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Bianchi, Francesco Paolo; Cratinus
Fragmenta comica (FrC) ; Kommentierung der Fragmente der griechischen Komödie (Band 3,1): Cratino: introduzione e testimonianze — Heidelberg: Verlag Antike, 2017

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https://doi.org/10.11588/diglit.63084#0168
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164

Introduzione

de iota adscripto, possibilmente risalente al Περί ορθογραφίας dello stesso
Oro (v. p. 50 s.).
Nel considerare gli atticismi, è comunque sempre necessaria una certa
prudenza che si deve alla ben nota generale “tendenza dei grammatici antichi
a qualificare tout court come attico «ciò che è disusato, ciò che è aulico, ciò
che è arcaico»”243.
Alcuni possibili esempi dell’uso di forme verbali precipuamente attiche
possono essere: 1) ήσκάριζε (fr. 27 K.-A., Déliades) da άσκαρίζω rispetto a
σκαρίζω (Moer. a 77, Phryn. praep. soph. 42, 7); 2) ήμώδεις (fr. 41, v. 1 K.-A.,
Dionysalexandros) da αίμωδέω, rispetto ad αίμωδιάω, v. Phryn. praep. soph.
p. 14, 3, ma αίμωδέω non ha altre occorrenze nell’attico di V sec. a. C. oltre
quella di Gratino244; 3) βρύχει (fr. 62, v. 4 K.-A., Drapetides), da βρύχω rispetto
a βρύκω e che da questa si differenzierebbe anche per significato secondo
[Ammon.] diff. adf. vocab. 112 (“does not hold goof”, LSJs.v.).
Tra i sostantivi si registrano: 1) βόλιτα (fr. 43 K.-A., Dionysalexandros)
per βόλβιτα (Phryn. ecl. 33 βόλβιτον· ολίγοι τινές τών Αττικών, άλλα τούτου
δοκιμώτερον ανευ τού δευτέρου β); 2) nel composto γελγόπωλις (fr. 51 K.-A.,
Dionysalexandros), il primo elemento γέλγη corrispondente a ρώπος secondo
Moer. γ 19 γέλγη καί γελγοπώλης Αττικοί· ρώπος καί ρωποπώλης "Ελληνες;
3) nel fr. 100 Κ.-Α. σκάλοψ (ο σκάλωψ) ‘talpa’, forma attica di σπάλαξ secondo
Et. gen. AB (Et. magn. p. 715, 27), utilizzato anche da Ar. Ach. 879, cfr. p. 194.
Per τάριχος maschile e non neutro, nel fr. 44 K.-A. (Dionysalexandros), v.
p. 162.
Si può rilevare, inoltre, la presenza di ττ per σσ ad es. nel titolo della
commedia Θρατται, forma presente in quasi tutti i testimoni di ciascuno dei
17 frammenti a noi noti245; altri esempi sono γλώττης (fr. 122 K.-A., Nomoi),
γλώτταν (fr. 327, v. 1 K.-A., inc.fab.), θάττον (fr. 129 K.-A. Nomai). Al contrario,
σσ in luogo di ττ ricorre, ad esempio, 1) in πεσσοί nel fr. 7 K.-A. (Archilochoi),
in esametri e forse pronunciato dai sostenitori di Omero (v. Bianchi 2016, pp.
75-77), il che è quasi certamente un indizio di un voluto consonantismo non

243 Napolitano 2012, p. 181, con il rimando a Rosenkranz 1964, di cui da p. 267 è la
citazione. Cfr. Degani 1967, p. 26 n. 20.
244 La forma αίμωδιάω ricorre nel Corpus Hippocraticum e nella prosa del IV sec. a. C.;
in commedia, nel IV sec. a.C. è presente inTimocl. fr. 11, v. 7 K.-A. (Epichairekakos),
v. Bianchi 2016, p. 253 s.
245 Fanno eccezione Θράσσαις v.l. Θράξιν nei codici di Hsch. a 6101, latore del fr. 83
K.-A.; Θραικί di Antiatt. κ 76 che trasmette il fr. 86 K.-A. e lo assegna esplicita-
mente a Gratino, motivo per cui l’attribuzione del frammento alle Ihraittai non
appare dubbio.
 
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