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Άθηνάς γοναί (fr. 3)

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dice Oro che Erodiano (Hdn. 1.135.7-10 Lentz) afferma nel De prosodia catholica che
(scil. arnos (agnello)) aggiunge il dittongo ei e diventa arneios (ariete), come amnos
(agnello) diventa amneios (membrana interna), ignorando che amnios significa amnos
(agnello) ed è scritto con lo iota ed è proparossitono come in Ermippo nella com-
media Athènas gonai: “da una parte-serpe”. Cherobosco nella Ortografia (Choerob.
2.168.22-26 Cramer).
Metro Trimetro giambico

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Bibliografia Blaydes 1896, 29; Nesselrath 1995, 13.
Contesto di citazione II frammento è trasmesso in due etimologici bizantini
(JEt.Gen., EM) per attestare il sostantivo άμνιος e riporta una disputa gram-
maticale tra Oro e Erodiano: nello specifico, Erodiano (II sec. d. C.) nel De
prosodia catholica (Hdn. 1.135.7-10 Lentz) stabilisce un’analogia tra le forme
άρνός/ άρνειός e άμνός/ άμνειός per l’inserzione del dittongo -ει-, ma viene
corretto da Oro (V sec. d. C. circa), che fa notare l’improprietà del nesso tra
άμνός e άμνειός, dato che è άμνιος la forma diminutiva da άμνός e, a questo
proposito, è citato Hermipp. fr. 3 K-A. Probabilmente questa osservazione di
Oro si leggeva nel suo Περί τής ει διφθόγγου (cfr. Suid. ω 201). Il grammatico
Cherobosco (VIII-IX sec. d. C.; Choerob. 2.168.22-26 Cramer) riprende la que-
stione, che è quindi riportata negli etimologici.
Interpretazione II frammento contiene un ritratto dell’ipocrita, a parole e in
apparenza innocente come un agnellino, ma nella sostanza per nulla differente
da un serpente velenoso: tra i motivi contenutistici del frammento ci sono
sicuramente il contrasto tra apparenza esteriore e sostanza interiore (cfr. Men.
fr. 850 K-A) e l’incoerenza tra parole e pensiero (cfr. E. Or. 1514). L’innocenza
dell’agnello e la malvagità del serpente sono due caratteri tradizionali della
rappresentazione dei due animali; tuttavia, un confronto diretto tra agnello e
serpente non sembra ricorrere altrove fino all’opposizione tra agnello/Gesù
(άρνίον, Apoc. 5.6) e serpente / Satana (δράκων, Apoc. 12.3) nell’Apocalisse di
Giovanni (recte Blaydes 1896, 29).
Il contenuto della battuta è indirizzato a un personaggio in scena (v. 2 έχειν
δοκεΐς, διαφέρεις) maschile o femminile, ma il contesto resta complesso da
stabilire: una possibilità consiste nel pensare a una battuta pronunciata nel
contesto di un litigio coniugale scoppiato tra Era e Zeus a causa della nascita
di Atena (Nesselrath 1995, 13), anche se ovviamente si possono immaginare
altri scenari.
 
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