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Bianchi, Francesco Paolo; Cratinus
Fragmenta comica (FrC) ; Kommentierung der Fragmente der griechischen Komödie (Band 3,1): Cratino: introduzione e testimonianze — Heidelberg: Verlag Antike, 2017

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https://doi.org/10.11588/diglit.63084#0172
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168

Introduzione

1978 risale, inoltre, l’ipotesi, più di recente ripresa e sviluppata anche da
Bakola 2010, pp. 285-294, che la scena del giudizio di bellezza delle dee nel
Dionysalexandros, riassunta alle rr. 12-19 della prima colonna dell’argumen-
tum papiraceo al dramma (POxy 663 = PCG IV, test, i K.-A.), avesse come
protagoniste le personificazioni dei doni di Era e di Atena (rispettivamente
Τυραννίς Ακίνητος e Ευψυχία κατά Πόλεμον), mentre la sola Afrodite com-
pariva di persona, un’interpretazione, questa, non esente da problemi e stret-
tamente connessa, in particolare, al problema di come intendere il participio
παραγενομένων di r. 13, dopo il quale si deve, forse, postulare una lacuna, v.
in part. Bianchi 2015 e 2016, pp. 226-234.
Per quanto riguarda, infine, l’iperbole, un dettagliato studio delle sue diffe-
renti tipologie che si possono distinguere nei frammenti dei poeti comici greci
si deve a Rodriguez-Noriega Guillén 2012, che ne ha proposto un’articolata
classificazione dell’impiego e della possibile associazione con altre figure re-
toriche e ha individuato, inoltre, due categorie di significato principali, in cui
prevalgono, rispettivamente, un aspetto soggettivo e uno oggettivo241'. I fram-
menti di Gratino presi in considerazione sono in totale 22, 13 nella categoria
dell’aspetto soggettivo (per complessivi 14 versi)249 250 e 9 in quella dell’aspetto
oggettivo (per complessivi 11 versi)251.
Tra i casi discussi più significativi, si possono segnalare i frammenti in cui
è possibile individuare un’associazione tra iperbole e antonomasia vossianica
(nell’ambito dell’aspetto soggettivo), in particolare le definizioni di Zeus per
Pericle (frr. 73, v. 1, Thraittai; 118 K.-A., Nemesis) e di Era per Aspasia (fr. *259
K.-A., Cheirònes) o quelle dei frr. 392 (ine. fab.) Λέρνη θεατών e fr. 428 (ine.
fab.) K.-A. γαστροχάρυβδις.
Altri esempi rilevanti possono essere quelli in cui l’iperbole serve a stig-
matizzare una condizione ormai superata in unione con la similitudine (fr.
153 K.-A., Odyssès ola ταπί Χαριξένης) ovvero, utilizzata da sola, definisce in

249 Rispettivamente: “Dominio de lo predominantemente subjetivo-emocianal” e “Domi-
nio de lo predominantemente objetivo-cuantitativo”, Rodriguez-Noriega Guillén
2012, pp. 175 e 189.
250 Frr. 1, w. 2 e 3 (Archilochoi), 41 (Dionysalexandros), 73, v. 1 (Thraittai), 118 (Nemesis),
129 (Nomoi) 153 (Odyssès), 196 (Pytinè), 199, v. 4 (Pytinè), *259 K.-A. (Cheirònes),
299, v. 1 (ine. fab.), 324 (ine. fab.), 392 (ine. fab.), 428 (ine. fab.) K.-A.
251 Frr. 73 v. 2 (Thraittai), 198 vv. 1, 2 e 5 (Pytinè), 202 (Pytinè), 220 (Seriphioi), 279
(Hdrai), 321 (ine. fab.), *314 (ine. fab.) 327, v. 3 (ine. fab.), 483 (ine. fab.). Tra questi
frammenti, Rodriguez-Noriega Guillén 2012, p. 196 annovera anche il fr. *314 K.-A.
(ine. sed.) έχων το πρόσωπον καρίδος μασθλητίνης, per il quale accoglie l’ascrizio-
ne a Gratino, in realtà dubbia e, in genere, considerata meno verisimile di quella ad
Eupoli fr. 120 K.-A. = fr. 32 Telò (Dèmoi), cfr. p. 72.
 
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