4. Temi e motivi
141
tava l’abuso del nome degli dei; negli Uccelli di Aristofane (v. 521 Λάμπων δ’
δμνυσ’ έτι καί νυνί τον χήν’, δταν εξαπατά τι), “nelle fraudolente intenzioni
di Lampone la formula [...] vale, evidentemente, come spergiuro funzionale
a non incorrere nell’ira degli dei ogniqualvolta egli dica falsità” (Totaro in
Mastromarco-Totaro 2006, p. 174 n. 114, cfr. Dunbar 1995, p. 357 s.), e non è
escluso che un simile valore ricorresse anche nel frammento di Gratino.
Particolarmente importante è il fr. 255 K.-A. (ταΰτα δυοΐν έτέοιν ήμΐν
μόλις έξεπονήθη), dall’esodo del dramma, come informa il testimone Elio
Aristide210, “probabily a boast about thè immense amount of effort invested
in thè play by thè poet” (Olson 2007, p. 115); sono possibili due interpretazioni:
1) Gratino l’anno precedente a quello della messa in scena dei Cheirónes non
aveva ottenuto il coro e ora esagerava le proprie virtù compositive (Olson
ibid.); 2) per un anno il commediografo non aveva prodotto alcun dramma e
ora tornava a competere negli agoni (Bakola 2010, p. 55).
I frr. 256 e 257 K.-A. dei Cheirónes, simili per metrica e per contenuto,
potrebbero riferirsi alla condizione di un Atene ideale del passato contrapposta
a quella del presente, v. in part. Farioli 2001, pp. 423 s.211
I frr. 258 e 259 K.-A.212 sviluppano una burlesca genealogia mitica di Pericle
e di Aspasia. Nel primo, “Gratino [...] assimilava beffardamente Pericle a Zeus,
con una frase densa di allusioni diverse, nella quale tramite il riferimento alla
210 Ael. Aristid. or. 28,91, p. 171 K. διδάξας δέ τούς Χείρωνας προσπαραγράφει πάλιν
αϋ μάλα ϋπερηφανώς έπί τελευτής- κτλ.
211 Fr. 256 Κ.-Α. μακάριος ήν ό προ τού βίος βροτοϊσι/πρός τα νϋν, δν είχον
ανδρες/άγανόφρονες ήδυλόγω σοφία/βροτών περισσοκαλλεϊς. Fr. 257 Κ.-Α.
απαλόν δέ σισύμβριον <ή> ρόδον ή κρίνον παρ’ οϋς έθάκει-/μετά χερσί δέ μήλον
έκαστος έχων σκίπωνά τ’ ή γόραζον. Il secondo frammento è tràdito da Athen. XII
533e che lo introduce con le parole καί τον έπί Θεμιστοκλέους δέ βίον Τηλεκλείδης
έν Πρυτάνεσιν (fr. 25 Κ.-Α.) αβρόν όντα παραδίδωσι. Κρατΐνός τ’ έν Χείρωσι τήν
τρυφήν έμφανίζων τήν τών παλαιτέρων φησίν κτλ.; il riferimento alla τρυφή si
intende qui alla luce del riferimento immediatamente precedente alla vita raffinata
(αβρός) all’epoca di Temistocle (έπί Θεμιστοκλέους) e appare quindi giusta l’inter-
pretazione di Kaibel apudKassel-Austin PCGIV, p. 252: “non haec vetustae luxuriae
(τρυφής) imago sed nitidae olim elegantiae”, cfr. Bagordo 2013, p. 142 s. udTelecl.
fr. 25 K.-A. (Prytaneis).
212 Fr. 258 K.-A. Στάσις δέ καί πρεσβυγενής/Κρόνος [accetto questa lettura, e non
Χρόνος, sulla scorta di quanto argomentato in particolare da Di Marco 2005]
άλλήλοισι μιγέντε/μέγιστον τίκτετον τύραννον/δν δή κεφαληγερέταν/θεοί
καλέουσιν. Fr. 259 Κ.-Α. "Ηραν τέ οί Ασπασίαν τίκτει Καταπυγοσύνη/παλλακήν
κυνώπιδα. Sulle possibili interpretazioni metriche di questi due frammenti, cfr. p.
263-266. Per la possibile espunzione del nome di Aspasia nel secondo frammento,
v. Cobet 1873, p. 135 e cfr. Kassel-Austin PCG IV, p. 254, Rusten 2013, p. 288.
