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Hermippos

1 ό Ζευς Resta impossibile stabilire se si tratti di una menzione di un
πρόσωπον momentaneamente assente dalla scena oppure di una menzione
generica.
τούτων ούδέν ενθυμούμενος II verbo ένθυμέομαι “ho a cuore”/“ho a
mente” (A. Eu. 222; Ar. Nu. 820) è impiegato regolarmente nella prosa e nella
poesia attica di V-IV sec. a. C. (Th. 1.42.1; Pherecr. fr. 156.5 K-A; Isoc. 4.184).
Dato che Zeus è tradizionalmente μητίετα (ad es. II. 1.175, 2.197), non gli sfugge
nulla e sa tutto (Hes. Th. 550-551), probabilmente la notazione suona ironica
o comunque in contrasto con il comportamento della divinità.
2 μύων “a occhi chiusi”. La notazione suona ridicola perché Zeus πα-
νόπτης (A. Eu. 1045) solitamente scruta e vede tutto: cfr. Ar. Ach. 435 ώ Ζεϋ
διόπτα καί κατόπτα πανταχή.
Non è chiaro esattamente perché Zeus abbia gli occhi chiusi nel momento
in cui impasta il boccone tessalico: forse lo fa per evitare la visione di qualcosa
di attraente (cfr. Ar. V. 987-988 τηνδΐ λαβών την ψήφον έπ'ι τον ύστερον |
μύσας παράξον κάπόλυσον, ώ πάτερ “avendo preso questo voto nell’ultima
urna | ad occhi chiusi (scil. per non vedere l’altra) accostati e assolvilo, padre”);
tuttavia, il gesto è attestato anche in coincidenza con azioni spiacevoli (cfr.
PI. Grg. 480c παρέχειν μύσαντα εύ καί άνδρείως ώσπερ τέμνειν καί κάειν
ίατρώ “offrire sé stessi a occhi chiusi e con coraggio come per farsi operare e
cauterizzare dal medico”; Antiph. fr. 4 K-A (A.) δλην μύσας εκπινε. (B.) μέγα
τό φορτίον | (Α.) ούχ όστις αυτής έστιν έμπείρως εχων “(A.) chiudi gli occhi e
bevi tutto (B.) bel fardello | (A.) non per chiunque si trovi ad esserne pratico”).
Altrimenti gli occhi di Zeus sono chiusi perché l’azione descritta è semplice,
non richiede attenzione e viene svolta con facilità dal dio.
ξυνέπλαττε II verbo πλάττω e i suoi composti sono utilizzati per in-
dicare la preparazione di cibi anche in Ar. P. 4 δός μάζαν έτέραν έξ όνίδων
πεπλασμένην, 869 ό πλακούς πέπεπται, σησαμή ξυμπλάττεται, Axionic. fr.
8.2 Κ-Α θερμόν ίχθύν έπαναπλάττων. Il preverbo ξυν- serve qui a rafforzare
il concetto di unione dei cibi nell’impasto άεΠ’ενθεσις ed è la forma più antica
rispetto al preverbo συν- (Threatte 1980, 553-554), che pure è attestato in
Aristofane (Biles-Olson ad Ar. V. 21).
Θετταλικήν τήν ένθεσιν “grande boccone”, detto tessalico per la nota
ghiottoneria dei Tessali: cfr. Crates Com. fr. 21 K-A; Philetaer. fr. 10 K-A; Ar.
fr. 507 K-A; Xenarch. fr. 11 K-A ap. Ath. 10.418c-418e; Theopomp.Hist. FGrHist
115 fr. 49; Wilkins 2000, 98; Pellegrino 2015, 296.
L’attributo tessalico è impiegato anche per qualificare altri oggetti come
Θετταλικά πτερά (mantelli), Θετταλικο'ι δίφροι, Θετταλίς (tipo di scarpa):
cfr. Phot, θ 141, 142, 144.
 
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