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Hermippos

Bibliografia Musurus 1514a, 169 r. 17; Dirck Canter (f 1616) ap. Par. suppl. gr.
1013 f. 16r; Casaubon 1600, 454 r. 42; Valckenaer (f 1785) ms. ap. Peppink 1936,
61; Dindorf 1827, 944; Bergk 1838, 317; Hermann 1842, 508; Emperius 1847,
349; Meineke 1847,142; Meineke 1867, 193; Kock 1880, 231; Kaibel (f 1901) ms.
ap. Kassel-Austin 1986, 572; Viljoen 1937, 53; Edmonds 1957, 292-293; Piitz
2007, 163; Russo 2007, 129-132; Storey 201 Ib, 290-291.
Contesto di citazione Ateneo cita il frammento di Ermippo a proposito di
una bevuta πέντε καί δύο, composta da cinque parti di acqua e due di vino
(Ath. 10.426e o't δ’ επιτεταμένος χρώμενοι τώ ποτω δύο οίνου έπινον προς
πέντε ύδατος). Il frammento segue nell’ordine Nicoch. frr. 2, 16 K-A; Amips.
fr. 4 K-A; Eup. fr. 6 K-A e chiude questa sezione sulla bevuta πέντε καί δύο. Il
testo del frammento di Ermippo è assente dall’epitome di Ateneo.
Testo v. 1. I verbi πινώμεθ’ “beviamo” e διψώμεθα “abbiamo sete” sono due
congiuntivi dell’indicativo che hanno diatesi medio-passiva, ma senso atti-
vo: quest’uso è eccezionale e non sembra essere attestato altrove per πίνω e
διψάω18. Un intervento sul testo è tuttavia da escludersi: è impossibile resti-
tuire le rispettive forme attive, la modifica di πινώμεθ’ in una forma di πεινάω
come πεινώμεθ’ (Bergk 1838, 317) ο πεινώμεν (Emperius 1847, 349) non risolve
il problema della diatesi di διψώμεθα e non sembra oltretutto giustificato dal
contenuto del frammento che tratta solo di bevute e non di cibo. Si è anche
pensato di intendere πινώμεθ’ e διψώμεθα con valore passivo di “noi siamo
bevuti” e “noi siamo desiderati di essere bevuti”19: si tratterebbe in questo caso
di un dio che parla e possiede gli attributi di un fiume (Hermann 1842, 508),
ma la proposta è singolare e incompatibile con il resto del frammento.
v. 2. Il testo è corrotto dopo il pronome dimostrativo, εύχόμεθα προς τούθ’
tό οίνος ωκαιρας γενου. Nella sezione corrotta l’articolo ó pone delle difficoltà
di assetto testuale ed è probabilmente un’aggiunta seriore al testo: in ogni caso
la presenza della sinalefe con οίνος è da escludersi (pace Russo 2007, 131),
dato che il fenomeno atteso sarebbe la crasi in οίνος, trasmessa nei codici

18 II verbo πίνομαι è attestato con valore simile all’attivo nella forma di imperativo
medio πίνεο in Nic. Ther. 912. Quanto a διψοΰμαι, il suo uso è raro e circoscritto alla
prosa tardoantica e bizantina: il significato è per lo più passivo, come l’espressione
διψά τό διψάσθαι, attestata in Gr.Naz. Or. 40.27 (= 36.397.30 Migne). Il valore attivo
è limitato al futuro indicativo: cfr. Rom.Mel. 19.9.4 ό [πίνων] καθ’ έκάστην πάλιν
διψήσεται.
19 In italiano ci sono dei problemi a tradurre il valore passivo di διψάω e bisogna
ricorrere spesso a delle perifrasi come “sono desiderato di essere bevuto” (da “avere
sete” = “desiderare di bere”), ma il latino documenta una diatesi passiva per sitio “ho
sete”: cfr. Ov. Fast. 1.216 quo plus sunt potae, plus sitiuntur aquae.
 
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