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Hermann Stoeckius:
uoluto scriuere. Perö non li dico altro, se non che in tutto me
summetto al suo parer 414b). Ihm gab Laynez am 23. Juli 1558
folgende Antwort: In quel negocio del Ilmo. Sr. duca di Monte
Leon, non mancarö di fare quello che secondo Dio potrö, come
affitionato al seruitio di S. Sria. Ilma. in X°. N. S. Ma insino
adesso il P. Salmeron non ha riceuuto lettere che parlassino di tal
negocio. Et perche forsa lui scriuerä, non mi stenderö piü in questa,
se non in pregar Iddio N. S. guardi V. 'Sria. et Faccreschi nella
gratia sua, et a tutti la conceda di sentir sempre et adempire sua
santissima uolontä 414C). Yon diesem Zeitpunkt an bis zum 15. Ok-
tober 1558 bleiben wir wieder ohne jede Nachricht. Man darf
jedoch vermuten, daß sämtliche Bemühungen der Eltern aus dieser
Zeit an dem harten Widerstande des Jesuitengenerals geschei-
tert sind. Daher wollte Ottaviano persönlich nach Rom kommen,
um seine Forderung durchzusetzen. Aber Polanco schrieb im Auf-
trage von Laynez am 15. Oktober 1558 an Salmeron: es passe
nicht, daß er komme, um jetzt Lärm zu schlagen, und so sei es
gut, man nelime ihm die Gelegenheit dazu dadurch, daß man ihn
von seinem Gelübde losspreche 415). Auf diesen Vorschlag
scheint indes Salmeron nicht eingegangen zu sein. Doch Ottaviano
und seine Angehörigen ruhten nimmer. Vermutlich auf ihre Bitte
schrieb der Herzog von Monte Leone an Laynez bezüglich der
Absolution folgenden Brief: Molto R b0 Padre. Quando Ottauiano,
figlio del magnifico Cola Pietro Cesare, creato antico di mia casa,
entrö contro alla uolontä de suoi nella Compagnia del Gesü; per-
cioche u’entrö inanzi tempo, e mi si facea dubitare non fusse
mosso piü tosto de giouenile appetito che da spirito d’Iddio; pregai
non una uolta con lettere la buona memoria di messere Ignatio,
che lasciasse uenirlo in questa cittä, acciö si potesse conoscere se
staua saldo nel medesimo proponimento di religione; e doue stare
in quello si uedesse, perseuerare si lasciasse, ne per altro, se non
che non seguisse poi quel che e auuenuto; che dapoiche quel
giouenile appetito si raffredö mutö pensiero, et usci de la religione.
Di che, certo, al padre et a me pesa molto. Percioche ci sarebbe
piaciuto che perseuerato hauesse in quella religiosa uita, la qual
prese a fare. Ma percioche quando era in Sicilia fe uoto d’entrare
nella detta Compagnia e di seruar castitä, pouertä et ubbidienza,
se piacesse a’superiori de la religione riceuerlo; onde si truoua si
414b) Lainii mon., III, n. 885. p. 402. — 414c) Lainii mon., III, n. 891,
p. 409. •— 415) Epp. Salm., I, n. 87 a, p. 248.
Hermann Stoeckius:
uoluto scriuere. Perö non li dico altro, se non che in tutto me
summetto al suo parer 414b). Ihm gab Laynez am 23. Juli 1558
folgende Antwort: In quel negocio del Ilmo. Sr. duca di Monte
Leon, non mancarö di fare quello che secondo Dio potrö, come
affitionato al seruitio di S. Sria. Ilma. in X°. N. S. Ma insino
adesso il P. Salmeron non ha riceuuto lettere che parlassino di tal
negocio. Et perche forsa lui scriuerä, non mi stenderö piü in questa,
se non in pregar Iddio N. S. guardi V. 'Sria. et Faccreschi nella
gratia sua, et a tutti la conceda di sentir sempre et adempire sua
santissima uolontä 414C). Yon diesem Zeitpunkt an bis zum 15. Ok-
tober 1558 bleiben wir wieder ohne jede Nachricht. Man darf
jedoch vermuten, daß sämtliche Bemühungen der Eltern aus dieser
Zeit an dem harten Widerstande des Jesuitengenerals geschei-
tert sind. Daher wollte Ottaviano persönlich nach Rom kommen,
um seine Forderung durchzusetzen. Aber Polanco schrieb im Auf-
trage von Laynez am 15. Oktober 1558 an Salmeron: es passe
nicht, daß er komme, um jetzt Lärm zu schlagen, und so sei es
gut, man nelime ihm die Gelegenheit dazu dadurch, daß man ihn
von seinem Gelübde losspreche 415). Auf diesen Vorschlag
scheint indes Salmeron nicht eingegangen zu sein. Doch Ottaviano
und seine Angehörigen ruhten nimmer. Vermutlich auf ihre Bitte
schrieb der Herzog von Monte Leone an Laynez bezüglich der
Absolution folgenden Brief: Molto R b0 Padre. Quando Ottauiano,
figlio del magnifico Cola Pietro Cesare, creato antico di mia casa,
entrö contro alla uolontä de suoi nella Compagnia del Gesü; per-
cioche u’entrö inanzi tempo, e mi si facea dubitare non fusse
mosso piü tosto de giouenile appetito che da spirito d’Iddio; pregai
non una uolta con lettere la buona memoria di messere Ignatio,
che lasciasse uenirlo in questa cittä, acciö si potesse conoscere se
staua saldo nel medesimo proponimento di religione; e doue stare
in quello si uedesse, perseuerare si lasciasse, ne per altro, se non
che non seguisse poi quel che e auuenuto; che dapoiche quel
giouenile appetito si raffredö mutö pensiero, et usci de la religione.
Di che, certo, al padre et a me pesa molto. Percioche ci sarebbe
piaciuto che perseuerato hauesse in quella religiosa uita, la qual
prese a fare. Ma percioche quando era in Sicilia fe uoto d’entrare
nella detta Compagnia e di seruar castitä, pouertä et ubbidienza,
se piacesse a’superiori de la religione riceuerlo; onde si truoua si
414b) Lainii mon., III, n. 885. p. 402. — 414c) Lainii mon., III, n. 891,
p. 409. •— 415) Epp. Salm., I, n. 87 a, p. 248.