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Introduzione
Dopo la metà circa del III sec. d. C., sebbene non si possa escludere che
Gratino venisse ancora letto (v. supra), è verisimile ritenere che tutte le cita-
zioni dell’opera risalgano a fonti intermedie, come discusso da Luppe 1967b,
p. 390 s., il quale sostiene questa possibilità nei due gruppi di testimoni che
propone:
1. quelli compresi tra il III e il V sec. d. C., per i quali una lettura diretta po-
trebbe al limite essere ancora chiamata in causa (v. infra per il caso di Oro);
2. quelli successivi al V sec. d. C., per i quali una conoscenza di prima mano
sarebbe invece senz’altro esclusa* * * * 84.
In generale, come rilevato da Olson 2007, p. 32: “in Hellenistic and Roman
times thè vast majority of thè plays were known even to highly educated
readers - to thè extent they were known at all - only at second hand through
anthologies, commentaries, lexica, specialist essays and thè like”.
Alla prima delle due categorie proposte da Luppe appartengono, ad esem-
pio, Clemente Alessandrino (3 frammenti, 4 versi) e Diogene Laerzio (2 fram-
menti, 2 versi), entrambi del III sec. d. C.; il caso del fr. 2 K.-A. (Archilochoi)
mostra la possibilità di una fonte comune (Luppe 1967b, p. 390), dalla quale
possono derivare il verso citato da Clemente Alessandrino e la testimonianza
di Diogene Laerzio, che a esso, pur non citato, si riferisce con ogni verisimi-
glianza, cfr. Bianchi 2016, p. 39 s. Tra gli altri si annoverano Teodosio, Porfirio
e Macrobio, ognuno dei quali testimone di un frammento, e Giovanni Stobeo
(V sec. d. C.; 2 frammenti, 2 versi).
Un caso particolare è quello di Oro (V sec. d. C.) al quale, secondo la rico-
struzione proposta da Alpers 1981, possono essere attribuiti sette frammenti
tràditi nel lessico di Zonara (v. p. 101 s.), due noti da Fozio85 86 e uno nella
SynagdgèS6 e al cui Περί ορθογραφίας può verisimilmente risalire il Lexicon
Messanense (4 frammenti e 3 versi di Gratino), cfr. Bianchi 2016, p. 304 s.
unmittelbar benutzte Quellen kommen fur einen Lexikographen hadrianischer Zeit
nur Werke der Grammatiker, insbesondere altere Lexika in Frage” (considerazione
che si può ritenere valida anche per altri casi), cfr. anche Erbse 1950, in part. pp.
48-71.
84 Luppe 1967b, p. 390, a proposito del secondo gruppo rileva che “kommt die Mòg-
lichkeit eigene Exzerpierens aus Kratinos gar nicht erst in Betracht”, cfr. n. 5 (p. 393)
per documentazione.
85 Phot, v 79 = Or. B 106: fr. 142 K.-A. (Nomai); Phot, μ 223 = Or. B 98: fr. 471 K.-A.
(ine. fab.).
86 Σ1’ a 1872 = Sud. a 3372 = Or. B 35: fr. 19 K.-A. (Boukoloi). Per il fatto che Phot, a
2534 non sia da annoverare tra i testimoni di questo frammento, cfr. Bianchi 2016,
p. 128 s.
Introduzione
Dopo la metà circa del III sec. d. C., sebbene non si possa escludere che
Gratino venisse ancora letto (v. supra), è verisimile ritenere che tutte le cita-
zioni dell’opera risalgano a fonti intermedie, come discusso da Luppe 1967b,
p. 390 s., il quale sostiene questa possibilità nei due gruppi di testimoni che
propone:
1. quelli compresi tra il III e il V sec. d. C., per i quali una lettura diretta po-
trebbe al limite essere ancora chiamata in causa (v. infra per il caso di Oro);
2. quelli successivi al V sec. d. C., per i quali una conoscenza di prima mano
sarebbe invece senz’altro esclusa* * * * 84.
In generale, come rilevato da Olson 2007, p. 32: “in Hellenistic and Roman
times thè vast majority of thè plays were known even to highly educated
readers - to thè extent they were known at all - only at second hand through
anthologies, commentaries, lexica, specialist essays and thè like”.
Alla prima delle due categorie proposte da Luppe appartengono, ad esem-
pio, Clemente Alessandrino (3 frammenti, 4 versi) e Diogene Laerzio (2 fram-
menti, 2 versi), entrambi del III sec. d. C.; il caso del fr. 2 K.-A. (Archilochoi)
mostra la possibilità di una fonte comune (Luppe 1967b, p. 390), dalla quale
possono derivare il verso citato da Clemente Alessandrino e la testimonianza
di Diogene Laerzio, che a esso, pur non citato, si riferisce con ogni verisimi-
glianza, cfr. Bianchi 2016, p. 39 s. Tra gli altri si annoverano Teodosio, Porfirio
e Macrobio, ognuno dei quali testimone di un frammento, e Giovanni Stobeo
(V sec. d. C.; 2 frammenti, 2 versi).
Un caso particolare è quello di Oro (V sec. d. C.) al quale, secondo la rico-
struzione proposta da Alpers 1981, possono essere attribuiti sette frammenti
tràditi nel lessico di Zonara (v. p. 101 s.), due noti da Fozio85 86 e uno nella
SynagdgèS6 e al cui Περί ορθογραφίας può verisimilmente risalire il Lexicon
Messanense (4 frammenti e 3 versi di Gratino), cfr. Bianchi 2016, p. 304 s.
unmittelbar benutzte Quellen kommen fur einen Lexikographen hadrianischer Zeit
nur Werke der Grammatiker, insbesondere altere Lexika in Frage” (considerazione
che si può ritenere valida anche per altri casi), cfr. anche Erbse 1950, in part. pp.
48-71.
84 Luppe 1967b, p. 390, a proposito del secondo gruppo rileva che “kommt die Mòg-
lichkeit eigene Exzerpierens aus Kratinos gar nicht erst in Betracht”, cfr. n. 5 (p. 393)
per documentazione.
85 Phot, v 79 = Or. B 106: fr. 142 K.-A. (Nomai); Phot, μ 223 = Or. B 98: fr. 471 K.-A.
(ine. fab.).
86 Σ1’ a 1872 = Sud. a 3372 = Or. B 35: fr. 19 K.-A. (Boukoloi). Per il fatto che Phot, a
2534 non sia da annoverare tra i testimoni di questo frammento, cfr. Bianchi 2016,
p. 128 s.