive generations: extant citations
from Kratinos contain a quite disproportionate number of proverbs and prover-
biai expressions, either ‘straight’ or given a humourous twist, and when Kratinos
parodies or otherwise exploits serious poetry he seems (unlike Aristophanes’
generation) to take his material from epic and archaic poetry rather than from
tragedy”.