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Bianchi, Francesco Paolo; Cratinus
Fragmenta comica (FrC) ; Kommentierung der Fragmente der griechischen Komödie (Band 3,1): Cratino: introduzione e testimonianze — Heidelberg: Verlag Antike, 2017

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https://doi.org/10.11588/diglit.63084#0157
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5. Komodoumenoi

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tra l’altro, “thè scholiast gives three names: Peisias Dieitrephes [...] and
an unknown Osphyon”.
Per quanto riguarda l’identità di questi tre personaggi:
a) Pisia. In Ar. Av. 766 s. è menzionato un figlio di Pisia (ó Πεισίου) e in
uno scolio ad loc. si dice che questo Pisia (o suo figlio) era uno degli ermoco-
pidi; nello stesso passo degli Uccelli, di ό Πεισίου si dice πέρδιξ γενέσθαι, τού
πατρόν νεόττιον (ν. 767, “si faccia quaglia, degno pulcino di suo padre”, trad.
G. Mastromarco, in Mastromarco-Totaro 2006, p. 199) e, per questo motivo, è
proposta l’identificazione di Pisia, il padre del personaggio qui nominato, con
l’oste zoppo soprannominato Πέρδιξ di Ar. Av. 1292 s. (Πέρδιξ μέν εις κάπηλος
ώνομάζετο χωλός), ν. Sommerstein 1987, ρ. 274 e 1996, ρ. 351 e η. 162, Dunbar
1995, ρ. 473, Imperio 2004, ρ. 49 e Totaro in Mastromarco-Totaro 2006, ρ. 198
s. η. 166 (con la bibliografia qui citata). Sulla base dell’identificazione di ό
Πεισίου con Melete (ma v. supra ad loc.), Pisia è considerato il padre di questi
in PA 11777, LGPN11 s.v. η. 1, PAA 771445;
b) Diitrefe (PA 3755; LGPN il, 115 n. 8; PAA 323750 forse uguale a PAA
323745). Figlio di Nicostrato o Ermolico è attaccato in commedia da Plat. com.
fr. 30 K.-A. (Heortai)·. τον μαινόμενον, τον Κρήτα, τον μόλις Αττικόν, Ar. Αν.
798-800, 1442 s., fr. 321 K.-A. (Hèroes), v. Pirrotta 2009, ρ. 106 s. Se si accetta
la pertinenza dei tre nomi dello scolio al frammento di Gratino, è possibile che
il kómodoumenos di Platone comico e Aristofane sia o lo stesso di Gratino225
ovvero uno diverso, un omonimo avo Diitrefe I, padre di Nicostrato, di cui si
ricorda un tentativo di ostracismo intorno al 460 a. C.226;
c) Osfione. “Nomen ignotum est” (Kock CAF I, p. 84), probabilmente un
nome fittizio secondo Bergk 1838, p. 247, Bechtel 1898, p. 32 e Luppe 1963, p.
Ili s., per il quale lo scoliaste avrebbe mischiato nomi reali e inventati.
4) Εύκράτης?, fr. 339 K.-A. (inc.fab.). Nel frammento di Gratino non è men-
zionato alcun personaggio e si legge: δασύν έχων τόν πρωκτόν ατε κυρήβΓ
έσθίων. Fin da Meineke FCG ILI, p. 185 si accetta che questa descrizione sia
relativa a Eucrate, un personaggio presente in tre passi di Aristofane:
a) Eq. 253 s. καί γάρ οίδε τάς οδούς/άσπερ Εύκράτης έφευγεν εύθύ των
κυρηβίων (cfr. anche schol. ad loc.);
b) fr. 149 K.-A. (Géras; da Phot, μ 236) Μελιτέα κάπρον· Αριστοφάνης
έν Γήρα λέγει άντί τού Εύκράτης, έπεί δασύς έστιν· καί γάρ άρκτον αυτόν
έλεγαν ή ότι μυλωνάς είχεν, έν οίς έτρέφοντο σϋς (cfr. Hsch. μ 728);

225 V. Kock CAPI, ρ. 84, Holden 1902 s.v. Διειτρέφης, col. 805 s., Rogers 1906, p. 105,
Sommerstein 1987, p. 249, Zanetto 19922, p. 246, Dunbar 1995, p. 484.
226 V. LGPNÌ1 s.v. n. 7, PAA 323760 = 323765 = 323770, Geissler 1925, p. 20, Avery 1959,
p. 133, Sommerstein 1996, p. 343.
 
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