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Bianchi, Francesco Paolo; Cratinus
Fragmenta comica (FrC) ; Kommentierung der Fragmente der griechischen Komödie (Band 3,1): Cratino: introduzione e testimonianze — Heidelberg: Verlag Antike, 2017

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https://doi.org/10.11588/diglit.63084#0053
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3. Tradizione e ricezione

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alcuni dei suoi scritti. La possibilità che la trama della seconda parte del Δίς
κατηγορούμενος (XXIX), dal paragrafo 26, si basi su quella della Pytinè è stata
sostenuta da Kaibel apud Kassel-Austin PCG IV, p. 219, dei quali vedi anche
l’ulteriore documentazione qui addotta. Un altro esempio potrebbe essere
quello del dialogo Θεών κρίσις (XXXV), che potrebbe aver tenuto presente il
Dionysalexandros, un’ipotesi sostenuta, in maniera isolata, da Cervelli 1950,
pp. 118-121; la scena del giudizio di bellezza delle dee presente nel dramma e
riassunta alle rr. 12-19 della hypothesis, si può, forse, interpretare proprio alla
luce dell’analogo passo di Luciano (XXXV, 11-15), cfr. Bianchi 2015, in part.
pp. 253-256 e Id. 2016, pp. 232-234.
II fatto che, come visto, in questo arco di tempo i testi di Gratino fossero
ancora disponibili, non implica di necessità che gli autori fin qui discussi
attingessero a una loro lettura diretta e non si servissero, invece, di precedenti
raccolte di materiali; le citazioni sarebbero quindi, per lo più, non di prima
mano, una possibilità che si tende oggi ad ammettere in quasi tutti i casi* * * 83.

1958, pp. 320-332, in maniera sistematica v. Rabastè 1865, Schulze 1883, Kock 1888,
Lederberger 1905, Legrand 1907 e 1908. V. ora anche Tornassi 2011, pp. 66-71 (in
merito ai rapporti con il Timone), e ibid. pp. 392-395.
83 In gen. v. Olson 2007, pp. 29-31. Un’eccezione potrebbe essere quella di Luciano;
se si ammette che questi abbia attinto a opere di Gratino (v. suprd), sembra più
probabile una consultazione diretta dei testi, su cui sarebbero in parte basati alcuni
scritti, e non una loro conoscenza di seconda mano.
Per Ateneo (1), nonostante il fatto che, per la sua provenienza egiziana, potrebbe
aver avuto accesso ai testi della biblioteca di Alessandria, v. Nesselrath 1990, p.
66-79, in part. 66-68: “Jedenfalls machen die Deipnosophistai den Eindruck eines
Werkes, das in seinem Informationsgehalt vòllig [...] von Vorgàngern abhàngig
ist, die ihrerseits wieder auf friihere Gewàhrsleute zurùckgehen” (p. 68; secondo
Olson 2007, p. 30 le citazioni di seconda mano cui Ateneo attingeva si possono
considerare “most likely relying on Works in thè personal library of his literary
patron, on whom his character Larensius is modelled”), cfr. anche Arnott 2000, pp.
4-7, Sidwell 2000). Per Polluce (2) v. Nesselrath 1990, pp. 79-102 e Arnott 2000, p.
8. Per Plutarco (3), v. Ziegler 1965, p. 335 s. che annovera Gratino tra gli autori non
letti direttamente (centra Stadter 1989, p. Ixv s. Sintesi prudente in Zanetto 2000,
in part. pp. 331 s., Totaro 2004, p. 214 s.). Per Elio Aristide (4), Luppe 1967b, p. 392
non esclude che la testimonianza del fr. 255 K.-A. (Cheirònes) possa indicare una
conoscenza diretta del testo. Arpocrazione (5) è fatto risalire, in genere, a Didimo
Calcentero e altre fonti intermedie, v. Zecchini 2000, in part. pp. 153-155, cfr. in gen.
Zecchini 1989. Per le fonti del lessico Antiatticista (6), v. Valente 2015, pp. 31-42. Per
Frinico (7), il quale nel secondo libro delle Eclogae risale con ogni verisimiglianza
all’Antiatticista, v. Latte 1915, pp. 378-382 e Valente 2015, pp. 52-55. Per Pausania
(8), cfr. REXVIII 2.3 s.v. Pausaniasnr. 22. coll. 2406-2416 [C. Wendel], col. 2412: “Als
 
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