Δημόται (fr. 22)
99
Contesto di citazione L’annotazione è isolata, ma probabilmente scaturisce
dal bisogno di precisare che questa forma dell’imperativo singolare in -ισθι
appartiene alla coniugazione di είμί “sono” e non di quella di οιδα “so”: cfr.,
per contrasto, i verbi σύνισθι (E. Hec. 870) e κάτισθι (S. Ant. 1064) appartenenti
alla coniugazione di οϊδα. Altrimenti si può anche pensare che l’annotazio-
ne intendesse puntualizzare sulla differenza tra πάριθι « πάρειμι “mi faccio
avanti”) e πάρισθι « πάρειμι “sono presente”).
Testo La correzione di παράπνου in παραγίνου ne\V interpretamentum
(Porson 1822, 398; e anche Koraes ap. Kavvadas 1960, 294) si spiega per uno
scambio da maiuscola (Π ) Π). La parola è parossitona nei codici di Fozio e la
grafìa proparossitona è stata ripristinata da Naber (1865, 65) nel testo di Fozio,
ma precedentemente, seppur tacitamente, da W. Dindorf (ap. ThGL VI 458c):
cfr. Theodoridis, 2013, 180.
Interpretazione L’unica altra attestazione di questo imperativo si legge in
Hdt. 1.118.2 πάρισθί μοι επί δεϊπνον. Per le attestazioni dell’imperativo ϊσθι
“che tu sia” nella poesia comica e tragica cfr. Eup. fr. 341.1 K-A; Lautensach
1917, 69.
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Contesto di citazione L’annotazione è isolata, ma probabilmente scaturisce
dal bisogno di precisare che questa forma dell’imperativo singolare in -ισθι
appartiene alla coniugazione di είμί “sono” e non di quella di οιδα “so”: cfr.,
per contrasto, i verbi σύνισθι (E. Hec. 870) e κάτισθι (S. Ant. 1064) appartenenti
alla coniugazione di οϊδα. Altrimenti si può anche pensare che l’annotazio-
ne intendesse puntualizzare sulla differenza tra πάριθι « πάρειμι “mi faccio
avanti”) e πάρισθι « πάρειμι “sono presente”).
Testo La correzione di παράπνου in παραγίνου ne\V interpretamentum
(Porson 1822, 398; e anche Koraes ap. Kavvadas 1960, 294) si spiega per uno
scambio da maiuscola (Π ) Π). La parola è parossitona nei codici di Fozio e la
grafìa proparossitona è stata ripristinata da Naber (1865, 65) nel testo di Fozio,
ma precedentemente, seppur tacitamente, da W. Dindorf (ap. ThGL VI 458c):
cfr. Theodoridis, 2013, 180.
Interpretazione L’unica altra attestazione di questo imperativo si legge in
Hdt. 1.118.2 πάρισθί μοι επί δεϊπνον. Per le attestazioni dell’imperativo ϊσθι
“che tu sia” nella poesia comica e tragica cfr. Eup. fr. 341.1 K-A; Lautensach
1917, 69.