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Hermippos

qui descritta col σύμβολον è stata spiegata da Polluce sia attraverso l’analogia
con una moneta impressa da un lato solo (έκ θατέρου μόνου τετυπώσθαι), sia
attraverso l’analogia con una moneta divisa in due (διαιρείσθαι). Entrambe
le interpretazioni di Polluce non funzionano, perché attribuiscono impropria-
mente a σύμβολον il senso di “moneta”.
Testo Nel codice F di Polluce un errore di itacismo (-01/ -η) porta allo scambio
di ο’ίμοι con ο’ίμη.
Interpretazione Un uomo si dispera (ο’ίμοι, τί δράσω) perché si accorge di
essere stato rasato sulla testa e/o sul viso in maniera incompleta (σύμβολον
κεκαρμένος).
Il motivo della rasatura incompleta ricorre in alcuni episodi dal potenziale
umoristico o farsesco: cfr. Hdt. 2.121.δ.6 (un ladro rade a metà le guardie
di Rampsinito addormentate); Ar. Th. 227 την ήμίκραιραν την έτέραν ψιλήν
έχων; (Euripide chiede a Parente se vuole rimanere con una rasatura a metà);
Alciphr. 3.30.3-5 (episodio di rasatura a metà per opera di un barbiere in-
competente, con successiva derisione a simposio della vittima inconsapevole).
Il parallelo con Aristofane è particolarmente significativo, perché attesta la
fortuna teatrale della scena della rasatura a metà sulla scena ateniese del V
sec. a. C.
L’affermazione di disperazione di chi pronuncia questa battuta lascia pen-
sare a una rasatura inconsapevole, come ad esempio una rasatura durante il
sonno: cfr. Hdt. 2.121.δ.6; Philogelos 56 (uno σχολαστικός è rasato nel sonno
da un barbiere). Altrimenti si può pensare a una rasatura forzata, forse dovuta
alla necessità di un travestimento (cfr. Ar. Th. 227) o come un atto di sfregio
e ignominia.
ο’ίμοι, τί δράσω L’espressione è attestata a inizio di trimetro in Ar. Nu.
844 e si legge a inizio di verso anche in tragedia: per tutte le attestazioni in
Sofocle e Euripide cfr. E. Ph. 1310 con Mastronarde 1994, ad l. L’alta ricorrenza
di ο’ίμοι, τί δράσω in tragedia non appare però un motivo sufficiente per
sospettare un registro paratragico in questo passo così come in Ar. Nu. 844,
dove il registro paratragico non sembra adottato. Per l’impiego del congiuntivo

mento, infatti, è stato parafrasato anche come “povero me, che devo fare, ora che
sono senza un symbolon (= soldo)” (cfr. Casaubon 1600, 142; Muri 1931, 4 = 1976,
5); σύμβολον sarebbe accusativo di relazione e κεκαρμένος prenderebbe il valore
metaforico di “pelato”, “tosato” che si legge in Herod. 3.39 (cfr. anche Taillardat 1965,
§535), ma contro questa lettura è stato giustamente obiettato da Bain (1982, 9) che
Polluce parla di Hermipp. fr. 13 K-A in riferimento a un taglio di capelli (κεκάρθαι
έοικε το ήμισυ).
 
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