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Hermippos

Schironi 2004, 545-553; Valente 2012, 263-264. Il nome di Ermippo è menzio-
nato a proposito delle attestazioni del verbo ή pi anche in alcuni etimologici
bizantini (Et.Gen. (AB) s.v. ή δ’ ός; Et.Sym. (V) s.v. ή δ’ δς; EM p. 416.31
Gaisford), che però non riportano il testo del frammento.
Testo II frammento di Ermippo è citato in Syn.” (Phot, η 51; Suid. η 100) per
attestare l’utilizzo della forma ήσί “dice” e, per questo motivo, la forma ήσί
deve essere ripristinata nel testo del frammento al posto di φησί trasmesso in
entrambe le fonti (rectePorson 1822, 62).
Non può essere invece accolta la correzione in δίδωμι Παλλάς (Porson
1822, 62; poi accolta in tutte le edizioni di Ermippo) per tre ragioni di ordine
testuale e linguistico: (1) la correzione in δίδωμι dal trasmesso διδώνω (Phot.,
Suid. (FGI); per le altre lezioni διδώνα e διδώναι in Suid., vd. l’apparato) non
è affatto evidente e resta da argomentare paleograficamente. (2) Il costrutto
δίδωμι όνομα è scarsamente attestato e si legge solo in prosa, cfr. D. 39.32; Ctes.
FGrHist 688 fr. 45ργ. Al contrario, in commedia ci sono dei passi che attestano
la costruzione τίθεμαι όνομα: cfr. Ar. Av. 809-810, 923, fr. 342 K-A; Theopomp.
Com. fr. 33.2 K-A. (3) Se si accetta l’emendamento in δίδωμι Παλλάς, resta da
chiarire la collocazione sintattica di Παλλάς: si può tradurre con “ti do il nome
di Pallade” e il nominativo sarebbe di tipo indipendente o di denominazione,
ma anche in questo caso il ricorso a tale uso è attestato per la prosa, ma è più
raro in commedia o tragedia (Aeschin. 2.99; Gildersleeve §7; Smyth §940; e
vd. anche Schwyzer 2.66).
Queste difficoltà sono state notate da tempo e hanno prodotto degli
emendamenti alternativi: cfr. le correzioni in δ’ ίδών, vai, Παλλάς (Palmer
1882, 336), δ’ ίδών νιν/αύ, Παλλάς (Headlam 1895, 279), τίθεμαι ’γώ Παλλάς
(Blaydes 1896, 29). La soluzione migliore è però l’emendamento in ό Ζεύς δ’
ίδών “ώ Παλλάς” ήσί “τοΰνομα” (Kaibel ms. in Kassel-Austin 1986, 563). La
lettura di Kaibel presenta alcuni vantaggi: (1) non modifica διδώνω in Phot,
e in Suid. (FGI), dal momento che distingue solo la sequenza alfabetica; (2)
rende più probabile la correzione in Παλλάς dal trasmesso πολλάς (Phot.;
Suid. (FV)) per la presenza della interiezione ώ; (3) non produce particolari
difficoltà linguistiche e di resa del frammento: Kaibel (ms. ap. Kassel-Austin
1986, 563) parafrasa il testo del proprio emendamento con l’espressione ώ
όρθώς σύ τούτο το όνομα Παλλάς ώνομασμένη, poiché interpreta τοΰνομα
come accusativo di relazione di ώ Παλλάς. Questa parafrasi non è Tunica
soluzione possibile: il frammento poteva essere citato come unità ritmica, ma
non necessariamente come unità semantica e sintattica e la presenza di un
enjambement con τοΰνομα è un’ipotesi ugualmente probabile.
 
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