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tava l’abuso del nome degli dei; negli Uccelli di Aristofane (v. 521 Λάμπων δ’
δμνυσ’ έτι καί νυνί τον χήν’, δταν εξαπατά τι), “nelle fraudolente intenzioni
di Lampone la formula [...] vale, evidentemente, come spergiuro funzionale
a non incorrere nell’ira degli dei ogniqualvolta egli dica falsità” (Totaro in
Mastromarco-Totaro 2006, p. 174 n. 114, cfr. Dunbar 1995, p. 357 s.), e non è
escluso che un simile valore ricorresse anche nel frammento di Gratino.
Particolarmente importante è il fr. 255 K.-A. (ταΰτα δυοΐν έτέοιν ήμΐν
μόλις έξεπονήθη), dall’esodo del dramma, come informa il testimone Elio
Aristide210, “probabily a boast about thè immense amount of effort invested
in thè play by thè poet” (Olson 2007, p. 115); sono possibili due interpretazioni:
1) Gratino l’anno precedente a quello della messa in scena dei Cheirónes non
aveva ottenuto il coro e ora esagerava le proprie virtù compositive (Olson
ibid.); 2) per un anno il commediografo non aveva prodotto alcun dramma e
ora tornava a competere negli agoni (Bakola 2010, p. 55).
I frr. 256 e 257 K.-A. dei Cheirónes, simili per metrica e per contenuto,
potrebbero riferirsi alla condizione di un Atene ideale del passato contrapposta
a quella del presente, v. in part. Farioli 2001, pp. 423 s.211
I frr. 258 e 259 K.-A.212 sviluppano una burlesca genealogia mitica di Pericle
e di Aspasia. Nel primo, “Gratino [...] assimilava beffardamente Pericle a Zeus,
con una frase densa di allusioni diverse, nella quale tramite il riferimento alla
210 Ael. Aristid. or. 28,91, p. 171 K. διδάξας δέ τούς Χείρωνας προσπαραγράφει πάλιν
αϋ μάλα ϋπερηφανώς έπί τελευτής- κτλ.
211 Fr. 256 Κ.-Α. μακάριος ήν ό προ τού βίος βροτοϊσι/πρός τα νϋν, δν είχον
ανδρες/άγανόφρονες ήδυλόγω σοφία/βροτών περισσοκαλλεϊς. Fr. 257 Κ.-Α.
απαλόν δέ σισύμβριον <ή> ρόδον ή κρίνον παρ’ οϋς έθάκει-/μετά χερσί δέ μήλον
έκαστος έχων σκίπωνά τ’ ή γόραζον. Il secondo frammento è tràdito da Athen. XII
533e che lo introduce con le parole καί τον έπί Θεμιστοκλέους δέ βίον Τηλεκλείδης
έν Πρυτάνεσιν (fr. 25 Κ.-Α.) αβρόν όντα παραδίδωσι. Κρατΐνός τ’ έν Χείρωσι τήν
τρυφήν έμφανίζων τήν τών παλαιτέρων φησίν κτλ.; il riferimento alla τρυφή si
intende qui alla luce del riferimento immediatamente precedente alla vita raffinata
(αβρός) all’epoca di Temistocle (έπί Θεμιστοκλέους) e appare quindi giusta l’inter-
pretazione di Kaibel apudKassel-Austin PCGIV, p. 252: “non haec vetustae luxuriae
(τρυφής) imago sed nitidae olim elegantiae”, cfr. Bagordo 2013, p. 142 s. udTelecl.
fr. 25 K.-A. (Prytaneis).
212 Fr. 258 K.-A. Στάσις δέ καί πρεσβυγενής/Κρόνος [accetto questa lettura, e non
Χρόνος, sulla scorta di quanto argomentato in particolare da Di Marco 2005]
άλλήλοισι μιγέντε/μέγιστον τίκτετον τύραννον/δν δή κεφαληγερέταν/θεοί
καλέουσιν. Fr. 259 Κ.-Α. "Ηραν τέ οί Ασπασίαν τίκτει Καταπυγοσύνη/παλλακήν
κυνώπιδα. Sulle possibili interpretazioni metriche di questi due frammenti, cfr. p.
263-266. Per la possibile espunzione del nome di Aspasia nel secondo frammento,
v. Cobet 1873, p. 135 e cfr. Kassel-Austin PCG IV, p. 254, Rusten 2013, p. 288.