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Hermippos

ρυθμώ, μάλιστα ίαμβικώ ή τροχαϊκώ. L’addizione impropria di ή è attestata
altrove (cfr. Austin-Olson 2004, XCVI) ed è facilmente spiegabile in questa
serie di parole.
La correzione del trasmesso μάλιστ’ άν in μάλιστά γ’ (Dobree 1833, 300)
per ottenere lo scambio di battute (A) ή των φιβάλεων; | (Β) μάλιστά γ’ “(Α)
Forse quelli di Fibali? | (B) Certamente” è semplice e dà un buon senso: l’u¬
nica difficoltà può essere data dalla risposta affermativa μάλιστά γ’ seguita
dalla disgiuntiva ή των κοράκεων. Se si accetta la correzione in μάλιστά γ’,
il testo continua probabilmente con un nuovo ή interrogativo invece che con
ή disgiuntivo (cfr. PI. Smp. 202a μάλιστά γε. ή καί άν μή σοφόν άμαθές;), che
sarebbe pronunciato da (B) oppure nuovamente da (A). In ogni caso l’inter-
vento non è strettamente necessario e l’espunzione del primo ή per restituire
un trimetro completo resta al momento la soluzione più semplice.
La legge di limitazione dell’accento non è valida per alcuni aggettivi della
seconda declinazione attica (ad es. ϊλεως, cfr. Hdn. De pros.cath. 1.245.11-13
Lentz; Kuhner-Blass 1.405; Probert 2003, §113): per questo motivo tutte le
attestazioni della forma κορακέων nei codici che trasmettono il testo di Ateneo
devono essere corrette in κοράκεων (reeie Schweighàuser 1802, 27).
Interpretazione II testo riporta un’opposizione tra due varietà di fichi, ogget-
to della consumazione di qualcuno: per l’alimentazione a base di fichi cfr. Ath.
3.74c-80e, 14.652b-653b; Dalby 2003,143-144. Altri casi di frammenti trasmessi
con opposizione disgiuntiva in serie senza il predicato espresso si leggono in
Demetr.Com.Vet. fr. 5 K-A ή σύκον ή φάσηλον ή τοιοϋτό τι, Antiph. fr. 79
Κ-Α; Adesp.Com. fr. 416 K-A.
La posizione di άν lontana dal verbo (Goodwin 1875, §219) in altri paralleli
offerti da altri elenchi disgiuntivi (cfr. S. Ph. 222-223 ποιας πάτρας υμάς άν
ή γένους ποτέ | τύχοιμ’ άν είπών;, X. Mem. 1.2.2 πώς ούν αυτός ών τοιούτος
άλλους άν ή άσεβεΐς ή παρανόμους ή λίχνους ή άφροδισίων άκρατεΐς ή
προς τό πονεϊν μαλακούς έποίησεν;) mostra che in questo frammento: (1) la
particella άν apre una serie disgiuntiva, quindi των φιβάλεων è certamente il
primo termine dell’elenco trasmesso, mentre non necessariamente il secondo
termine των κοράκεων è l’ultimo termine della serie. (2) Il predicato si colloca
successivamente alla sequenza trasmessa (recte Meineke 1839b, 406) poiché il
predicato non è vicino a άν e al primo ή (cfr. per contrasto X. Mem. 1.5.2 δούλω
δ’ άκρατεΐ έπιτρέψαιμεν άν ή βοσκήματα ή ταμιεΐα ή έργων επιστασίαν;). Un
buon candidato per il predicato può essere una forma dell’ottativo o dell’in-
dicativo di un tempo storico di τρώγω “mastico”: cfr. Ar. Ach. 801-802 (Ai.)
τρώγοις άν ερεβίνθους; (Ko.) κοΐ κοΐ κοΐ. | (Δι.) τί δαί; φιβάλεως ίσχάδας;
(Κο.) κοΐ κοΐ.
 
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