Αθήνας γοναί (fr. 5)
61
baie da σπαθάω. Per altri aggettivi composti con σπαθητός cfr. Adesp.Tr.
fr. 7.1 Kannicht-Snell λεπτοσπαθήτων χλανιδίων έρειπίοις, Hsch. τ 1397 το
εύσπάθητον ίμάτιον. Il composto è ricercato e non sarebbe sorprendente se
Ermippo avesse ripreso il composto da qualche tragedia o componimento
lirico adesso perduto.
Il termine καιρός ha un significato discusso, ma sembra indicare il “filo
della cimosa” (EDG s.v.), il filo che serve a separare la fine dei fili d’ordito,
come si può dedurre da Phot, κ 60 (= Paus. Att. κ 3) καιρός· σειρά τις έν ίστω,
δι’ ής οί στήμονες διείρονται “striscia nel telaio, per la quale i fili di ordito
sono intrecciati”: cfr. Bliìmner 1912, 126-128 con n. 511. In questo caso, però,
il termine καιρός deve essere inteso nell’accezione generica di “filo di trama”
per una ragione tecnica: il filo di cimosa non può essere detto σπαθητόν, vale
a dire “battuto con la σπάθη”. L’accezione di καιρός come “filo di trama” si
fonda su due elementi: (1) καιρός è glossato a volte con il termine μίτος, un
sostantivo che indica il “filo di trama”: cfr. Hsch. a 4061, κ 269; schol. Od. 7.107
(= 1.333.9, 19 Dindorf); Eust. in Od. p. 1571.61-62 (= 1.265.20 Stallbaum). (2)
in Callimaco, alcuni sostantivi derivati da καιρός indicano genericamente il
tessuto e la tessitura, senza l’ipotetica pertinenza terminologica con la cimosa,
cfr. Cali. fr. 640 Pfeiffer καιρωστρίδες “tessitrici”; Cali. fr. 547 Pfeiffer ύδάτινον
καίρωμα “lucido tessuto” (~ υδάτινα βράκη “lucide vesti” in Theoc. 28.11); Cali,
fr. 383.13 Pfeiffer καιρωτούς “tessuti”.
La σπάθη è un pettine di legno e σπαθάω è il verbo che designa l’azione
di battere cassa, vale a dire stringere i fili della trama in precedenza passati
per l’ordito: cfr. Bliimner 1912, 154; Crowfoot 1936-1937, 147; Sonnino 2014,
116 con n. 12.
άνθέων Qui e in Hermipp. fr. 5b K-A il genitivo plurale è trisillabico
come in S. El. 896, mentre è bisillabico in Eub. fr. 103.2 K-A (testo e metro del
frammento sono però incerti) e Pherecr. fr. 51 K-A (tetrametro anapestico);
la contrazione del genitivo plurale dei sostantivi del tipo άνθος è sempre
attestata nelle epigrafi attiche, mentre le forme non contratte sono limitate ad
alcune attestazioni in poesia (Threatte 1996, 134-135).
Il sostantivo άνθος può avere il significato di “tinta” derivata dai fiori,
oltre che quello di “fiore”: questo doppio significato è attivo in Cypr. fr.
11 Tuttavia, l’identificazione di καιρός col “filo di cimosa” non è affatto pacifica e
non esistono ricostruzioni del telaio antico che attestino la presenza del filo di ci-
mosa: sulla questione cfr. anche Wackernagel 1916, 84-85; Kretschmer 1924, 249.
Non trovano sufficienti riscontri le interpretazioni di καιρός come “asta” simile al
κανών (Crowfoot 1936-1937, 46), oppure come “nodo” del filo indicato come μίτος
(Hertzberg 1874, 8-10).
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baie da σπαθάω. Per altri aggettivi composti con σπαθητός cfr. Adesp.Tr.
fr. 7.1 Kannicht-Snell λεπτοσπαθήτων χλανιδίων έρειπίοις, Hsch. τ 1397 το
εύσπάθητον ίμάτιον. Il composto è ricercato e non sarebbe sorprendente se
Ermippo avesse ripreso il composto da qualche tragedia o componimento
lirico adesso perduto.
Il termine καιρός ha un significato discusso, ma sembra indicare il “filo
della cimosa” (EDG s.v.), il filo che serve a separare la fine dei fili d’ordito,
come si può dedurre da Phot, κ 60 (= Paus. Att. κ 3) καιρός· σειρά τις έν ίστω,
δι’ ής οί στήμονες διείρονται “striscia nel telaio, per la quale i fili di ordito
sono intrecciati”: cfr. Bliìmner 1912, 126-128 con n. 511. In questo caso, però,
il termine καιρός deve essere inteso nell’accezione generica di “filo di trama”
per una ragione tecnica: il filo di cimosa non può essere detto σπαθητόν, vale
a dire “battuto con la σπάθη”. L’accezione di καιρός come “filo di trama” si
fonda su due elementi: (1) καιρός è glossato a volte con il termine μίτος, un
sostantivo che indica il “filo di trama”: cfr. Hsch. a 4061, κ 269; schol. Od. 7.107
(= 1.333.9, 19 Dindorf); Eust. in Od. p. 1571.61-62 (= 1.265.20 Stallbaum). (2)
in Callimaco, alcuni sostantivi derivati da καιρός indicano genericamente il
tessuto e la tessitura, senza l’ipotetica pertinenza terminologica con la cimosa,
cfr. Cali. fr. 640 Pfeiffer καιρωστρίδες “tessitrici”; Cali. fr. 547 Pfeiffer ύδάτινον
καίρωμα “lucido tessuto” (~ υδάτινα βράκη “lucide vesti” in Theoc. 28.11); Cali,
fr. 383.13 Pfeiffer καιρωτούς “tessuti”.
La σπάθη è un pettine di legno e σπαθάω è il verbo che designa l’azione
di battere cassa, vale a dire stringere i fili della trama in precedenza passati
per l’ordito: cfr. Bliimner 1912, 154; Crowfoot 1936-1937, 147; Sonnino 2014,
116 con n. 12.
άνθέων Qui e in Hermipp. fr. 5b K-A il genitivo plurale è trisillabico
come in S. El. 896, mentre è bisillabico in Eub. fr. 103.2 K-A (testo e metro del
frammento sono però incerti) e Pherecr. fr. 51 K-A (tetrametro anapestico);
la contrazione del genitivo plurale dei sostantivi del tipo άνθος è sempre
attestata nelle epigrafi attiche, mentre le forme non contratte sono limitate ad
alcune attestazioni in poesia (Threatte 1996, 134-135).
Il sostantivo άνθος può avere il significato di “tinta” derivata dai fiori,
oltre che quello di “fiore”: questo doppio significato è attivo in Cypr. fr.
11 Tuttavia, l’identificazione di καιρός col “filo di cimosa” non è affatto pacifica e
non esistono ricostruzioni del telaio antico che attestino la presenza del filo di ci-
mosa: sulla questione cfr. anche Wackernagel 1916, 84-85; Kretschmer 1924, 249.
Non trovano sufficienti riscontri le interpretazioni di καιρός come “asta” simile al
κανών (Crowfoot 1936-1937, 46), oppure come “nodo” del filo indicato come μίτος
(Hertzberg 1874, 8-10).