Μοιραι (fr. *47)
189
Moirai, Contenuto; fr. 48 K-A, Interpretazione) di satiri. I satiri saranno stati
perciò presenti nella commedia, probabilmente nel ruolo del Coro37, così come
avviene nelle Moirai di Acheo.
In conclusione, per rattribuzione di Hermipp. fr. *47 K-A alle Moirai
non esistono prove definitive ma due argomenti: Γ affinità contenutistica tra
Hermipp. frr. *47-48 K-A e l’apostrofe βασιλεύ σατύρων del fr. *47.1 K-A
come indicativa della presenza di un Coro di satiri da ricondurre alle Moirai
di Ermippo, così come le Moirai di Acheo tragico presentano un Coro di satiri.
Questi due argomenti permettono di confermare la scelta di Kassel-Austin
(1986, 582) per l’assegnazione del frammento alle Moirai.
1 βασιλεύ σατύρων “re dei satiri” nel senso di “colui che regna sui sa-
tiri”: cfr. supra, Interpretazione (1). L’apostrofe è riferita al πρόσωπον Dioniso
in scena, cfr. supra, Interpretazione (2). Il termine βασιλεύς come epiteto di
divinità si trova attribuito, oltre che a Zeus (A. Ag. 355), anche ad Ade (A.
Pers. 629 βασιλεύ τ’ ένέρων), Apollo (Pi. P. 3.28), Boreas (Pi. P. 4.181 βασιλεύς
άνεμων), così anche il femminile βασίλεια è attestato per Era (h.Hom. 12.2),
Pace (Ar. P. 974) e Demetra (Ar. Ra. 383): cfr. Wackernagel 1916, 210 (che però
attribuisce l’epiteto in Ermippo a Pericle). Per le apostrofi al βασιλεύς cfr.
ancora Dickey 1996, 90-95, 271-272.
τί ποτ’ ούκ L’aggiunta di ποτέ è enfatica per l’interrogativa negativa (Ar.
V. 273; [E.] Rh. 557) ed è frequente dopo apostrofe o invocazione: cfr. Ar. Eq.
1240 ώ Φοΐβ’ Άπολλον Λύκιε, τί ποτέ μ’ έργάσει;, Ρ. 58, Lys. 476/477.
έθέλεις La forma έθέλω è quella più attestata in commedia, al contrario
di θέλω impiegato solo in qualche espressione fissa come εί θεός θέλει: cfr.
Arnott 2002, 197-198.
2 δόρυ βαστάζειν “imbracciare la lancia”: cfr. [E.] Rh. 274 δόρη βαστά-
ζομεν, Theoc. 16.78. Il verbo βαστάζω, di etimologia incerta (Chantraine s. v.),
è detto generalmente di armi (Od. 11.594 λάαν βαστάζοντα, 21.405; Men. Epit.
324 όπλα βαστάζειν) ed è impiegato prevalentemente in poesia.
2-4 αλλά...; Le interrogative avversative con άλλά non sono frequenti
in commedia, ma spesso (Ar. Eq. 12, Eh. 696-698; Alex. fr. 153.1-4 K-A) de-
notano una marca paratragica o l’adozione di uno stile elevato come avviene
in questo caso.
37 La presenza di cori di satiri in commedia è attestata di certo per il Dionysalexandros
di Gratino e sulla questione cfr. anche Hermipp. Moirai, Contenuto. Due esempi di
titoli omonimi che è possibile trovare sia nel dramma satiresco che in commedia
sono dati dal Bousiris di Euripide e Gratino e àaE’Héraklés, messo in scena da Sofocle,
Astidamante II (IV a. C.) e Filillio (V a. C.).
189
Moirai, Contenuto; fr. 48 K-A, Interpretazione) di satiri. I satiri saranno stati
perciò presenti nella commedia, probabilmente nel ruolo del Coro37, così come
avviene nelle Moirai di Acheo.
In conclusione, per rattribuzione di Hermipp. fr. *47 K-A alle Moirai
non esistono prove definitive ma due argomenti: Γ affinità contenutistica tra
Hermipp. frr. *47-48 K-A e l’apostrofe βασιλεύ σατύρων del fr. *47.1 K-A
come indicativa della presenza di un Coro di satiri da ricondurre alle Moirai
di Ermippo, così come le Moirai di Acheo tragico presentano un Coro di satiri.
Questi due argomenti permettono di confermare la scelta di Kassel-Austin
(1986, 582) per l’assegnazione del frammento alle Moirai.
1 βασιλεύ σατύρων “re dei satiri” nel senso di “colui che regna sui sa-
tiri”: cfr. supra, Interpretazione (1). L’apostrofe è riferita al πρόσωπον Dioniso
in scena, cfr. supra, Interpretazione (2). Il termine βασιλεύς come epiteto di
divinità si trova attribuito, oltre che a Zeus (A. Ag. 355), anche ad Ade (A.
Pers. 629 βασιλεύ τ’ ένέρων), Apollo (Pi. P. 3.28), Boreas (Pi. P. 4.181 βασιλεύς
άνεμων), così anche il femminile βασίλεια è attestato per Era (h.Hom. 12.2),
Pace (Ar. P. 974) e Demetra (Ar. Ra. 383): cfr. Wackernagel 1916, 210 (che però
attribuisce l’epiteto in Ermippo a Pericle). Per le apostrofi al βασιλεύς cfr.
ancora Dickey 1996, 90-95, 271-272.
τί ποτ’ ούκ L’aggiunta di ποτέ è enfatica per l’interrogativa negativa (Ar.
V. 273; [E.] Rh. 557) ed è frequente dopo apostrofe o invocazione: cfr. Ar. Eq.
1240 ώ Φοΐβ’ Άπολλον Λύκιε, τί ποτέ μ’ έργάσει;, Ρ. 58, Lys. 476/477.
έθέλεις La forma έθέλω è quella più attestata in commedia, al contrario
di θέλω impiegato solo in qualche espressione fissa come εί θεός θέλει: cfr.
Arnott 2002, 197-198.
2 δόρυ βαστάζειν “imbracciare la lancia”: cfr. [E.] Rh. 274 δόρη βαστά-
ζομεν, Theoc. 16.78. Il verbo βαστάζω, di etimologia incerta (Chantraine s. v.),
è detto generalmente di armi (Od. 11.594 λάαν βαστάζοντα, 21.405; Men. Epit.
324 όπλα βαστάζειν) ed è impiegato prevalentemente in poesia.
2-4 αλλά...; Le interrogative avversative con άλλά non sono frequenti
in commedia, ma spesso (Ar. Eq. 12, Eh. 696-698; Alex. fr. 153.1-4 K-A) de-
notano una marca paratragica o l’adozione di uno stile elevato come avviene
in questo caso.
37 La presenza di cori di satiri in commedia è attestata di certo per il Dionysalexandros
di Gratino e sulla questione cfr. anche Hermipp. Moirai, Contenuto. Due esempi di
titoli omonimi che è possibile trovare sia nel dramma satiresco che in commedia
sono dati dal Bousiris di Euripide e Gratino e àaE’Héraklés, messo in scena da Sofocle,
Astidamante II (IV a. C.) e Filillio (V a. C.).