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Μοΐραι (fr. 50)

205

Anon. GDRK fr. 59.9.7 Heitsch Κλωθώ γάρ έπικλώσει σοι λίνα, SGO 8.1.31.5
(Cizico, tarda età imperiale) Μοιρών μίτον, ός μοι έπεκλώσθη, ΑΡ 3.15.4
Μοιρών <^χείρ} έπέκλωσε λίνα).
L’identità della persona loquens non si può determinare con certezza, ma
probabilmente almeno una delle Moire è un πρόσωπον della commedia di
Ermippo: un indizio è dato daH’impiego della seconda persona dell’aoristo,
che ricorre abitualmente in discorsi indirizzati a un πρόσωπον in scena e in
dialoghi che ricordano azioni avvenute pochi istanti prima (cfr. Ar. Eq. 1200,
1202). Sulla possibilità che le Moire siano dei πρόσωπα della commedia di
Ermippo cfr. Hermipp. Moirai, Contenuto.
ράμμ’ Il sostantivo indica in generale la “cucitura” (λύθι ράμμα “sciogli la
cucitura”, è la paretimologia di διθύραμβος perché detto della coscia di Zeus al
momento della nascita di Dioniso in Pi. fr. 85 Maehler; sull’episodio cfr. anche
Aristid. Or. p. 29.7 Jebb; [Apollod.] 3.4.3), ma in questo caso sembra indicare
propriamente il “filo” (J. AI 3.7.5 (164); mentre in altri casi può indicare la
“benda” (Hp. Off. 8 (= 3.294 Littré)) o il “nastro” (D.S. 1.87.8)). Non è chiaro cosa
possa indicare esattamente il sostantivo in Pl.Com. fr. 35 K-A έφέρεσθε δε |
τα ράμματα, anche se il plurale e l’azione di portare qualcosa fanno pensare
più probabilmente al significato di “bende”, “nastri” o a “cuciture” più che ai
“fili” come nel frammento di Ermippo.
έπέκλωσας “hai filato”. In poesia è detto al singolare della Moira (A.
Eli. 335; B. Ep. 5.143) o di divinità che si comportano in maniera simile (Eris
in E. Or. 12-13, ma cfr. Willink 1986, ad E. Or. 12-14), mentre al plurale è
comunemente attribuita agli dèi (II. 24.525, Od. 1.17, 3.208) o alle tre Moire
(Od. 7.197-198 (Κλώθες); Callin. fr. 1.9 West; Q.S. 3.757).

fr. 50 K-A (49 Kock)
Poli. (FS, ABCL) 10.136
προσδεϊ δέ καί ραφίδος, ήν Άρχιππος έν Πλούτω ώνόμασεν· ... (Archipp. fr. 40
Κ-Α). καί βελόνης δέ τοϋνομα έν Εύπόλιδος Ταξιάρχοις· ... (Eup. fr. 277 Κ-Α). καί
βελονίδες (FS, βελονίδος BCL, βελωνίδος Α), ώς "Ερμιππος έν Μοίραις.
e c’è bisogno anche del rhaphis (ago) che Archippo nel Ploutos ha menzionato: ...
(Archipp. fr. 40 K-A). E poi il nome di belone (scil. è detto) nei Taxiarchoi di Eupoli:
... (Eup. fr. 277 K-A). Ei b elonide s (aghi), come Ermippo nelle Moirai (scil. dice).

Bibliografìa Blùmner 1912, 213-214.
 
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