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Bianchi, Francesco Paolo; Cratinus
Fragmenta comica (FrC) ; Kommentierung der Fragmente der griechischen Komödie (Band 3,1): Cratino: introduzione e testimonianze — Heidelberg: Verlag Antike, 2017

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https://doi.org/10.11588/diglit.63084#0173
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6. Lingua e stile

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maniera esagerata una determinata condizione, come ad esempio la vecchiaia
(fr. 483 K.-A., ine. fab., πρότηθυς ‘tanto vecchio da essere nato prima di Teti’,
come spiega il testimone Phryn. praep. soph. p. 102,19 de Borries).
In riferimento a persone, si possono segnalare i frr. 1, v. 2 K.-A. (Archilochoi).
in cui θείος è detto di Cimone dal locutore Metrobio, e 324 K.-A. (ine. fab) ώ
μεγίστη γλώττα τών Έλληνίδων, detto di Pericle, come informa il testimone
del frammento252: in entrambi l’iperbole ricorre insieme alla metafora, nel
primo caso con valore positivo, nel secondo negativo.
Tra gli altri possibili esempi dell’uso di iperbole e metafora si notano,
infine, quelli in cui sono indicati gruppi di persone: frr. 220 K.-A. (Seriphioi)
ούτω σταθερώς τοΐς λωποδύταις ό πόρος πεινώσι παφλάζει e fr. 321 K.-A.
(ine. fab.) άνδρών άριστων πάσα γαργαίρει πόλις; e quelli in cui l’ambito di
riferimento è il linguaggio, come nel celebre fr. 198 K.-A. (Pytinè), v. 1 τών
επών τών ρευμάτων, ν. 2 s. καναχοΰσι πηγαί, δωδεκάκρουνον τό στόμα, /
Ιλισός έν τη φάρυγι, ν. 5 άπαντα ταΰτα κατακλΰσει ποιήμασιν.

6.4 Forme verbali particolari
1. άμάρτοιν, fr. 61 K.-A. (Drapetides). Ottativo con desinenza tematica da
άμαρτοι-m , corrispondente alla forma atematica άμάρτοιμι, cfr. Bianchi
2016, p. 353;
2. άμύναιν, fr. 183 K.-A. (Pylaia). Il frammento è tràdito da Sud. a 1676 per
una particolare forma verbale άμύναιντο· άμύναιεν. Κρατΐνος Πυλαία κτλ.,
cfr. anche Phot, α 1271 άμύναιντο· Κρατΐνος εφη. Il testo è corrotto e non
facilmente sanabile; da un punto di vista del metro, si può pensare a un
esametro, nel quale, però, άμύναιντο non può ricorrere. Per questo mo-
tivo, Bekker253 restitutì la forma άμύναιν, per la quale si può confrontare
άμάρτοιν del fr. 61 K.-A. {Drapetides), v. supra e che può richiamare, inol-
tre, un’analogia con la dizione omerica alla quale la parte finale del verso
sembra alludere, v. Luppe 1963, p. 191 che cita esemplificativamente I 495
(ϊνα μοί ποτ’ άεικέα λοιγόν άμύνης; ν. anche Π 32) e nota: “Das Versmass
ist, wie Cobet [1858, p. 113] richtig vermutet, hexametrisch. Es wird durch
das unverkennbare homerische Vorbild [...] gesichert, das gleichzeitig von
Metrum her die Form άμύναιν stiitzt. Eine Form der 3. Person Plural mufi
der Erklàrung άμύναιεν zufolge im Text gestanden haben”. Per άμύναιν cfr.
Willi 2010, p. 501: “thè form is all thè more remarkable since thè so-called

252 Ael. Arist. or. II 72 (I, p. 166, 5 L.-B.) = Ael. Arist. or. Ili 51 (I p. 308, 18 L.-B.).
253 Suidae Lexicon ex recognitione Immanuelis Bekkeri, Berolini 1854, p. 81.
 
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