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Hermippos

άπεσθίοντες. I verbi δάκνω e άπεσθίω ricorrono insieme nella descrizione
della lotta contro Paflagone, immaginata come una lotta tra galli, in Ar. Eq.
495-497 μέμνησό νυν | δάκνειν, διαβάλλειν, τούς λόφους κατεσθίειν, | χώπως
τά κάλλαι’ άποφαγών ήξεις πάλιν “ricordati | di morderlo, calunniarlo, di
divorargli la cresta, | e che ritornerai dopo avergli mangiato i bargigli”. Il
parallelo di Ph. Plani. 160-161 è significativo anche perché attesta l’impiego
del verbo άπεσθίω in riferimento all’orecchio umano (ώτα... άπεσθίοντες ~
Hermipp. fr. 51.2 K-A άπεσθίει μου την άκοήν). Si tratta di un gesto violento
e di sfregio: cfr. anche Aesop. 216 (III) r. 8 εκείνος το ούς τοΐς όδούσι δακών
άφείλετο.
L’interpretazione di violenza e scontro fisico è quella più probabile sulla
base del senso concreto del testo, anche se non si può escludere che il fram-
mento descriva un dolore non prodotto da violenza fisica ma, ad esempio, da
un suono: cfr. l’impiego di δάκνω in riferimento alle orecchie in S. Ant. 317 έν
τοΐσιν ώσίν ή ’πί τη ψυχή δάκνη;.
Il tono del frammento è serio, ma non c’è motivo per ritenere lo stile del
frammento paratragico perché: (1) in commedia l’espressione ο’ίμοι τάλας non
è necessariamente paratragica: cfr. Ar. P. 257, 280 con Olson 1998, ad Ar. P. 79.
(2) L’anadiplosi del verbo δάκνει dopo ο’ίμοι τάλας esprime concitazione: cfr.
Ar. P. 79 ο’ίμοι τάλας· ’ίτε δεύρο δευρ’, ώ γείτονες, Ph. 241 ο’ίμοι τάλας. ϋδωρ
ϋδωρ ώ γείτονες. (3) Il sostantivo άκοή con il senso di “orecchio” non è esclu-
sivamente lessico tragico (E. IT 1496) o poetico (Sapph. fr. 31.12 Voigt; Harder
2012, ad Cali. Aet. fr. 43.16-17 Pfeiffer), ma è attestato anche in commedia
(Pherecr. fr. 214 K-A) e in prosa (Arist. Poi. 1287b 27).
1 ο’ίμοι τάλας “povero me”. L’espressione ο’ίμοι/ώμοι con τάλας è atte-
stata più in commedia che in tragedia (Austin-Olson 2004, ad Ar. Ph. 241-242)
e non può essere definita paratragica.
L’esclamazione ο’ίμοι è utilizzata in commedia più di ώμοι (Finglass 2009,
210): per questo motivo, la forma ο’ίμοι può essere considerata colloquiale
rispetto all’equivalente ώμοι (Barrett 1964, ad E. Hipp. 799; Austin-Olson
2004, ad Ar. Ph. 222-223). L’esclamazione ώμοι è invece la forma prevalente
in tragedia e deve essere preferita alla forma seriore ώμοι (Finglass 2009, 212).
Tolti i casi di formula ο’ίμοι/ώμοι τάλας, l’aggettivo τάλας (Chadwick
1996, 262-266) è impiegato più spesso in tragedia che in commedia e, quando
è impiegato in commedia, ha valore scherzoso o parodico: cfr. τάλαιναν in
Hermipp. fr. 48.8 K-A.
δάκνει, δάκνει In generale l’anadiplosi in commedia può indicare
concitazione (Ar. Ach. 281-283, P. 79; Alex. fr. 207.1 K-A; vd. anche supra,
Interpretazione), imitazione di registro tragico (Ar. Ra. 1352-1355 con Dover
1993, ad Ar. Ra. 1329-1363) o adozione di registro colloquiale (μάλλον μάλλον
 
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