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Bianchi, Francesco Paolo; Cratinus
Fragmenta comica (FrC) ; Kommentierung der Fragmente der griechischen Komödie (Band 3,1): Cratino: introduzione e testimonianze — Heidelberg: Verlag Antike, 2017

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https://doi.org/10.11588/diglit.63084#0046
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Introduzione

mesi o, addirittura, negli anni passati” (Sennino 1998, p. 23) e i numerosi
casi di paratragedia in commedia, v. in part. Mastromarco 2006.
Per quanto riguarda la scrittura, l’idea di un’ampia circolazione libraria di
tragedie e commedie, successiva alla messa in scena unica66, risalente a Wila-
mowitz 1907 (1889), pp. 121-12867 e ripresa da Pfeiffer 1968, p. 28 s. (cfr. anche
Fowler 1989, p. 258) è oggi considerata sostanzialmente da ridemensionare68;
si ritiene, però, ancora valida la tesi dello stesso Wilamowitz (1927, p. 9 s.)
che il progressivo affermarsi della scrittura dopo la metà del V sec. a. C. abbia
favorito la conservazione delle opere dei commediografi a partire dai tempi di
Gratino e Cratete, più in particolare di quelle prodotte dal 435 a.C. ca., il che
spiegherebbe la scarsa documentazione sui drammi dei primi poeti comici,
come Chionide o Magnete, e i dubbi sulla loro attribuzione che esistevano già
nell’antichità69.
Il manoscritto d’autore doveva esistere in almeno due versioni: una ‘prov-
visoria’, con cui i drammaturghi facevano richiesta all’arconte del coro nel
mese di luglio, circa sei-nove mesi prima delle rappresentazioni lenaiche e
dionisiache, e che doveva contenere probabilmente non tutto il testo, ma le
sole parti corali (“a questa prima scelta i drammi vanno consegnati scritti70,
o certo presentati sulla base di un supporto scrittorio (...) è chiaro che non
dobbiamo pensare a lettura silenziosa delle opere dei concorrenti”, Rossi
1992, p. 94 s. e n. 54); e una ‘definitiva’, suscettibile di cambiamenti fino quasi
all’ultimo, come appare da differenti passi della commedia che contengono

66 L’esistenza di repliche appare, in realtà, dalla documentazione delle Dionisie rurali,
cfr. supra e v. anche Csapo-Slater 1995, pp. 121-138 e Kovacs 2005, p. 380 (il quale
rileva che “there was, however, a restriction against putting on work at thè City
Dionysia that had already been produced there”).
67 La Einleitung in die attische Tragedie costituisce i capp. I-IV del commento di
Wilamowitz all’Eracle pubblicato a Berlino nel 1889; è omessa nella seconda edi-
zione dell’opera (Berlin 1895) e pubblicata, poi, come volume autonomo nel 1907
con un titolo differente, Einleitung in die griechische Tragedie. Questa pubblicazione
separata è ristampata assieme ai due volumi del commento (18 9 52) nella riprodu-
zione anastatica dell’opera (Darmastadt 1959). Cfr. W. M. Calder III, Ulrich von
Wilamowitz-Moellendorff: Sospitator Euripidis, «GRBS» XXVII (1986), pp. 409-430
e U. von Wilamowitz-Moellendorff, Cos ’è una tragedia attica?, Introduzione, tradu-
zione e note di G. Ugolini, Brescia 2013, p. 5 (Avvertenza).
68 V. in part. i contributi di Mastromarco 2006, pp. 137-147 e Mastromarco 2012 (p. 597
e n. 33 per dossografìa sulla tesi di Wilamowitz).
69 V. Chion. frr. 4 e 7 K.-A. (Ptochoi), Magn. test. 3 K.-A., cfr. Bagordo 2014a, pp. 52 e
65, cfr. 25 s.; Id. 2014b, p. 79 s.
70 Corsivo dell’autore.
 
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