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Hermippos
Contesto di citazione L’attribuzione della frase ού φροντίς Ίπποκλείδη a
Ermippo si legge solo in Hsch. o 1920; Syn." (Phot, o 697; Suid. o 978), ma la
tradizione paremiografica ed esegetica suU’apoftegma è ben più ramificata,
cfr. Theodoridis 2013, 128.
Interpretazione II detto ού φροντίς Ίπποκλείδη “non importa ad Ippoclide”
risale a una vicenda narrata in Hdt. 6.129.1-4. Il tiranno distene di Sicione
deve trovare un marito per sua figlia Agariste e ospita in casa ricchi e potenti
aristocratici, tra i quali l’ateniese Ippoclide. In occasione del banchetto che
avrebbe stabilito il futuro sposo di Agariste, Ippoclide chiede all’auleta di
intonargli una musica per danzare. Ippoclide chiede quindi di farsi portare una
tavola sulla quale inscena delle mosse di danza, poggiandosi con la testa sulla
tavola e gesticolando con le gambe (την κεφαλήν έρείσας έπί τήν τράπεζαν
τοΐσι σκέλεσι έχειρονόμησε): questo episodio ha numerosi contatti col ridico-
lo17. Per questo gesto, distene rifiuta di concedere in sposa sua figlia Agariste
a Ippoclide con le parole άπορχήσαό γε μέν τον γάμον “sei danzato via dal
matrimonio”. Ippoclide risponde con il detto ού φροντίς Ίπποκλείδη “non
importa ad Ippoclide”. La risposta di Ippoclide ha una discreta fortuna nella
letteratura greca (Piu. Herod. 867b; Lue. Apoi. 15; [Lue.] Philopatr. 29; Jul. Or.
9.2; [Lib.] Ep. 1545.5; cfr. anche Macia Aparicio 2006, 20) e nella paremiografia
(cfr. supra, Contesto di citazione).
Non è chiaro se Ermippo conosca l’aneddoto su Ippoclide per mediazione
della versione erodotea oppure no: certamente Erodoto parla di un proverbio
dopo aver citato la frase (Hdt. 6.130.1 άπό τούτου μέν τούτο ονομάζεται) e,
quindi, Ermippo poteva menzionare un’espressione proverbiale ad Atene, non
necessariamente dipendente dal racconto di Erodoto.
L’aneddoto così come raccontato in Erodoto ha una chiara valenza filo-
alcmeonidea, ma la citazione isolata del proverbio di Ippoclide nella commedia
di Ermippo può avere qualsiasi significato: una rivendicazione di indipendenza,
interpretabile in senso politico, poetico oppure una sentenza di carattere etico
17 (1) La danza a testa in giù su una tavola è l’attributo di danzatori nani, come attesta la
coppa attica 471 del Museo Civico di Todi (Dasen 1990,191-207, fig. 6); un danzatore
nano che porta il nome di [Ιππο?]κλειδης è raffigurato nel cratere a colonnette della
Erlanger Kunstsammlung, attribuito alla scuola di Poiignoto (450-425 a. C. circa;
ARE 1079.6; Lippold 1937, 44 con tav. 14). (2) Lo stravolgimento di passi di danza è
proprio di buffoni a simposio come Filippo in X. Smp. 2.21-22 (con Huss 1999, ad l.
per le successive attestazioni). Lo stravolgimento di passi di danza è al centro anche
della scena finale di descrizione della danza dei Carcineti in Ar. V. 1516-1537. (3) La
testa in giù è un motivo legato alla comicità dei Cercopi, che vengono catturati da
Eracle e portati su un palo a testa in giù, cfr. Hermipp. Kerkdpes, Titolo.
Hermippos
Contesto di citazione L’attribuzione della frase ού φροντίς Ίπποκλείδη a
Ermippo si legge solo in Hsch. o 1920; Syn." (Phot, o 697; Suid. o 978), ma la
tradizione paremiografica ed esegetica suU’apoftegma è ben più ramificata,
cfr. Theodoridis 2013, 128.
Interpretazione II detto ού φροντίς Ίπποκλείδη “non importa ad Ippoclide”
risale a una vicenda narrata in Hdt. 6.129.1-4. Il tiranno distene di Sicione
deve trovare un marito per sua figlia Agariste e ospita in casa ricchi e potenti
aristocratici, tra i quali l’ateniese Ippoclide. In occasione del banchetto che
avrebbe stabilito il futuro sposo di Agariste, Ippoclide chiede all’auleta di
intonargli una musica per danzare. Ippoclide chiede quindi di farsi portare una
tavola sulla quale inscena delle mosse di danza, poggiandosi con la testa sulla
tavola e gesticolando con le gambe (την κεφαλήν έρείσας έπί τήν τράπεζαν
τοΐσι σκέλεσι έχειρονόμησε): questo episodio ha numerosi contatti col ridico-
lo17. Per questo gesto, distene rifiuta di concedere in sposa sua figlia Agariste
a Ippoclide con le parole άπορχήσαό γε μέν τον γάμον “sei danzato via dal
matrimonio”. Ippoclide risponde con il detto ού φροντίς Ίπποκλείδη “non
importa ad Ippoclide”. La risposta di Ippoclide ha una discreta fortuna nella
letteratura greca (Piu. Herod. 867b; Lue. Apoi. 15; [Lue.] Philopatr. 29; Jul. Or.
9.2; [Lib.] Ep. 1545.5; cfr. anche Macia Aparicio 2006, 20) e nella paremiografia
(cfr. supra, Contesto di citazione).
Non è chiaro se Ermippo conosca l’aneddoto su Ippoclide per mediazione
della versione erodotea oppure no: certamente Erodoto parla di un proverbio
dopo aver citato la frase (Hdt. 6.130.1 άπό τούτου μέν τούτο ονομάζεται) e,
quindi, Ermippo poteva menzionare un’espressione proverbiale ad Atene, non
necessariamente dipendente dal racconto di Erodoto.
L’aneddoto così come raccontato in Erodoto ha una chiara valenza filo-
alcmeonidea, ma la citazione isolata del proverbio di Ippoclide nella commedia
di Ermippo può avere qualsiasi significato: una rivendicazione di indipendenza,
interpretabile in senso politico, poetico oppure una sentenza di carattere etico
17 (1) La danza a testa in giù su una tavola è l’attributo di danzatori nani, come attesta la
coppa attica 471 del Museo Civico di Todi (Dasen 1990,191-207, fig. 6); un danzatore
nano che porta il nome di [Ιππο?]κλειδης è raffigurato nel cratere a colonnette della
Erlanger Kunstsammlung, attribuito alla scuola di Poiignoto (450-425 a. C. circa;
ARE 1079.6; Lippold 1937, 44 con tav. 14). (2) Lo stravolgimento di passi di danza è
proprio di buffoni a simposio come Filippo in X. Smp. 2.21-22 (con Huss 1999, ad l.
per le successive attestazioni). Lo stravolgimento di passi di danza è al centro anche
della scena finale di descrizione della danza dei Carcineti in Ar. V. 1516-1537. (3) La
testa in giù è un motivo legato alla comicità dei Cercopi, che vengono catturati da
Eracle e portati su un palo a testa in giù, cfr. Hermipp. Kerkdpes, Titolo.